Dalle gradinate degli stadi inglesi alle passerelle di tutto il mondo: gli hooligans e la moda casual

Il Casual diventa una vera e propria sottocultura, e il tratto distintivo è il continuo cambio di marchi: da Ralph Lauren fino all’iconico quadrettato del Burberry. Non a caso quest’ultimo brand, nella sfilata a Londra nello scorso settembre, ha avuto come ospiti Saka e Son. La seconda ondata casual avviene nei primi anni ’90 diffondendosi nelle nazioni europee più a Nord come Francia, Belgio, Germania e Paesi Bassi. Mentre la terza e ultima arriva alla fine degli anni ’90 nel Sud Europa: Italia, Spagna, Grecia e Serbia su tutte. Qui si uniscono le sottoculture casual e ultras. Gli striscioni per farsi identificare rimangono, ma allo stadio ci si va con Stone Island.
Il casual arriva nella moda
Fin qui però il mondo della moda è sempre stato distantissimo da tutto ciò. L’accelerata è arrivata negli anni duemila con la nuova fase del movimento casual. Serviva un abbigliamento ancora più sobrio e ci si ispira al mondo dell’outdoor (Patagonia e North Face). Il casual rimane nelle curve ma riesce ad acquisire credibilità anche fuori dall’ambito calcistico, sorpassando il confine tra stadio e fashion. Una cosa mai successa prima, che ha fatto da apripista all’entrata nel mondo della moda di tante altre sottoculture.

Oggi la moda casual è tra le più diffuse al mondo, un paradosso se si pensa alla stessa parola “anarchica” che si differenzia da stili predefiniti. Ha saputo resistere al cambiamento ed è stata aiutata anche dall’avvento del fast fashion, dove i capi casual sono tra i più venduti e i più semplici da produrre. Uno stile “calcistico” che è arrivato nelle sfilate dei marchi più importanti.