“Ho fatto tanti errori in carriera: posso prendermela solo con me stesso”. Dalla serie A alla ristorazione, la nuova vita di Carrozzieri
“Serie A? Vedo pochi difensori con gli attributi: ci vorrebbero tanti Chiellini e Barzagli“. Maglia numero 80, spalle larghe e “garra” sudamericana , fare a “sportellate” con Moris Carrozzieri non era una passeggiata neanche per sua maestà Zlatan Ibrahimovic. Il “Carro” non ci ha messo molto ad essere amato dalle tifoserie di Atalanta, Palermo e Sampdoria per il suo carattere stravagante e per il temperamento che metteva in campo. Storia curiosa la sua, a partire dal nome di battesimo, quel Moris che in realà non è Morris, ma doveva essere Maurice: grave errore delle anagrafe di Giulianova. Carriera tra alti e bassi, vissuta a modo suo, tra vizi e virtù: se era in giornata ce n’era per pochi attaccanti. Nel 2014 il cambio di ruolo, un paio di partite da attaccante, doppietta all’esordio. Poi di lui si è persa traccia: che fine ha fatto Moris Carrozzieri?
“Vivo e più forte che mai” – ribatte subito scherzosamente Carrozzieri ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – “Semplicemente non mi occupo più di calcio. Per il momento ho abbandonato anche l’idea di fare il corso da d.s. e sto gestendo un ristorante, pizzeria, lounge bar a San Benedetto del Tronto: ho cambiato totalmente attività. Ogni tanto il pensiero torna alla vita da spogliatoio, l’adrenalina prima e durante le partite, le emozioni condivise con tanti compagni. Penso che sia normale dopo che per tanti anni fa un certo tipo di vita. Però mi consolo con il fatto che oggi il calcio non è più quello che ho conosciuto io, non mi regalerebbe le stesse sensazioni di quando iniziai”.
Come mai? “Vedo pochi fuoriclasse veri, come potevano esserlo Vieri, Shevchenko, Kaka, Ronaldinho, Trezeguet, Del Piero, Totti, Nesta. Ogni partita nascondeva insidie e se riuscivi a fermare quei campioni potevi sentirti veramente speciale”. Qualche mese fa Ranocchia ti ha accusato di nonnismo, cosa c’è di vero? “Nulla (ride). Pensa che io con lui non ci ho mai giocato, non so da dove possano essere uscite fuori le sue storie. Ho letto sui giornali e ancora non mi spiego perché. Ci siamo allenati qualche volta assieme quando giocavo ad Arezzo, ma lui era negli Allievi. Più che altro mi ricordo di avergli dato consigli, se oggi gioca nell’Inter forse qualcosa i veterani di quella squadra gliel’hanno insegnata. Io ho sempre fatto tesoro dei consigli dei compagni più esperti”.
A proposito di giovani, come vedi i ragazzi di oggi? “Male.. Non voglio essere qualunquista, ma molti di loro a 19-20 anni si sentono già arrivati e non accettano consigli da nessuno. Forse qualche regola in più non gli farebbe male. Provare cosa significhi sacrificarsi veramente per questo sport gli aiuterebbe a capire che non tutto gli è dovuto”. Sacrifici che Carrozzieri ha indubbiamente fatto: a 15 anni era già fuori casa ad inseguire il suo sogno. Prima settore giovanile del Castel di Sangro, poi Bari, dove è stato ribattezzato “il carro”: perché? (ride di nuovo) “Diciamo che non ho sono mia stato piccolino, allora dato che mi chiamavo Carrozzieri i miei compagni pensarono di ribattezzarmi “il carro”. Il soprannome mi è rimasto e lo portavo con orgoglio…”.
Avversari che ti facevano “impazzire”? “Il più difficile da affrontare era senza dubbio Zlatan Ibrahimovic. Poi Francesco Totti e Ronaldinho, che quando erano in giornata erano veramente imprendibili: un tocco e ti mandavano al bar. Compagni forti? Be, mi sono abituato bene da subito: nelle giovanili del Bari c’era un certo Cassano. Poi Cavani, Pastore, Bresciano, Ilicic, Doni: alcuni di loro sono arrivati al top”. Se tu potessi tornare indietro nel tempo cosa cancelleresti? “Ho fatto tanti errori nella mia carriera e me ne assumo la responsabilità: non posso prendermela con nessuno. L’occasione persa il Milan nel 2009, ma il Palermo non mi lasciò andare e va bene così, perché in Sicilia sono stato benissimo. Bergamo o Palermo? Non posso sceglierne una, ho vissuto momento meravigliosi in entrambe le città”,
Momenti indimenticabili? “Sono tre. L’esordio assoluto in serie A con la maglia della Sampdoria nella Scala del calcio: cosa chiedere di più? La vittoria sul Milan per 3 a 1 al Barbera, la miglior partita della mia carriera. E il 2 a 1 a Torino contro la Juventus. La stagione 2008-2009 è stata quella nella quale ho vissuto l’apice e allo stesso tempo ho toccato il fondo. Rimarrà, seppur per motivi diversi, indimenticabile”. Perché nel 2014 hai deciso di trasformarti in attaccante? (ride ancora) “Ma no, dai. Non si può dire che ho chiuso la carriera da punta, è stata una parentesi di poche partite, giusto per divertirmi con i miei amici. Sono nato difensore e così ho finito: è sempre stato il mio ruolo”.
Poco spazio per scaramanzia nei pre-gara di Carrozzieri? “Non ho mai creduto che allacciarmi sempre la stessa scarpa o entrare in campo con un piede piuttosto che con l’altro avrebbe cambiato le sorti di una partita. Non sono mai stato neanche un abitudinario. E’ altro che può determinato il risultato, il giusto approccio mentale in particolare. Il mio numero preferito era l’ottanta semplicemente perché è l’anno nel quale sono nato”. Chi ti piace tra i giovani difensori della serie A? “Mi piacciono… i vecchi! Chiellini e Barzagli, i centrali vecchio stampo. A parte loro vedo pochi altri difensori con gli attributi”.
Hai mai pensato di tornare? “Sì, ma adesso ho altri progetti: non lo so, vedremo. Per il momento ho preso la decisione di dedicarmi alla ristorazione e sono felice così. Poi magari potrebbe arrivare l’offerta giusta e rimettere tutto in discussione. Permettimi di augurare un buon 2018 a tutti e speriamo che a livello calcistico per noi italiani sia migliore dell’anno appena concluso. Dimentichiamo e ripartiamo”. Come ha fatto Moris. Alcuni errori gli hanno impedito di concludere come avrebbe voluto: Carrozzieri ha resettato tutto e ha trovato nuove strade.