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La “Pep-art” del City: Stones e il “Sistema” di Chapman e del Grande Torino

Guardiola ha sviluppato un sistema di gioco che richiama il vecchio calcio: l’utilizzo moderno dalla WM

Cercare il vintage per raccontare una vita diversa, una filosofia condivisa da diversi artisti. Dalla vita al campo, Guardiola ne ha ripreso alcune sfumature con il Manchester City. Potrebbe sembrare una cosa che stona abbinata ad uno dei “modernizzatori” del calcio. Lo spagnolo ha preso il guardiolismo e lo ha integrato a un nuovo modo di pensare. Non lo ha distrutto, lo ha modellato. Una sorta di nuova pop-art e meglio “Pep-art”. Un movimento che era espressione dell’immaginario collettivo e della società, capace di rendere gli oggetti della vita quotidiana un’opera da apprezzare. Lo stesso che Guardiola ha fatto con il campo da calcio, trasformandolo in una sorta di teatro dove tutti possono sedersi. E in questa stagione ha scavato talmente tanto da riprendere dei concetti che appartenevano al calcio di una volta: il “Sistema” WM, con la posizione di Stones spesso decisiva.

  

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Il Sistema di Chapman e il Grande Torino

Le grandi idee non vengono mai sepolte, restano e quando servono vengono riportate alla luce. Questo è quello che ha fatto in parte Guardiola con il sistema di Chapman. L’allora allenatore dell’Arsenal, negli anni venti, aveva sviluppato un nuovo stile di gioco: il 3-2-2-3, che dava l’impressione di vedere una W e una M sul campo da calcio. Arrivarono subito i successi. In Italia invece se ne incominciò a parlare tardi, quando già era codificato il “metodo a piramide o WW” di Pozzo.

 

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La rivoluzione? Dopo il cambio dell’applicazione del fuorigioco del 1925: prima la regola prevedeva che dovessero esserci tre giocatori tra l’attaccante e la porta, ora invece ne bastano due. Una decisione che ha reso maggiormente bello e divertente il calcio, con più gol e spettacolo. Il football stava entrando nella sua età adulta: si passava dalla tattica del “kick and run” (calcia e corri) al “carpet football” (calcio sul tappeto) e il possesso palla. Rompere con le tradizioni in Italia è sempre difficile. Ci pensò allora il Grande Torino a rovesciare la “seconda lettera” dello schieramento e a diventare la prima squadra sistemista in Italia. Le vittorie le ricordiamo. Poi a ruota la imitarono tutte le altre.

 

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Come Guardiola applica il Sistema con il Manchester City

Se vedete Stones girare per il campo, non è impazzito, ma è una richiesta del proprio allenatore. Con la cessione di Cancelo e con la mancanza di terzini di spinta, Guardiola (qui le parole in vista della finale con l’Inter) ha valorizzato i propri centrali, rendendo la squadra maggiormente offensiva. Quasi un paradosso. Il difensore inglese spesso si sgancia in fase di possesso per creare superiorità numerica a centrocampo e giocare di fianco a Rodri, con Gundogan e De Bruyne poco davanti a formare il quadrato. E poi avanti via libera alla fantasia con Grealish e Bernardo Silva a completare il tridente con Haaland. Chapman sarebbe orgoglioso.