Questo sito contribuisce all'audience di

Guardiola: “C’è chi aspetta di vedermi fallire. Per me è uno stimolo”

Pep Guardiola, allenatore del Manchester City (IMAGO) interna
Pep Guardiola, allenatore del Manchester City (IMAGO)

Dalla dedizione al lavoro alla salute mentale: tutti i temi trattati da Pep Guardiola nell’intervista a GQ Sport.

Pep Guardiola torna a parlare del suo lavoro e di quanto l’aspetto mentale sia fondamentale ai microfoni di GQ Sport: “Le pressioni sono tante. E quando le cose vanno male, le notti diventano più lunghe, la quotidianità più pesante. Il lavoro dell’allenatore, e parlo anche a nome dei miei colleghi, non si ferma mai. È un impegno costante, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. trovare una stabilità, quando vivi tra picchi altissimi e momenti bassi, è fondamentale. Un amico, che mi ha capito più di tanti altri, una volta mi ha detto: “Tu hai tre stati d’animo: sei euforico, depresso, o completamente assente”. E in fondo è vero. Il mio obiettivo, ogni giorno, è cercare di stare in equilibrio tra questi tre“.

Continua poi: “Ogni tanto mi fermo. Ho imparato, col tempo, a concedermi una pausa. Ma non è facile: senti il peso della responsabilità verso tante persone che credono in te. Il successo non cade dal cielo. Fare bene non è mai un regalo. Ci devi mettere tempo, dedizione, ore su ore. Non c’è altro segreto“.

E si sofferma anche sulla stagione appena conclusa: “Parlo a nome del Manchester City: questa crisi, per quanto dura, ci ha fatto bene. Il successo può confondere. Per anni siamo rimasti lucidi, ma stavolta no. Troppi infortuni, troppe distrazioni. E ti chiedi: perché? La risposta, almeno per me, è chiara: quando la tua attenzione si sposta da ciò che devi fare, il corpo ne risente. E poi c’è l’illusione del ‘tanto ce la faremo’: ma la realtà ti aspetta dietro l’angolo. Perché quando vinci troppo chi perde non ti applaude, ti aspetta. E quando scivoli, non c’è pietà. Alla fine credo che tutto questo sarà utile“.

Non è che sia stata una stagione pessima. In Premier League, quando davvero vai male, finisci dodicesimo o tredicesimo. Noi, alla fine, siamo arrivati terzi. Non è affatto male. C’è chi aspetta di vedermi fallire Fa parte della competizione. È lo stimolo. Ti danno energia. Ogni tanto va male? Fa parte del gioco. Lo sport è questo: perdere più di quanto si vince. È impossibile vincere tutte le competizioni“, ha proseguito.

Pep Guardiola, allenatore del Manchester City (IMAGO) interna
Pep Guardiola, allenatore del Manchester City (IMAGO)

Le parole di Guardiola

Guardiola spiega come vive lui il fallimento: “Sono felice di avere fallito. Amo i falliti. Ogni giorno dobbiamo dimostrare di essere felici. Beh, lo ammetto, io sono triste, fallisco e perdo. E allora? Dimmi uno che non lo fa. L’importante è provarci, dare tutto e farlo bene. In questo senso non mi sono arreso, ho sbagliato, abbiamo ottenuto risultati peggiori di quanto mi aspettassi, ma domani ci sarà un’altra occasione e ci riproverò. Il prossimo anno farò meglio. È questo che conta“.

Infine conclude: “Quest’anno, per quattro o cinque mesi, ovunque andassi, in ogni stadio lontano da casa, c’era qualcuno che mi urlava: “Domani sarai licenziato”. Non esiste nessun’altra professione così. Ma il nostro è un mestiere pubblico, ben retribuito, e questo fa parte del pacchetto. Se non lo accetti, forse è meglio occuparsi di altro“.