“Guarda che oggi è facile che mi incazzi…”. Anche questo è “Ranieri Style”
L’educatore, il motivatore, lo psicologo, il sergente di ferro. Le “quattro sfumature di Ranieri” raccontate ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com da quattro ex giocatori del suo Cagliari. “Il primo discorso che ci fece fu abbastanza forte” – dichiara Mario Ielpo, il Kasper Schmeichel dei rossoblù – “Arrivava in una situazione difficile. Ci fu subito un richiamo all’ordine, al rispetto di regole rigide e a tutti i sacrifici necessari a raggiungere l’obiettivo. A inizio anno diede a tutti un foglietto con le istruzioni tattiche che il ruolo in campo imponeva. Teneva tantissimo al gruppo. Voleva che tutti, anche chi non giocava spesso, fossero coinvolti. La sera andavamo sempre tutti assieme a cena. Ogni giovedì si giocava una partita amichevole in una zona diversa dell’isola e voleva che noi giocatori ci portassimo le famiglie. Dovevamo essere la squadra della Sardegna”. A Leicester ha dovuto battere lo scetticismo di tutti, compresi molti italiani: “Quando il Leicester lo ha scelto -continua Ielpo- mio figlio che vive a Londra mi ha mandato un messaggio. C’era scritto ‘Hai visto chi hanno preso?’. Gli ho risposto ‘Stai tranquillo, farà una grande stagione, anche perché fare peggio degli allenatori inglesi è difficile’. Battute a parte, sono felice per lui”.
Per Aldo Firicano, il libero del Cagliari di Ranieri, il parallelo tra il Leicester e i rossoblù “ci sta tutto”. “Il Cagliari veniva da un periodo difficile” – prosegue Firicano – “La squadra era scesa addirittura in C. Furono Tonino Orrù e Carmine Longo i primi a credere in Claudio Ranieri. Al di là dei discorsi tattici penso che la sua abilità principale sia proprio quella di fare gruppo, fa sempre sentire i calciatori a proprio agio. E’ un uomo legato a certi valori e molto sensibile. Ricordo bene quando ci portò a visitare le miniere per portare la nostra solidarietà ai minatori in sciopero. Quell’episodio ci colpì e ci fece riflettere molto. Poi mi piace ricordare anche i ritiri a Rocca Porena. E’ un posto un po’ sperduto, lontano da tentazioni e divertimenti, per molti una sorta di punizione. In realtà era proprio lì che si creava quell’atmosfera speciale e quella unione di intenti alla base dei successi della squadra. Il ritiro con Ranieri diventava addirittura piacevole”.
Luciano De Paola oltre al cuore ci metteva i polmoni. Un po’ come Danny Drinkwater e N’Golo Kantè. L’ex quattro dei rossoblù apre l’album dei ricordi: “Al Cagliari fui suggerito da Gianni Di Marzio. Ricordo ancora le prime parole di Ranieri a me e Giovannelli. ‘Ragazzi, io voglio fare l’allenatore e mi gioco tanto. Conto su di voi’. Ogni volta che mi vede mi ricorda un episodio in particolare. Durante un Cagliari-Casertana del campionato 1988-1989, misi la faccia davanti al pallone per impedire a Maragliulo di batterla subito. Queste sono le cose che adora. Mi dice sempre: ‘Hai rischiato di prendere un calcio in faccia per il bene della squadra, non me lo scorderò mai’. Quando le cose non andavano mi chiamava per mettermi in guardia ‘Guarda che oggi è facile che mi incazzi…’ E allora io e Giovannelli, che fu anche suo compagno a Catania, eravamo i primi a rigare dritto. Gli aneddoti sono tantissimi. Ad esempio il campanellino lo regalò anche a noi, per tenerci sempre svegli, diceva”.
“Nel campionato 1990-1991 eravamo già retrocessi nel girone d’andata” – racconta Gianfranco Matteoli – “Le speranze di salvarci erano quasi nulle, allora c’erano i due punti a partita. Fu una rimonta fantastica e lui già allora si mostrò molto abile in questo tipo di imprese. Ha sempre puntato molto sul gruppo e sull’aspetto emotivo e visto come si erano messe le cose fu bravissimo a tenere unita la squadra. Io avevo apprezzato le sue qualità già da giocatore, ci affrontammo durante uno spareggio, Como-Catania. C’è sempre stato un grande rispetto reciproco. Leicester? Merito di Ranieri, indubbiamente, ma anche dei giocatori. Se riesci a centrare un traguardo del genere significa che hai anche le qualità per farlo. In Italia penso al Cagliari di Scopigno o al Verona di Bagnoli: solo dopo si è capito che erano squadre fortissime. Quando tre o quattro giocatori che non ti aspettavi decidono di fare assieme il salto di qualità può accadere ciò che era impronosticabile. E’ qui che Ranieri ha fatto la differenza”. A Leicester come a Cagliari. Ma anche a Valencia, Parma, Torino e Roma…