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GUAITA-N°3(0), l’eroe con ‘volontà di Potenza’

“Arriva già il nemico, scappa! Evviva Daitarn 3!”

Non chi lo è oggi, ma, chi fu bambino ieri, avvertirà sicuramente un certo brivido, a metà corrente adrenalinica e allegria, nel risentire il jingle di Daitarn 3: in molti cantilenando il ritornello, si immedesimano ancora in Haran Banjo, il mitico e fascinoso pilota di Daitarn, l’eroe che con charme e ironia era sempre pronto a salvare il mondo, difendendo i deboli dai continui attacchi Meganoidi. Bastava solo che Daitarn arrivasse perché il nemico scappasse, terrorizzato.

Dal cartone animato al campo di calcio, accade lo stesso con Leo Guaita – chi ricorda più che in realtà all’anagrafe fa Leandro?! – esterno d’attacco del Potenza Calcio, che, a 32 anni, continua a seminare il panico nelle difese avversarie che, un po’ come i cattivi di Daitarn, al suo arrivo scappano per davvero. Un incubo per le difese avversarie. “Mi imbarazza sempre ricevere tutti questi complimenti – risponde Leo Guaita – non sento mai di meritarli tutti. Sì, ammetto che è così: il nuovo ruolo che mi è stato cucito addosso da mister Raffaele, il ‘sarto’ è quello che sento più adatto a me: eppure, prima della partita contro la Reggina in questo nuovo ruolo, prima di scendere in campo, non sapevo realmente come sarebbe andata a finire..”.


La storia d’amore tra Leo Guaita e il Potenza parte dal lontano 2016, quando il calciatore argentino vestiva ancora la maglia dei sardi dell’Arzachena. La squadra navigava in alta classifica (campionato di serie D – girone G) grazie proprio al rendimento di Leo, straordinario nella prima parte di stagione. Qualcosa, però, iniziò a scricchiolare: Leo prese le difese di alcuni compagni che “non avevano neanche da mangiare – si racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com – Erano più piccoli e io sentivo la responsabilità di difenderli. Questo ovviamente non piacque alla dirigenza sarda, ma credo che di fronte a certe situazioni bisogna dimostrare a se stessi di essere soprattutto uomini, prima che calciatori. Questo episodio mi portò a guardare altrove”.


Direzione Potenza, una follia secondo molti, “a partire dal mio agente, tutti mi dicevano che era pura follia accettare, perché la società era in condizioni disastrose e, di conseguenza, avrebbe portato anche me nel baratro. Eppure..una voce, da dentro, mi diceva contro ogni ragionevolezza, di andare a Potenza”. Vinse la vocina, contro ogni remora e timore. In campo Leo trascinava i compagni, fuori, la società implodeva su se stessa. In sei mesi portò il Potenza alla salvezza. Eroe era l’unica parola in città: “A fine campionato chiudemmo all’ottavo posto e, pur avendo importanti richieste da diverse squadre… la stessa voce che mi parlò già a dicembre si fece risentire forte e decisi di rimanere a Potenza. E come a quei tempi, così è stato anche quest’estate: ho chiesto la cortesia al mio procuratore di lasciarmi in pace (ride di gusto, ndr) perché non mi interessava nessun’altra squadra, non volevo saperne assolutamente di andare via da Potenza, anche a fronte di offerte per i più ‘irrinunciabili’”.
Da La Plata a Potenza, solo andata. Per un amore indissolubile con la gente lucana. è ormai indiscutibilmente il beniamino della gente del capoluogo lucano, l’eroe indiscusso di cui Potenza aveva bisogno, dell’uomo vero e autentico, prima che del calciatore, fantastico.

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Non esiste uomo che l’amore non renda coraggioso, trasformandolo in eroe.
L’amore di Potenza ha forgiato l’uomo Leo nell’eroe che, quando “Arriva già il nemico”, si trasforma in…“GUAITA-N°3(0)”!

A cura di GIovanni Caporale