Boccardi, figlio di Grosseto: “E’ casa mia. Ogni gol un’emozione”
“Sì, ci sono stati inizi peggiori”. Sorride Filippo Boccardi. Il suo Grosseto è terzo in classifica, ad un solo punto dal Lecco capolista: “E pensare che molti di noi in Serie C non avevano mai giocato… non sapevano proprio cosa aspettarsi”. Lui, invece, ha già segnato tre gol nelle prime quattro giornate. L’ultimo all’89’ contro la Pergolettese, addirittura di testa: “E’ la prima volta che mi capita in carriera. Il mio procuratore mi ha detto che da ora mi proporrà come alfiere d’area di rigore”, scherza. Alto poco meno di un metro e ottanta, non esattamente una torre.
L'idolo Kakà e la maglia di Ribery
Dribbling, tecnica e velocità sono il suo forte. Sulla schiena ha il 10, anche se l’idolo è sempre stato Kakà. E’ milanista e la prima volta a San Siro se la ricorda bene: “14 maggio 2006, andai con i miei genitori. Era l’ultima di campionato”. Dall’altra parte la Roma, ma lo show è in curva. In mezzo ai tifosi c’è Shevchenko con al ginocchio un tutore e in testa l’offerta del Chelsea. Qualche mese dopo l’Italia vincerà il Mondiale, alzando la coppa davanti agli occhi sconsolati di Ribery. Filippo, 14 anni dopo, lo ha visto da vicinissimo. Con il Grosseto ha giocato un’amichevole contro la Fiorentina: “E’ stato un signore – ci racconta – a fine partita lo fermo, lui era senza maglietta: ‘Franck me la puoi dare?’, gli chiedo quasi rassegnato. E’ rientrato nello spogliatoio e me l’ha portata insieme ai pantaloncini”. Se il buongiorno si vede dal mattino, l’inizio di campionato non poteva che essere clamoroso.
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Filippo ammira Neymar: “Perché quando gioca si diverte e questo mi fa impazzire”. Il 4 ottobre ha compiuto 24 anni, ma può dire di aver già realizzato un sogno: “Cioè vincere un campionato con il Grosseto”. Ha fatto pure il bis, perché in due anni il club toscano è passato dalle ceneri dell’Eccellenza ai primi posti della Serie C. Anche grazie ai gol di Filippo, che nel finale della scorsa stagione è stato decisivo. Il 9 febbraio, contro il Bastia, inizia dalla panchina. E’ out da tre settimane per un problema alla schiena però i suoi compagni sono fermi sull’1-1, un risultato che potrebbe far svanire il sogno promozione. Mister Magrini allora si volta e gli dice di entrare. Mancano 5’ alla fine, quanto basta per conquistarsi un rigore e realizzarlo.
Una settimana dopo ecco il big match con il Monterosi: “Un giorno che non dimenticherò mai”, spiega Filippo. Questo perché segna la rete decisiva, che vuol dire primo posto e promozione. La Lega infatti chiuderà anticipatamente il campionato a causa del coronavirus e premierà il Grosseto, in quel momento primo con due punti di vantaggio sui rivali: “Da grossetano segnare il gol decisivo in uno stadio pieno per me è stato incredibile. Davanti alla famiglia, agli amici, ai parenti…”.
Figlio di Grosseto
Boccardi è nato e cresciuto a Grosseto. Gioca con quella maglia da quando aveva 10 anni. Ci ha fatto la Primavera, sfidando la Fiorentina di Bernardeschi e il Cagliari di Barella. Si è allontanato solo nel 2015, quando Piero Camilli – storico presidente – decise di salutare tutti dedicando anima e corpo alla Viterbese: “Mi chiamò e mi chiese di seguirlo”. Difficile dirgli di no: “Mi ha sempre dato affetto, fin da bambino. Mi diceva che ero forte, che avrei fatto carriera”. Da lì l’avventura romana appunto e poi quella al Gavorrano, prima di tornare a casa nel 2018: “Il Grosseto era fallito e sarebbe ripartito dall’Eccellenza. Ero titubante, poi il nuovo presidente (Simone Ceri ndr) mi ha spiegato il progetto e mi ha convinto. Eravamo nei dilettanti ma sembravamo dei professionisti. Le altre squadre si allenavano solo la sera tardi, noi invece delle volte facevamo anche doppia seduta”. E’ la sua terra dunque. Va pazzo per i tortelli maremmani e per il mare di Castiglione della Pescaia: “Da piccolo potevo andare a giocare ad Avellino o a Siena, ma ho sempre detto di no. Come alle offerte che mi sono arrivate in estate”.
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Giocare a Grosseto da grossetano tuttavia non è sempre facile: “Hai tutti gli occhi puntati addosso – racconta Filippo – qualche allenatore in passato mi ha pure consigliato di andare via. Certe volte vengono messe in giro delle storie assolutamente false. Ma io ho sempre trasformato tutto in una spinta in più”. Per questo, quando segna, esulta tappandosi le orecchie, come a voler dire: “Non sento niente”. Gli capita spesso adesso, perché mister Magrini lo ha cambiato di ruolo: “Lavoro con lui da tre anni. Ho sempre giocato trequartista, poi nelle ultime giornate dello scorso campionato il nostro attaccante, Moscati, si è fatto male e allora mi ha schierato davanti. Lo preferisco, perché così arrivo più lucido vicino alla porta. Ho fatto subito tre gol in quattro partite: ‘Senti un po’, ma allora non è che sei un attaccante?’, mi ha detto il mister”.
"Siete la squadra più unita che abbia mai avuto"
“Siete la squadra più unita che abbia mai allenato”, queste le parole di mister Magrini il primo giorno di raduno. Il 3 agosto, dopo mesi senza calcio e il lockdown. Boccardi lo ha trascorso correndo sul tapis roulant, in garage. La voce di Ultimo sparata nelle orecchie, poi la promessa del procuratore: “Al primo gol che segnerai fra i professionisti ti regalo un tatuaggio”. Bene, ora tocca pagare. Niente di che, basta una data: 7/10/2020, il giorno della prima rete alla Lucchese. Numeri che troveranno spazio sul braccio, accanto al numero 10 o ai volti del babbo e della mamma: “Che sono la mia vita”. Un po’ come il suo Grosseto, che sta portando in alto a suon di gol.
Foto Us Grosseto 1912 – Noemy Lettieri