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Grinta e forza di non mollare mai…Rolando Bianchi: “Pro Vercelli scelta stuzzicante, mi volevano anche i NY Cosmos”

Un impatto a dir poco devastante. 7 punti conquistati in 3
partite dal suo arrivo. E due gol decisivi segnati per tornare a gioire. Rolando Bianchi e la Pro Vercelli, amore (e gol, appunto) a prima vista. Con quel cuore e quella grinta che lo hanno sempre contraddistinto. Non si diventa bandiera del
Toro per caso. Gioca, segna e si diverte. Per il futuro…“mi piacerebbe rimanere nel mondo del calcio come allenatore o commentatore: alla Adani, per intenderci. Lui è molto bravo! Però sinceramente voglio godermi la mia vita da calciatore e ci sarà tempo per pensare a cosa accadrà”. Impossibile non essere d’accordo con Bianchi visti i risultati. E la capacità innata di non mollare mai. Favorita dall’ambiente perfetto
per ritrovare la propria strada, quella del gol. “La Pro Vercelli è stata una scelta importante e ringrazio la società che mi ha dato l’opportunità
di giocare con continuità
– ha esordito Bianchi stesso in esclusiva per
Gianlucadimarzio.com -. Mi volevano parecchie squadre: il Benevento, la Ternana
che ho rifiutato per rispetto nei confronti dei miei ex tifosi del Perugia, il
Vicenza con Bisoli che avrebbe fatto carte false per avermi e diversi club di
Lega Pro
, che tuttavia non ho mai preso in considerazione perché non conosco il
campionato. All’estero mi ha richiesto il Roda ma soprattutto i NY Cosmos, dove
sarei andato volentieri, anche se la scelta più stuzzicante è stata la Pro
Vercelli e sono contento di essere qui. Ha influito ovviamente anche la
possibilità di avvicinarmi a casa e la serietà che ha dimostrato il presidente
nei miei confronti fin da subito: nel mondo del calcio presidenti così sono una
rarità”
.

Un obiettivo ben fissato in testa: la salvezza che “non sarà un’impresa
semplice ma questo è un gruppo eccezionale per qualità umane ma soprattutto per
come lavora: appena arrivato infatti ho chiesto ai ragazzi ‘Ma come fate ad
essere così giù in classifica?’
, ero stupito che dei lavoratori così fossero in
lotta solamente per salvarsi. Domenica ci aspetta il derby che è sempre una
partita particolare e non disdegnerei nemmeno il pareggio come risultato: noi
dobbiamo far punti. Segnare sarebbe un orgoglio personale ma prima di tutto
viene il bene della squadra”.

Voglia di rivalsa dopo un periodo decisamente negativo. Impossibile gettare la spugna per un gladiatore
come Bianchi. Spirito bergamasco. E la rabbia sfogata dopo ogni gol non può che
esserne la diretta conseguenza. Tutto merito di quella determinazione e voglia
di lavorare.
Senza dimenticare la maniacalità nel vivere la mia professione:
arrivo al campo un’ora prima dell’allenamento e me ne vado un’ora dopo che finisca.
Una cultura trasmessami dall’Atalanta, un ambiente in cui ci sono tutti i
presupposti per crescere in totale serenità come dimostrano i tanti giocatori
delle giovanili arrivati in prima squadra. Con i ragazzi ora in mostra all’Atalanta
ho condiviso qualche allenamento durante la mia ultima esperienza a Bergamo e
posso dire che avevano già qualità importanti”.

Per chi è cresciutotrascorrendo
le giornate a giocare con mio fratello in giardino finché i poliziotti sono
andati da nostra madre chiedendole di iscriverci in qualche squadra”,
il calcio è davvero tutto. “Cercavo di
emulare Van Basten, il mio idolo indiscusso. È iniziato tutto così, con mia
madre che mi spingeva a giocare per divertirmi; mentre a mio padre non è mai
interessato granché del calcio e proprio per questo, ancora oggi, i suoi
complimenti sono sempre i più gratificanti”.
Una
passione prima che una professione. Un cuore grande tinto indelebilmente di
granata. Il suo Torino, al quale sono ovviamente legati i ricordi indelebili di
un’intera carriera: “Oltre al centesimo gol in carriera non dimenticherò mai le
lacrime dei miei genitori al triplice fischio dell’ultima partita che ho
disputo col Torino: un’emozione indescrivibile
.

Impossibile raccontare a
parole il significato di quella fascia al braccio. Orgoglio puro. La stessa che
ora veste un altro attaccante bergamasco diventato idolo per i tifosi del Toro:
il gallo Belotti. Spero che Belotti faccia grande l’Italia: da bergamasco a
bergamasco gli auguro il meglio possibile perché è un ragazzo d’oro molto
legato alla famiglia. Merita il meglio”
, attestato di stima che non potrà che inorgoglire il gallo. Nei
granata però gioca anche un altro idolo della tifoseria come Joe Hart, nonché vecchio
amico di Bianchi stesso: “Stimo molto Hart: è fortissimo ma soprattutto un
ragazzo eccezionale, quando arrivai al City mi aiutò molto. No, non mi ha chiamato al
momento dell’offerta del Toro e non ho influito sulla sua scelta”
, afferma
ridendo l’attaccante della Pro Vercelli, che a 34 anni continua a segnare ma
soprattutto a divertirsi. Di certo, se il buongiorno si vede dal mattino, ai tifosi della Pro
Vercelli non resta che sperare che Bianchi rimanga in Piemonte ancora a lungo. Perché un impatto così in vista della lotta salvezza è stato davvero devastante.