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Gravina: “Vogliamo anticipare le iscrizioni ai campionati al 10 giugno”

Le parole di Gravina dopo il Consiglio Federale sulle iscrizioni ai campionati e sul nuovo regolamento agenti

In occasione del Consiglio Federale del 28 settembre, Gabriele Gravina in conferenza stampa non ha solo annunciato le valutazioni sulla possibile causa per risarcimento nei confronti dell’ex CT Roberto Mancini, ma anche rilasciato dichiarazioni importanti sulle nuove iscrizioni ai campionati e sulle riforme. Di seguito le sue parole.

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Gravina: “Anticipiamo le iscrizioni per evitare di mettere x e y nei calendari”

Vogliamo anticipare al 10 giugno il termine ultimo per poter definire conclusa ogni operazione di verifica di ammissione ai campionati, quindi entro il 31 maggio bisognerà adempiere ad una serie di attività che prima erano previste a fine giugno. In sostanza guadagniamo un mese per evitare di mettere le x e le y nei calendari dei campionati”, ha detto Gravina in conferenza stampa.

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Sul nuovo regolamento agenti: “Serve un principio di uniformità a livello internazionale, tutte le federazioni devono essere messe nelle stesse condizioni. C’è il massimo rispetto per la richiesta della FIFA di adeguare il nostro regolamento agenti ai loro principi fondamentali entro il 30 settembre, ma c’è il doveroso rispetto anche per le componenti che hanno chiesto di poter fare le loro osservazioni. Ci sono degli agenti che operano in maniera assolutamente corretta, alcuni di loro partecipano al nostro tavolo tecnico di lavoro e abbiamo avviato un confronto aperto”.

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Infine, sul nuovo Manuale delle Licenze Nazionali: “Io ho la responsabilità di stimolare il più possibile il confronto tra tutte le componenti e di fare sintesi, ma ho soprattutto la responsabilità di mettere in sicurezza il sistema, creando i presupposti per un calcio solvibile, stabile e sostenibile. Troppo spesso la responsabilità delle mancate riforme viene attribuita al presidente della Federazione, nulla di più falso perché c’è una libera autonomia e responsabilità in capo alle singole componenti. È sufficiente che il 2,6% del peso politico delle componenti non sia d’accordo per non fare la riforma”.