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Gli occhialini e il canotto, il tifoso da Londra, la cuffia a forma di maialino. “Noi ce ne andiamo in Serie A”: l’atmosfera dalla ‘Curva Piscina’ della Spal

Religione SPAL. Il primo match point verso la Serie A. I tifosi ospiti hanno risposto presente al Picco. Sold out. Una ‘Curva Piscina’ che racconta da sè il perché del travestimento di alcuni presenti in cuffia e occhialini da piscina. Con tanto di canotto gonfiato all’ingresso dello stadio. Un’iniziativa che ha preso piede sui social. Cuori biancoazzurri accorsi in massa da Ferrara e non solo. Da tutta Italia ma anche… dall’Inghterra. Come Nicoló Cogo direttamente da Londra col suo cappellino biancazzurro. “È talmente pazzo che torna anche per la prossima partita”, raccontano col sorriso sulle labbra gli amici accorsi a La Spezia con lui. “E tifo solo SPAL, niente Serie A”.

C’è ogni genere di tifoso, tutti con le proprie scaramanzie. Un esempio, quella di Luca Zanatti: dalla trasferta di Cittadella – “visto che ha portato bene” – ad ogni partita della SPAL fuori casa veste rigorosamente la sua cuffia a forma di maialino. “Questi si chiamano personaggi”, ammette una ragazza poco più in là. La curva canta, canta, canta. Non si ferma mai. Svetta lo striscione in onore dell’artefice principale di questa cavalcata: Leonardo Semplici. “Semplicemente”. Quando si dice “dodicesimo uomo” in campo. Dodicesimo uomo stampato anche sulle magliette. Quelle in onore di Pietro Verri, tifoso caduto dalla balaustra durante la partita di Verona: sue le iniziali scritte in bianco in “Per Vincere”. Nemmeno a dirlo, maglietta esaurita in poco tempo. “Forza Pietro non mollare”, intona la curva.

Alla gente quasi non interessano i risultati sugli altri campi che potrebbero regalare la promozione matematica. Interessa solo la SPAL. Non si dice espressamente ma si capisce come sia solo una questione di tempo. Dei gol di vantaggio del Cesena sul Cittadella infatti quasi non se ne parla. A differenza del gol sbagliato da Arini al 65′. “Ma come ha fatto?!”. Troppo grande però la soddisfazione per questa squadra per rammaricarsi. Una Serie A che manca dal 1968 che si fa sentire. “La SPAL in Serie A se la ricorda mio padre”, racconta un ragazzo della provincia di Ferrara. “La squadra avuto il grande merito di compattare diverse generazioni di tifosi”. Testimoniato dagli spallini di ogni età presenti sugli spalti. Dai bambini ai più anziani: loro sì, la SPAL in A la ricordano bene e vorrebbero rivivere certe emozioni. Trasformate in una una vera e propria religione. Una squadra ProntA probabilmente al grande salto: ormai solamente una questione di tempo indipendentemente dal risultato del Picco. “Noi ce ne andiamo in Serie A”: chiaro, no? E la festa continua anzi… non è mai terminata.