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Tutto torna: la panchina di Juric, il gol di Pandev e il Ferraris è di nuovo loro

Pandev-gol, il ‘nuovo’ Genoa di Ivan Juric riparte da Goran. Assist di Lazovic, colpo di testa del numero 27 e palla alle spalle di Strakosha per un gol molto, molto più pesante del punto portato a casa ieri da Burdisso e compagni. Eh già, perché il pallone del momentaneo 2-1 di Goki – come lo chiama Ivan – ieri pomeriggio ha permesso “al vero Genoa di tornare. – Quale Genoa? – Quello capace in casa di vincere e lottare contro squadre importanti” le parole dell’attaccante dalla pancia del Ferraris. Tutto a poco più di cinquanta giorni dal 5-0 di Pescara, dall’esonero di Juric, l’arrivo di Mandorlini e il ritorno dell’allenatore croato.

“Il segreto della rinascita? In settimana ci siamo guardati in faccia con mister Juric e ci siamo chiariti. – ancora Pandev dalla zona mista di Marassi – sono contento sia di nuovo con noi”. L’allenatore che torna a Pegli, Pandev che torna a giocare e… a segnare. Ma la cosa più importante era il risultato della squadra”. Vero, ma quel gol in Italia (in campionato) all’attaccante macedone mancava da (quasi) tre lunghissimi anni: 6 maggio 2014, 3-0 al San Paolo del Napoli di Benitez al Cagliari. E allora eccolo un motivo in più per dare il via alla festa in campo, maglia al cielo e sguardo fisso verso la tribuna del Ferraris dopo il gol alla ‘sua’ Lazio.

“Mi porta bene, – sorride Pandev che quando vede l’ex squadra segna – battute a parte, ritrovarla mi fa sempre piacere. L’esultanza? Era rivolta alla dirigenza della Lazio, perché hanno detto tante bugie su di me quando me ne sono andato e mi hanno messo i tifosi contro, mentre io a Roma ho passato cinque anni splendidi”. Nastro che si riavvolge, macchina del tempo che torna all’estate del 2009: Coppa Italia (e titolo di capocannoniere della competizione) appena conquistata, accordo per il rinnovo del contratto che non arriva. E poi la mancata convocazione per la Supercoppa Italiana, i mesi fuori rosa passati ad allenarsi in solitaria. Le accuse, i ricorsi, i processi e Pandev che ottiene la rescissione del contratto per essere stato messo fuori rosa.

È il 23 dicembre 2009 quando sull’avventura in biancoceleste dell’attaccante macedone viene messa la parola fine, in un modo che Goran non avrebbe mai pensato, e voluto. Il resto è storia nota: l’Inter di Mourinho che lo riabbraccia nel gennaio del 2010, giusto in tempo per mettere gol e firma sullo storico Triplete nerazzurro. Gli anni di Napoli, e di un altro gol con esultanza rivolta alla sua ex dirigenza. E poi la partenza per Istanbul (destinazione Galatasaray) nell’estate del 2014, l’accordo col Genoa a febbraio del 2015 e l’ufficialità del passaggio in rossoblù arrivata a luglio. Un anno dopo il primo gol maglia del Grifone sulle spalle, nel 3-2 di Coppa Italia al Lecce a Marassi.

Nel turno successivo la doppietta col Perugia, nel ‘suo Olimpico’ (ancora in Tim Cup) la rete dell’ex nello scorso gennaio, a confermarlo ancora di più uomo di Coppe del Grifone. Si arriva a ieri, ‘nuovo’ Genoa di Juric che ospita la Lazio. E Goran che fa? Vede biancoceleste e… segna: il suo primo gol in Serie A maglia rossoblù sulle spalle. Il grande ex si riprende Marassi, proprio contro la squadra che lo aveva lanciato: “Belin che gol” lo striscione che sventola in Gradinata, con il ‘ragazzo’ partito da Strumica (comune di ottantamila abitanti della Repubblica di Macedonia) e arrivato a Genova via Milano, Spezia, Roma, Napoli e Istanbul sommerso dall’abbraccio dei suoi compagni. E dagli applausi di Marassi: tornato a sorridere e a festeggiare. Perché Goran is back, assieme al ‘nuovo’ Genoa di Juric.