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Gigliani, la Miss Argentina che segna per il Vélez

In passato mi è stato detto che non avevo le gambe adatte per fare la modella, perché avevo i muscoli più sviluppati rispetto alle mie coetanee. Mi dicevano che il calcio non era per ragazze, che sarei diventata un maschiaccio, che ero una tavola perché con l’attività fisica le mie forme femminili non è che si fossero sviluppate molto” racconta Sasha Gigliani, 26enne attaccante del Vélez  Sarsfield e Miss Argentina Hispanoamerica, a Gianlucadimarzio.com. Che siano tacchi o scarpini per lei non fa differenza. Due mondi diversi, ma che possono coesistere e lei ne è la prova. “Dopo tutte quelle critiche decisi di non ascoltare nessuno e di andare avanti. Oggi posso dimostrare di essere una donna e allo stesso tempo dedicarmi alla disciplina che più amo”. Tanta sicurezza e determinazione nel voler lasciare il segno con i fatti, nell’essere modella e allo stesso tempo un modello per le calciatrici più giovani.   


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I primi passi nel mondo del calcio li ha mossi da bambina nel Club Oro Verde, a Saladillo, nella provincia di Buenos Aires. “Ho iniziato a sei anni, ma in realtà mio nonno già a due anni mi aveva messo il pallone tra i piedi. Lui è allenatore tutta la mia famiglia è molto appassionata. Ero l’unica ragazza della squadra e ho sempre giocato con i maschi fino a 15 anni. Mi hanno aiutato molto, rispettandomi: si è formato un grande rapporto tra noi e credo di aver raggiunto questo livello grazie a loro”. Prima esterno offensivo, poi centravanti con la numero nove sulle spalle. Un ruolo che nel calcio maschile può contare su vari interpreti di livello mondiale “Mi sono sempre ispirata a Palermo, Higuain e Aguero. Ovviamente anche a Messi, anche se non è nel mio ruolo. Ammiro Cristiano Ronaldo e Beckham, due giocatori che hanno molto marketing e nei quali mi rivedo da questo punto di vista. Ronaldo è un modello per il suo comportamento e perché si allena tanto, io la penso allo stesso modo. Senza sacrificio, non c’è risultato”. 

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Una passione quella per il calcio che tuttavia non le permette di mantenersi. In Argentina infatti, come in Italia, quello femminile è ancora uno sport semiprofessionale. Da qualche anno le partite vengono trasmesse in tv e l’ultimo Mondiale, dove l’albiceleste si è fermata al primo turno, ha dato una spinta importante per combattere i tanti stereotipi. “Lavoro anche come opinionista in un canale sportivo per parlare sia di calcio maschile che femminile. Sono stata la prima e spero che la mia figura possa essere un’ispirazione per le generazioni successive. Il pregiudizi sono la barriera più dura da superare e i mezzi di comunicazione sono importanti per la crescita di questo movimento”. 

  DAL CAMPO ALLA PASSARELLA CON UN MESSAGGIO 


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Calciatrice, opinionista, studentessa universitaria di disegno grafico, ma quello che la contraddistingue rispetto alle sue compagne è sicuramente la sua carriera da modella, che le ha dato molta. Un percorso lungo sei anni che l’ha vista diventare prima Regina del Carnevale nella sua città, per poi vincere il titolo di Miss Argentina. Lo scorso anno quando partecipò a Miss Mundo in Bolivia, si presentò alla sfilata con un pallone sotto il braccio “Dovevamo presentarci con un messaggio. Quel gesto rappresentava il mio cammino, la mia storia. Questi concorsi internazionali sono visti da tantissime ragazze e il mio messaggio era rivolto a loro: presentandomi così come sono realmente. Noi donne non siamo di plastica, ma siamo umane. Studiamo, lavoriamo e giochiamo a calcio. Quel pallone unisce tutto il mondo, diversi tipi di colori, culture e generi, non importa se sei ricco o povero”.  

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Il campo e la passerella sono il suo presente, apparentemente così diversi e difficili da far conciliare. Anche se il calcio ha sempre avuto la precedenza, rispetto alla moda che le consente di avere un’entrata economica. “Ho passato vari momenti della mia vita chiedendomi cosa volessi fare in futuro. In tanti mi hanno detto di abbandonare entrambe le carriere perché sono corte e anche per questo continuo a studiare. Vedo tante persone che lavorano, ma che hanno tanti rimpianti su quello che avrebbero voluto e potuto fare. Io sono consapevole di poterle portare avanti entrambe e fortunatamente la mia famiglia mi ha sempre supportato. Mio padre è maestro e allo stesso tempo ingegnere aeronautico, esercita due professioni così come mia madre che è maestra ma è anche catechista. E inoltre hanno cresciuto me e altri 5 figli. Sono loro che mi hanno trasmesso questi valori”.  

SOGNI E OBIETTIVI 


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Con lo stop dovuto alla pandemia, Sasha non ha potuto realizzare il sogno di rappresentare l’Argentina sul campo, dopo che l’aveva rappresentata in tante sfilate. Entro la fine dell’anno dovrebbe ricevere il passaporto italiano, grazie alle origini italiane dei suoi nonni e questo potrebbe permetterle di arrivare in Europa. Un traguardo ambito da tutti i grandi talenti sudamericani. “Sogno di giocare all’estero, in un campionato professionistico ed essere un’ispirazione per le generazioni successive. Ovviamente sogno la chiamata in nazionale e mi piacerebbe giocare in Italia, sarebbe un onore, ma mi piacerebbero anche club come Barcellona, Manchester City e Inter Miami”. 

Sasha ha chiare quelle che sono le sue ambizioni ed è convinta che il calcio rimarrà con lei anche dopo la fine della sua carriera. “Sto seguendo un corso per diventare allenatore con l’ex ct Menotti. Quando smetterò mi piacerebbe allenare”. Il calcio al primo posto anche in futuro quindi, con la moda e il resto ad accompagnare, verso quelli che sono i suoi obiettivi. Quelli di un movimento intero.  

Mattia Zupo