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​#Gigio18: Donnarumma, elogio di una semplice straordinarietà

Doverne parlare è sempre stata una sensazione a metà tra semplicità e difficoltà. Troppo facile elogiarne ed esaltarne qualità da fenomeno, complicato trovare il miglior modo possibile per collocarlo in un mondo di normalità che, da ormai un anno e mezzo, non gli appartiene più. Eppure Gianluigi, per tutti Gigio, fa proprio della genuinità e della normalità il suo modo d’essere: impassibile in campo, mai senza sorriso fuori, nonostante il suo percorso, per chiunque, avrebbe potuto rappresentare il più classico dei trampolini di lancio da cui volare senza la certezza di cadere in piedi. Non per lui…

Discorso vano, già: perchè tanto per ricondursi all’idea di quanto dura sia descrivere Donnarumma a parole, ci si mette di mezzo un calendario disegnato dal destino e pronto ad evidenziare una splendida realtà ormai nota a tutti. Da una parte, come sempre, guantoni, Milan e pallone, ormai compagni di una vita diventata (quasi) abitudine; dall’altra, una carta d’identità che, anche per lui, è arrivata finalmente a toccare quota 18 anni. Sembra passata una vita, da quel 25 ottobre 2015: giorno in cui per lui, a 16 anni e 8 mesi d’età, nulla sarebbe stato come prima. La sicurezza di chi “non smetterà mai di ringraziare” (Mihajlovic) nel volerlo a tutti i costi in campo, il Sassuolo e Berardi (sì, con la 25 sulle spalle) come primi ostacoli, ritrovati (manco a dirlo) proprio nella prima partita che il portiere del Milan disputerà da maggiorenne. Fato.

Di etichette, Gigio, è ormai già tappezzato, entrato ben precocemente nel mondo dei grandi. Recordman, tra Serie A (più giovane portiere del campionato ad esordire dal 1’) e Nazionale (primo numero uno di sempre a debuttare in Under 21 e nella selezione maggiore, a quota 17 anni); simbolo del nuovo Milan, erede naturale di Gigi Buffon. Ed è proprio per questo che forse, oltre all’inusuale, meravigliosa banalità nell’elogiarne dati oggettivi, ci piace focalizzarci sul contorno del Donnarumma calciatore. Difendere la porta di quel Milan che tifava sin da bambino, tra orologi di Kakà e cuscini rossoneri, e del quale ora bacia con orgoglio la maglia, strappato nientemeno che all’Inter; lasciare Castellammare e il suo Club Napoli, a 14 anni, per vivere (ancora attualmente) in convitto e realizzare un sogno compiuto meno di 1000 giorni dopo, tra l’incredulità di chiunque (sua compresa) in una fredda e grigia giornata milanese; essere decisivo, ad anni 17, per fermare due volte la Juventus e sollevare una Supercoppa Italiana, tra voli determinanti e rigori parati.

Il bello? Siamo solo all’inizio: parabola infinita, la sua. Un po’ come quel corpo da gigante tra i pali: dalla distanza o meno, provare a superarlo, proprio semplice non è. Anatomia di un fenomeno che con la testa, prima delle mani, sa già come comportarsi da veterano alla seconda stagione in A. Sciogliersi? Solo in qualche occasione, davanti allo studio, quando quei momenti legati ai libri di ragioneria danno qualche grattacapo di troppo: in campo, invece, tutto risulta matematicamente e perfettamente legato ad uno status di sicurezza e tranquillità perenne. La stessa che non ha mai lasciato troppo spazio alla smania di poter finalmente guidare (oltre al Milan) anche una qualsiasi macchina: countdown ormai arrivato allo 0, autista o passaggi addio e via a quell’indipendenza sulle strade che chiunque, a quell’età, non vede l’ora di possedere.

Infinita la parabola, infinito il tempo pre diciottesimo per Gigio. Naturale e spontaneo chiederselo: “Ma non arriva mai?”. Domanda gettonatissima tra chiunque l’abbia preso in naturale simpatia, da “cucciolo” (soprannome affibbiatogli dal fratello Antonio) pronto a misurarsi così prematuramente e da così tanto tempo con i massimi livelli del calcio italiano: qualcosa di stranamente bello capace di conquistare tutti, social compresi, con Facebook divenuto fabbrica (ironica) di eventi per imbucarsi alla sua prima festa da maggiorenne. Momento che Donnarumma vivrà con gli amici, dopo la festa di stasera in famiglia, solo dopo la trasferta di Sassuolo: questione di chiare ed evidenti priorità. Per fare in modo che proprio dal campo, nella rincorsa all’Europa, possa arrivare il più bel regalo di compleanno da scartare, insieme ovviamente alla sua Alessia. Attendendo un rinnovo da definire post closing: questione di o no, da voto. Ma per contratti e soprattutto schede elettorali, sarà (breve) questione di tempo.

I pensieri, ora, restano altri. In fondo…“Basta poco per essere felici: una famiglia che ti vuole bene, un pallone da calcio ed un sogno da inseguire”. Desideri semplici, come lui: solo caratterialmente, però. Perchè di banale, nelle qualità di Donnarumma, c’è davvero ben poco. Neo18enne prodigio del calcio italiano del quale parlare, sinora, è sempre stata una sensazione a metà tra facilità e difficoltà. Con l’augurio che questa dicotomia, anche con il passare del tempo, non possa mai davvero rivelarsi banale, continuando a rappresentare in lui una normale e semplice straordinarietà.