Questo sito contribuisce all'audience di


366996.jpg

Stessa domanda ormai da anni: “Ma Totti quando smette?”. E stessa risposta: “Boh”. Molto vaga. Perché Totti è Totti e lo decide lui. Quarant’anni di Francesco, oggi. Venticinque di pallone e il resto tutto suo, della persona e dell’uomo. Del padre e del marito. Generazione Totti, chiamiamola così. La nostra, di tutti, dei since anni ’90 Dei ventenni e i quarantenni (come lui). Di quel figlio, ora padre, che andava allo stadio accompagnato. E che oggi accompagna. Di quel nonno “che ha visto il primo Totti” e che ora lo tramanda. Generazione nostra. Prima i miti in campo erano altri, ora c’è Totti. E la “moje”. Generazione Ilary, si comincia: “Ma quant’è bona?!”. Nun se tocca, è la moglie del Capitano!”. Fedeltà e fiducia fin dai primi appuntamenti: “Eravamo in macchina”, racconta lei. “Allora gli dissi: “se vai a una certa velocità ti do un bacio…”. E lui? “Che ve lo devo dì?” Schiacciò il chiodo e la baciò, bomberone.


365393.jpg

Oggi Francesco corre ancora veloce, come vent’anni fa. Forse non fisicamente, non più. Ma col pensiero invece sì. Genio: “Vede le cose prima degli altri”. Soprannomi vari: Magico, Capitano, Pupone. “Nun me toccate Francesco” parola di Mazzone, mentore e padrino più di Zeman e Capello. Uno che si incazzava quando lo vedeva in giro, al freddo, coi capelli bagnati. Anni giovanili, “anni in motorino sempre in due”. Max, Totti e gli 883. Generazione scuola. “Quanti sono i Re di Roma?”. Vent’anni fa rispondevi facile: “Sette”. Oggi si va in difficoltà: “Otto!”. “Aspè, dopo Tarquinio il superbo chi ce’ sta?”. “Totti!”. “Bocciato”. Cambiare libri, grazie. Un eterno per la città Eterna.


251282.jpeg

Generazione Totti, generazione tecnologica. Prima gol e Motorola, semplice squillo e forse sì, trillata su MSN (#machenesanno) per “rimorchiare” Ilary. Oggi gol, selfie sotto la curva e Whatsappata. “Visto amò? Sei UNICA”. Generazione dediche, pure. Generazione di sfottò. Tra il “purgo ancora” e “tutti a casa”. Poi i figli: biberon, pallone sotto la maglietta e pollicione in bocca. “Che còre”. Generazione musica, una “canzone per sempre” come l’emozione di Eros: perché se negli anni ’90 avevamo i Back Street Boys oggi abbiamo i One Direction. Scherziamo. Meglio Ligabue, evergreen come lui: da Certe Notti (di Champions col Real) a c’è “sempre una canzone” (…per Totti). Masterpieces.


367052.jpg

Generazione Totti, generazione di immortali. Uno che lotta contro il tempo e vince pure. Generazione gladiatore: “Mi chiamo Massimo Decimo Meridio” e tutto ciò che ne consegue. Sostituito con: “Mi chiamo Francesco Totti, capitano della Roma, l’ultima bandiera rimasta del calcio italiano”. Hanno ammainato tutti, lui resta lì. Vento forte e tanti intoppi ma no, mica cede. Immobile come un Signore, non degli Anelli ma de’ Roma sua. A che servono gli Oscar quando hai un popolo così? Sventaglia e rifinisce, segna e fa segnare. Generazione di magie, film. Harry Potter in giallorosso. Cicatrice sulla gamba e i piedi per bacchetta. Juve come Serpeverde (ps: è una battuta).


329454.jpg

Generazione record: 250 gol in Serie A, 306 in carriera, 763 presenze, il Mondiale “co ‘na gamba sola”, uno Scudetto, il marcatore più longevo della Champions, la standing ovation del Bernabeu a 39 anni. L’uomo bionico. Generazione Totti, generazione barzellette. Inglese? Malissimo. Meglio le battute: “Nome? Francesco. Cognome? Totti. Nato…? Sì”. Ridi ridi, ma meno male. “Immagini un calcio senza il Capitano?” Colpo al cuore, boccone di traverso mandato giù con un…cucchiaio. Ci risiamo, generazione pranzi e cene. Van der Saar ne sa qualcosa. Aridaje, ecco i portieri. Generazione numeri uno, ma quanti ne ha bucati? Casillas, Dida, l’amico Buffon. Di sicuro tanti al derby. Generazione Lazio, l’avversaria di una vita. Zarate, Di Canio e Negro. Ne ha avuto per tutti. Ma poi è stato il primo a portare i fiori per Gabriele Sandri. Generazione tacchi, mille e più. Generazione 10, generazione di campioni. Vent’anni di tormentoni, pubblicità e spot: Nike, Diadora, Pepsi, Lotto. Marchio, lui.


266084.jpg

Generazione parrucchieri: “Voglio i capelli come Totti”. A caschetto, lunghi, riga in mezzo, col ciuffo di lato. Un personaggio, sbruffoncello ma buono. Rosicone ma leale, l’emblema del romano nudo e credo. Leggenda. Se riassumessimo la sua storia in 25 figurine ci accorgeremmo del tempo che è trascorso. Tantissimo, in effetti. Ma ci accorgeremmo, soprattutto, del tempo che è trascorso senza che Totti sbiadisse con le mode. Perché in questi anni abbiamo salutato quasi tutto di quei tempi, dalle boy band ai motorola, ma nonostante tutto Totti resta lì. Unico, nella semplicità. I suoi colleghi del ’76 si sono ritirati (Sheva, Seedorf, Ballack, Nesta, Ronaldo). Come i suoi rivali e i suoi competitor. Tranne lui, che a 40 anni ancora emoziona. Eh già, “sono ancora qua”. Anche se le lancette scorrono, e scorrono veloci. Più di Francesco, purtroppo. Più del bacio rubato alla sua Ilary. Arriverà il ritiro, è la vita, poi la macchina si fermerà e infine sì, smetterà di correre. Perché ha battuto tutti tranne il tempo, che alla fine vince sempre. Ma il ricordo sarà sempre vivo, quello di una generazione di cui resta l’unico superstite. E perfino oggi, 25 anni dopo, una semplice domanda resta ancora senza risposta: “Ma Totti quando smette?”. Generazione… boh.