Generazione Mbappé: non sapevano il suo nome, ora la Francia ne è innamorata
Mbappé mania, tutta la Francia innamorata del suo ultimo gioiello. Basterebbe il titolo sulla copertina di France Football per capire: “Kylian Mbappé: comment resister”. Traduzione facile facile per una dichiarazione d’amore in rima col titolo dell’articolo: “un phénomène à proteger”. E neppure qui serve Google Translate. La definizione di Mbappé in 20 caratteri, uno in più degli anni che compirà a dicembre. Classe 1998: un predestinato. Qualcuno in più di quelli di un bambino che sulla linea 13 del metro, quella che porta a Saint-Denis (dove Kylian avrebbe di lì a poco fatto il debutto dal 1′ con la Francia contro la Spagna), risponde con un sorriso ad una domanda semplice semplice del padre. “Sei felice di andare a vedere Mbappé?”.
Generazione Mbappé, quella dei volti sorridenti con la bandiera francese dipinta sulle guance che non nascondono le origine africane. Le guance di una Francia multietnica che continua a sfornare fenomeni calcistici. Chissà se anche papà Wilfrid ha portato qualche volta il giovane Kylian allo Stade de France. Possibile, in fondo Bondy – il sobborgo di Parigi dove è cresciuto Mbappé – non è molto lontano. Dicono che nella scuola calcio dove è cresciuto prima di andare a Clairefontaine (il centro ultramoderno dove la Federazione francese coltiva i suoi talenti) abbiano dovuto addirittura staccare il telefono per le troppe telefonate degli ultimi tempi. Motivo? Chiedere a Pep Guardiola e al Manchester City. A Bondy papà Wilfrid fa ancora il dirigente, dopo una carriera da calciatore. Famiglia di sportivi, con mamma Fayza campionessa di pallamano ed il fratello adottivo Jirès Kembo Ekoko che gioca a calcio anche lui. Ma le telefonate arrivano tutte per Kylian. Richieste di interviste da ogni testata del mondo. Si è preso già qualche copertina in Francia e in Spagna, la Gazzetta l’ha messo tra i 50 talenti più forti del futuro. E del presente, ovviamente. Vissuto da ragazzo della sua età. Fortissimo alla PlayStation (dicono), qualche problemino in più con la patente. A gestire la parte sportiva ci pensa papà, a curare il marketing mamma. E qualche pensierino ultimamente lo avrà dovuto affrontare. Fenomeno in campo e fuori. Sui social, star anche tra le stories dei compagni di squadra. Al Monaco, o in Nazionale. Predestinato che brucia le tappe. A 13 anni già sotto contratto con la Nike, a 14 volò a Madrid per allenarsi con il Real. Souvenir? Foto con Cristiano e con l’idolo Zidane: se oggi si rade i capelli a zero è proprio per imitarlo. Impressiona gli osservatori delle Merengues come quelli del Chelsea qualche mese più tardi. Scartato? No. “Preferì rimanere in Francia, aveva paura di partire, voleva solo giocare e divertirsi” racconta un suo vecchio compagno a Clairefointaine.
Diploma in scienze e tecnologie del management e della gestione aziendale, ragazzo e studente modello. Calciatore moderno. L’esordio dal 1′ contro la Spagna (senza essere mai passato dall’Under 21) dura 60 minuti: fa tutto, attaccante a destra, a sinistra e al centro. Dopo 5 minuti sfiora il gol, poi arricchisce la sua partita da numeri che strappano valanghe di applausi dalle tribune dello Stade de France: tutti pazzi per lui, quel talento che ha stregato anche Mourinho. Sulle spalle la 12 che fu di Henry (battuto come esordiente più giovane in Ligue 1 col Monaco) ed un cognome che tutti hanno imparato a conoscere e pronunciare. Non come quando a bordocampo con le Nazionali giovanili un giornalista lo scambiò con un altro giocatore. Ora sarebbe impossibile, soprattutto qui. Soprattutto in Francia. Dove sono tutti innamorati di lui. Generazione Mbappé.