Gemmi racconta il suo Arezzo: “E’ come un Picasso. Moscardelli lo sono andato a prendere a casa”
Un mosaico…da terzo posto. Ogni tessera ordinata e precisa a comporre un insieme armonioso. Come piace a lui, Roberto Gemmi, direttore sportivo dell’Arezzo. “In estate ne ho messe venti perché avevamo solo tre giocatori”. Vive in simbiosi con il calcio: legge, studia, osserva. “Ma parlo poco, non mi piace fare cinema. L’importante è avere idee e contenuti”. Voce chiara, sicura. Pragmatico d’indole e ottimista all’ennesima potenza… “Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, per farlo diventare vuoto c’è tempo”.
Le sue parole trasudano passione. Che poi è la cosa fondamentale, in ogni ambito della vita: ti fa andare oltre la semplice apparenza, ti fa svegliare col sorriso e soprattutto ti porta a curare ogni minimo dettaglio. A rendere il trascurabile imprescindibile e ad avere fiducia. Che per Gemmi è molto di più di una mera locuzione. Parla del suo lavoro, della sua storia: felice e appassionato. ‘E’ dentro di noi un fanciullino…’. Basta soltanto ‘scavare’ e aver voglia di scoprire. Perché la ricchezza interiore richiede un esercizio quotidiano costante. “Volevo fare questo lavoro da sempre e infatti quando giocavo in D prendevo la mia macchina e ogni volta – racconta Gemmi ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – andavo a vedere mille partite. E incontravo sempre la stessa persona…Sean Sogliano. Una volta c’eravamo visti al calciomercato e mi disse, ‘ma perché non vieni a lavorare con me?’. Una soddisfazione unica…’Sono già in viaggio’, gli risposi estasiato. Gli sarò sempre grato, per me è come un fratello maggiore. In Italia è il più bravo di tutti e anche a Bari farà benissimo”.
Molto riconoscente Gemmi, non dimentica. Come nel migliore dei rapporti empatici tra ‘allievo’ e ‘maestro’. “Sean è la persona a cui devo di più. Quando a febbraio mi ha chiamato l’Arezzo mi ha tranquillizzato e mi ha dato la forza per affrontare questa nuova avventura. Io mi ci sono subito tuffato perché era una cosa che sentivo dentro. Qui abbiamo creato le basi per fare qualcosa d’importante”. Ambizione e voglia di risultati vanno di pari passo con le sue idee di calcio… “Ho sempre detto che l’Arezzo deve alzare di un gradino alla volta l’asticella, questa è la nostra strada e credo sia quella giusta”.
La forza delle idee e una convinzione importante. Elementi fondamentali in tempi come questi, di iper-relativismo. Carattere e personalità, l’identità giusta, quella del sapere sempre chi si è. Un ottimo assist…E Gemmi chi è? “Un tipo molto impegnativo e altrettanto esigente. Ma in fondo sono anche buono e generoso”. Un tipo, peraltro, che dorme poco e viaggia molto. “In realtà le due cose sono l’una conseguenza dell’altra perché spesso viaggio di notte. Io amo la ricerca, l’osservare e non a caso vengo dallo scouting. Mi dedico alla mia squadra h24, come mi ha insegnato Sogliano. A me piace stare dentro al gruppo e non sopra al gruppo tant’è che difficilmente mi perdo un allenamento e la domenica vado in panchina”. Lì, oppure in tribuna o dietro al pc. L’importante è che ci sia un pallone e qualche talento da osservare… “Vedo di media 35 partite al mese tra video e live, ma devo dire che ho avuto medie migliori”.
Non dorme d’inverno…e nemmeno d’estate! “Abbiamo preso 20 giocatori. Moscardelli e Arcidiacono gli acquisti più difficili. Addirittura per convincere Moscardelli a venire qua sono andato a Roma, a casa sua con il contratto pronto da firmare. ‘In due ore sono là’…forse lui non ci credeva. Con Arcidiacono invece ci sentiamo al telefono e in stretto accento catanese mi fa: ‘Mbare sto facendo i cartoni (le valigie)’. E io lì per lì ero un po’ spiazzato perché non sapevo se fosse un bene o un male. Ma alla fine sono tutti e due qua e ne siamo molto, molto felici”.
Legge molto Gemmi, ‘fa bene e ti arricchisce’. Tuttologo autentico, se ne intende anche di arte… “Van Gogh è il mio preferito. Ma l’Arezzo è più un Picasso perché lui ha questa grande capacità di creare l’armonia nell’insieme e infatti se sezioni le varie parti e le prendi singolarmente sono amorfe. Così noi, siamo forti nell’insieme”.
Il paragone letterario, invece, lo tiene per la prossima volta. Che, chissà, potrebbe essere ancora più bella. Perché nel calcio – come nella vita d’altronde – non bisogna mai accontentarsi… “dobbiamo continuare a stupire, la gioia non è mai abbastanza”. ‘Poeta’, ‘artista’ e direttore sportivo, il tutto coronato da un’ottima ars filosofica, la quale però ora non può sfoggiare. Una partita in video lo aspetta, come sempre.