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‘Core ‘e papà’: Amil Gassama, adottato dal suo allenatore…sognando la Serie A

"Stavo giocando per strada con alcuni miei connazionali ed il pallone si fermò davanti all'uomo che mi ha cambiato la vita". E' da brividi il racconto di Amil Gassama, attaccante guineano in forza al Potenza. Quell'uomo di cui parla è Rosario Campana, uno degli allenatori più conosciuti della Serie D. Oggi, infatti, lui e la moglie Rosaria sono la mamma e il papà di Gassama. Lo hanno adottato, consentendogli di trovare l'amore di una famiglia e  continuare coltivare il suo sogno da calciatore: "E' il mio terzo figlio" – racconta Campana a gianlucadimarzio.com – "dopo Giuseppe e Manuela, è arrivato lui. Ed essendo il più piccolo è anche il più coccolato". 


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"IL DESERTO, LA FAMIGLIA E…IL CALCIO"

"Sono arrivato in Italia a 17 anni con un barcone e vivevo in un centro di accoglienza in provincia di Napoli" – racconta Gassama – "Ogni tanto ci riunivamo per giocare in strada a 'Porta Capuana', tra i vicoli di Napoli. Quel giorno c'era l'allenatore, anzi papà, che mi convinse ad andare da lui al Gragnano, in Serie D. Mi svegliavo ogni giorno alle 4 del mattino, prendevo due pullman ed un treno per arrivare al campo di allenamento. Il primo gol? Eravamo in trasferta ad Aversa, entrai a partita in corso e dopo cinque minuti segnai. Pensa che non avevo mai giocato una vera partita di calcio in vita mia. Fu l'inizio di una favola,  feci 15 gol in 20 partite". 


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"DAL BARCONE… AI CAMPI DI CALCIO"

Le pratiche di adozione avviate dalla famiglia Campana hanno consentito ad Amil di diventare un calciatore professionista. Dopo l'esperienza a Gragnano si è trasferito al Potenza in Serie C, ma lo hanno seguito anche Napoli, Parma, Carpi e Ascoli: "Non avrei mai pensato di fare il calciatore, sognavo l'Italia per trovare un lavoro. Ero un rifugiato politico" – prosegue Gassama – "Ho vissuto un incubo in Guinea. Ho provato a scappare una prima volta senza riuscirci, la seconda ho attraversato il deserto per arrivare in Libia, senza mangiare per giorni interi. Dopo oltre un mese sono sbarcato in Italia, a Taranto". Non è la prima volta che il calcio, ed in particolare la Serie D, regalano storie del genere. Era accaduto qualcosa di simile anche a Lamin Bittaye del Calvina e Azdren Llullaku ai tempi del Conegliano


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"MIO FIGLIO? MI RICORDA ROMARIO"

Rosario Campana ha scoperto Amil quasi per caso: "Vicino a casa mia, a Napoli, c'è una piazza sulla quale giocano molti ragazzi di colore ed ogni tanto mi fermavo a guardarli" rivela l'allenatore. "Mi colpì questo ragazzo. Non conosceva neppure una parola di italiano. Gli chiesi se volesse venire con me a Gragnano ad allenarsi. Pur di coronare il suo sogno saltava anche i pasti del centro di accoglienza. Ne parlai con mia moglie ed i miei figli e decidemmo di avviare le pratiche di adozione. Il suo arrivo ci ha migliorato, certe cose finché non le vivi non puoi comprenderle". 


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L'AGGRESSIONE DEI BULLI: "VI DEDICHERO' UN GOL"

Nel novembre del 2018 Gassama venne aggredito da una banda di bulli, un caso che fece il giro d'Italia: "Non credo fosse un episodio di razzismo, erano solo degli stupidi. Non ebbi alcuna sete di vendetta, gli dissi che gli avrei dedicato il mio primo gol nei professionisti". Una storia a lieto fine quella di Amil “Oggi mi sento realizzato" conclude il giovane calciatore "Nel Potenza sto benissimo. Il mio sogno? Potrei dire la Serie A, ma in realtà l'ho già realizzato, grazie a un allenatore. Anzi, grazie a papà!". 

Di Fabrizio Caianiello