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Gasperini: “Papu Gomez non l’ho mandato via io. Futuro? Se non mi cacciano sto qua”

L’eliminazione dalla Champions, il percorso di Pirlo, l’addio del Papu Gomez. Gasperini parla a ruota libera: “Il Papu non l’ho mandato via io. Sarò sempre grato per tutto quello che abbiamo fatto in questi anni", dice l’allenatore dell’Atalanta a Radio Deejay. La sosta per le nazionali sarà utile per recuperare qualche giocatore, ma per Hateboer ci sarà ancora da aspettare: “Lunedì dovrebbe togliere il tutore che ha, ma ci vorranno almeno venti giorni". 

L'eliminazione dalla Champions 


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Corre anche Miranchuk, per diventare titolare: “Speriamo presto, ma sta giocando e arriva da un altro campionato". Precisa il Gasp, che analizza il ritorno con il Real Madrid: “L’obiettivo era restare in partita almeno nel primo tempo e poi rischiare un po' di più, era comunque difficile. Ci stavamo riuscendo bene. Dire che l'Atalanta fosse favorita era un po' troppo. Il Real Madrid delle ultime partite lasciava un po’ a desiderare, ma poi quando sono arrivati i momenti decisivi è cambiato tutto". 


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Nonostante l’eliminazione in Europa sono arrivati i complimenti per il gioco dell’Atalanta: “La squadra ha la sua identità e gioca sui suoi ritmi, ma in Italia non ci siamo solo noi. Forse ci danno fastidio le interruzioni. Ci piace quando ci lasciano giocare, le interruzioni ci danno fastidio". Sul futuro Gasperini scherza: “Se non mi cacciano sarò a Bergamo, vediamo. Dieci partite sono tante". 

"Pirlo? Magari alla Juve pensano possa diventare un grande allenatore"


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Su Pirlo: “Ho pensato che la società nei confronti dell’ex giocatore e della persona avesse una fiducia smisurata – continua Gasperini – Magari hanno l'idea che possa diventare un grande allenatore. Il fatto di conoscenze aiuta, ma l’allenatore è tutto un altro mestiere, ti devi formare. Lo puoi fare in tanti modi, magari partendo dalla Juventus". 

La sua carriera è partita invece da lontano: “Io ho fatto tutti gli scalini, sono partito dalle giovanili. Io credo di essere cresciuto sempre, sin da Crotone. Ma anche con i ragazzini, sperimentavo metodologie anche adesso. Ricordo un Genoa-Juventus dove avevo Burdisso e De Maio in difesa e ho giocato con la superiorità numerica da dietro, abbiamo retto una partita fantastica. Di lì siamo partiti ad alzare l'asticella. Anche quando ho cambiato molto contro il Crotone, lì è stato un passo fondamentale per crescere", ha concluso l’allenatore dell’Atalanta.