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Fut5al Love – Max Bellarte racconta: Andrea Bearzi, “The Golden Boy”

Negli anni novanta, mentre il “calcetto” si trasformava in calcio a 5 e iniziava ad espandersi a 360° in ogni angolo della penisola, cominciavano ad imporsi giocatori non di “stirpe romana”. E’ come se nell’Italia intera tutti delusi dalla realtà, avevano capito che oltre il cinema e la lettura, esisteva anche il Futsal [nell’accezione più globalizzata]. Il primo ad affacciarsi ad una competizione internazionale ai massimi livelli fu il torinese Vito Cucco [mondiali ’89]. Nella rassegna iridata fu la volta del veronese Cappellato, del portiere palermitano Fradella, del barese Pino Milella e di un ragazzino di 19 anni che ancora oggi è il più giovane azzurro che abbia mai partecipato ad un mondiale [Spagna ’96]: Andrea Bearzi, un ragazzo che una passeggiata fra i suoi sogni l’ha fatta prepotentemente.

Un furetto imprendibile che lasciò la platea internazionale a bocca aperta e che già agli Europei di qualche mese prima si era reso protagonista di grandi giocate, tra cui la rete nella finale 3° e 4° posto contro il Belgio. I compagni in azzurro lo chiamano “piccolo”. In realtà lui si fa grande e gioca. E segna. Gol e giocate ne aveva sempre fatti, in modi diversi e in palcoscenici diversi.

Esattamente come per i pensieri scritti adesso su Facebook o Twitter, che prima si scrivevano con l’Uniposca sui motorini o sull’Invicta. Nell’edizione spagnola segna due gol all’esordio contro la Malaysia, doppietta anche nel 2-2 contro l’Uruguay. Altri due gol nel 4-1 al Belgio nel girone dei quarti, prima di arrendersi a Russia e Spagna.Ha sostituito l’infortunato Rubei come meglio non avrebbe potuto. Sei gol che lo consacrano come il nuovo fenomeno del calcio a 5 italiano. Due punti A e B. Un’unica linea retta per unirli e nessuna scorciatoia né strada panoramica. Una cosa ingiusta agli occhi di chi, nato a La Spezia nel 1975, si trasferisce in Friuli e cresce ammirando le prodezze calcistiche di Arthur Antunes Coimbra detto Zico e decide che quello del brasiliano, è lo stesso trattamento che lui vuole riservare ad una palla. Ma a rimbalzo controllato.

Immaginate una retta per unire due punti agli occhi di un ragazzo dalla rapidità destabilizzante, tecnica sopraffina e giocate inavvicinabili per i comuni mortali. Semplicemente inimmaginabile. A 16 anni, il piccolo brasiliano del Friuli, gioca con il Palmanova [Serie D di calcio e serie A di calcio a 5]. Segna e insieme al suo gemello Manuel Moro [stesso talento ma che a causa degli infortuni, attendeva con ansia il futuro sportivo solo per aspettare che passasse] portano il piccolo Palmanova fino alle Finali Scudetto del Foro Italico. Dopo essere sbarcato a Milano, aver perso una finale scudetto contro la Bnl, è il 1998 l’anno in cui Bearzi approda in Toscana. A Prato dove diverrà il Golden Boy, realizzerà 53 gol [quasi tutti capolavori]. Nei primi due anni arriverà una finale di Coppa Italia e un titolo individuale, quello di capocannoniere.

Evidentemente la maggior parte dei suoi pensieri si potevano riassumere in un gesto solo, quello di scaraventare la palla nella porta. Nell’area pitturata [inside the paint] è dove giocano gli uomini. Credo che chi, come me, preferisce vivere di sogni che di stenti,non ha mai voluto prendere le occasioni al volo. Ha sempre preferito attendere e vedere se si posavano sulle proprie spalle. Nel 2000 l’occasione dell’arrivo di Jesus Velasco come allenatore.

E le cose iniziano ad accadere. 2 scudetti, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe e 2 semifinali di Uefa Futsal Cup. Sotto la guida del mago di Toledo,Bearzi si scrolla di dosso la sola definizione di attaccante e diventa un universale puro. Dopo essere diventato il primo italiano di nascita a giocare in Spagna [DKV Zaragoza], si trasferisce ad Arzignano per far parte di un’altra squadra stellare. Colleziona un altro scudetto, un’altra Coppa Italia e un’altra Supercoppa. Nel 2009 a 34 anni, decide di scendere di categoria. Il valore di una scelta sta nel coraggio di affrontarla: Verona, New Team, Isolotto le tappe che lo hanno portato a 41 anni ad essere allenatore/giocatore in Serie C1 con la Mattagnanese di Borgo San Lorenzo. La Nazionale parla di 63 presenze e 24 reti e la beffa [come per Quattrini e Rubei] della mancata convocazione al vittorioso Europeo di Caserta 2003.

Che sia stato un fenomeno lo capisci dal fatto che alle ovazioni e gli applausi che lo hanno issato nell’Olimpo del Futsal, ha risposto allontandosi [momentaneamente] in silenzio, senza disturbare. Solo che in punta di piedi, ha cambiato totalmente lo spirito del gioco.