Non “serve” vederlo, il calcio si può solo sentire
Il calcio è colori, sciarpe, bandiere, coreografie, odori. Ma è soprattutto emozioni, per tutti, nessuno escluso. Il calcio si sente dentro, e per sentirlo poter vedere non è una condizione necessaria. I canti, le urla, i fischi, i lamenti, le vibrazioni, gli obiettivi, l’euforia, gli abbracci, sono tutte cose che si sentono.
Ed è questo il motivo che ha spinto la Fondazione pediatrica Argentina (FuPeA) a promuovere un evento a favore di un gruppo di ragazzi non vedenti e ipovedenti per farli assistere per la prima volta ad una partita dal vivo. Una delle prime formazioni ad accogliere l’iniziativa è stata l’Independiente, che nel pre partita del match contro il Rosario Central ha accolto nel suo stadio sei ragazzi della fondazione, che hanno potuto giocare sul manto erboso dell’”Estadio Libertadores de America” insieme ad alcuni tesserati.
Inoltre, l’azione di FuPeA comprende che anche altre persone possano vivere l’esperienza di sentire il calcio senza vedere. Perciò la fondazione ha invitato i due calciatori che hanno accompagnato i bambini sugli spalti, Pablo Hernandez e Gaston Silva, ad indossare una mascherina durante la partita per viverla e percepirla in un modo diverso.
E proprio quest’ultimo, esterno sinistro che ha vestito la maglia del Torino dal 2014 al 2016, ha lasciato un messaggio sul suo profilo Instagram al termine del match: “Ringrazio con tutto il cuore chi mi ha permesso di vivere questa esperienza. Umiltà, amore e voglia di vivere ci fanno capire che in questo mondo davanti gli occhi di Dio…SIAMO TUTTI UGUALI!”.
A cura di Andrea Campioni