Francesco Farioli, il “Nagelsmann” dei portieri”
Ci sarà pure un modo per trovarli, questi nuovi Nagelsmann, in giro per il mondo. C’ha provato il Milan, con Brocchi e Inzaghi, l’Inter con Stramaccioni, ora la Lazio con l’altro Inzaghi, Simone. Ma non è facile. Carisma, gioventù, idee. E intuito. PRIMA che diventino Nagelsmann, possibilmente. O Guardiola, magari. Su Youtube si possono scorrere i video, interviste, documentari. Dopo 5-6 versioni scontate del Pep che tutti conosciamo ci si può imbattere in lui. Più di 1 milione di visualizzazioni in così poco tempo, che nemmeno “Despacito”, ora il video più cliccato della storia di questo social network. L’autore si chiama Francesco Farioli: è roba nostra. Lo cerco e lo trovo. Ma invece che in Italia, nella sua Firenze, lo trovo in Qatar. Ma come?
Eccolo, il Nagelsmann dei portieri. Giovane, italiano, malato di calcio e di tattica. Ha sempre sognato una vita da portiere, non per niente dopo aver smesso di giocare (troppo piccolo, gli dicono… ma piccolo a chi?), ha deciso di allenarlo, quel ruolo lì. Così filosoficamente complicato da rappresentare uno stile di vita, un modo di crescere, carico di sicurezza e responsabilità. “Nati per volare” è l’associazione che lui stesso ha fondato, per essere Portiere in campo e nella vita.
I suoi video di match analysis sono tra i più cliccati del web. L’occasione gli è arrivata recapitata dritta dall’estero, storie già sentite. L’Aspire Academy del Qatar ha creduto in lui, e lui non ha mai smesso di crederci. Ha chiuso la valigia ed è partito. Perché quando ha scelto di giocare in porta da bambino l’ha scelto perché gli piaceva tuffarsi. La seconda telefonata che gli ha cambiato la vita. Perché la prima era arrivata il pomeriggio del 19 luglio 2014 (quando ormai i “giochi” sembravano fatti) e quando la Lucchese, in Lega Pro, gli chiese di diventare il più giovane allenatore dei portieri della storia del calcio professionistico. E’ anche vicino a casa. Allora non sapeva che la pena del contrappasso dantesco l’avrebbe portato lontanissimo, quasi in un altro mondo, per seguire il suo destino. Il giorno dopo era in campo. 25 anni e una stagione e mezzo alla Lucchese, prima della famosa chiamata da Aspire Academy. C’è un Mondiale, quello del 2022, da preparare, e lì vogliono fare sul serio.
Arriva a Doha e subito capisce di trovarsi ai limiti dell’altro mondo. Per ora è sistemato in una camera d’albergo, arriva nella hall e si ritrova al check-in con Guardiola, il giorno dopo fa colazione con Ibrahimovic, e nell’ufficio con vista sul campo della supertecnologica struttura di allenamento di Doha c’è Xavi che prende un caffè con Roberto Carlos. Un contratto sicuro (questo sconosciuto in Italia) e dopo i primi 6 mesi la promozione con le nazionali giovanili. Per chi non lo sapesse, l’Aspire Academy è un’accademia che forma i migliori talenti in vista delle competizioni internazionali ed olimpiche. Gestisce il Leeds in Inghilterra, l’Independiente in Ecuador e una squadretta da oltre 500 miloni di fatturato: il Paris Saint-Germain. Insomma, il futuro del calcio qatariota passa da qui, e da queste parti ci tengono maledettamente tanto a fare sul serio, infatti da ogni parte del mondo arrivano i migliori e più giovani allenatori, perché da ogni parte del mondo si può attingere qualcosa, perché come in Cina anche in Qatar vogliono studiarci e far crescere il calcio. E non per niente hanno scelto lui. Francesco, “Julian”, Farioli. In arte il Nagelsmann dei portieri.
Eleonora Serra
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