Foto-ricordo, due cellulari, ruote bucate e…il Foggia: una chiacchierata con Nonno Ciccio, eterno tifoso rossonero
Telefono che squilla ad ora di pranzo, risposta poco chiara e cellulare passato al figlio Lorenzo: “Con questo non sento bene”. Due parole per concordare l’ora e appuntamento a più tardi. Poco dopo, riecco il nuovo ok, stavolta tramite sms: chiamata in corso e…Chi risponde? Lui: Nonno Ciccio, in possesso di ben due cellulari…91 anni e non sentirli. Il segreto di questa giovinezza di spirito (e di corpo)? “Nella mia vita sono sempre stato onesto, diritto, non ho mai fatto curve”.
Eppure lui, nonostante una vita “diritta”, di curve se ne intende: quelle degli stadi. Di tutta Italia. Già, perchè Nonno Ciccio (al secolo Francesco Malgieri) è stato praticamente in tutti gli stadi della penisola. Comune denominatore di ogni partita vista: il Foggia, il suo grande amore. Un amore che lo ha portato fino agli occhi dell’Inghilterra, con la BBC che gli ha dedicato un documentario. Un amore viscerale, che gli è entrato dentro fin da quando, nel 1937, prese la sua biciclettina insieme ad un amico e si fece oltre 50 chilometri di strade sterrate per andare a vedere il “suo” Foggia. “Pensa che al ritorno bucammo, eravamo giovani – racconta a GianlucaDiMarzio.com – non sapevamo che fare…tornammo a piedi.” Dannate strade sterrate, ma da allora quanti chilometri ha percorso? “Centinaia, migliaia…forse milioni, e chi lo sa? So solo che da Cuneo ad Agrigento, ho visto davvero tutti (o quasi) gli stadi d’Italia.”
E proprio di Agrigento vuole parlare, partendo a razzo: “Ero da solo, sono arrivato la sera prima e i tifosi dell’Agrigento mi hanno offerto un posto per dormire e la cena. Alla partita lo speaker mi ha salutato col microfono, ero molto emozionato. E’ partito un applauso lunghissimo, e io che potevo fare se non alzarmi e mandare baci a tutti? Dopo la partita mi hanno aspettato in tantissimi per fare un sacco di foto-ricordo! Anche i poliziotti, e le poliziotte. Tutti per me, continuavo a mandare baci.” Di foto ricordo ne ha tante, tutte cucite sul suo giubbotto da trasferta. “Poi ho anche le spille, con le foto con Zeman e anche Insigne…che bravo che era già allora, mi salutava sempre dal campo. Mi urlava “ciao Nonno Ciccio!”, a me sembrava di salutare mio figlio, si chiama anche lui Lorenzo”.
Altro giro, altra tappa: a Catanzaro Nonno Ciccio viene fatto accomodare in tribuna e non nel settore ospiti, con tanto di striscione “Pace tra gli Ultras”: “Lì mi hanno trattato benissimo, io ho cercato di rispettarli come sempre rispetto le tifoserie che ospitano me e gli altri ultras. Io non esulto ai gol, resto fermo. E’ una questione di rispetto. Pensa che una volta stavamo vincendo 2-0 e uno steward si è avvicinato per vedere se dormivo. ‘Che fai Nonno Ciccio, non esulti?’ E io gli ho detto ‘Mai!'”. E continua: “Io non vado allo stadio a fare il saltimbanco, vado per tifare la mia squadra.”
Alla domanda sulla gara più emozionante che abbia mai visto, quella dove il cuore batteva più forte delle altre volte, resta spiazzato: non se lo aspettava, fa mente locale e poi riparte subito. “A Benevento, sei o sette anni fa, con Zeman allenatore. 0-0, rimanemmo in nove contro undici. Io dissi che se fossimo rimasti sullo 0-0 fino a cinque dalla fine avremmo vinto. Segnò Agodrin a cinque minuti dalla fine…incredibile!” In casa il ricordo più bello è “quando battemmo l’Inter Campione del Mondo in casa, 3-2. Che partita, l’ho impressa in mente.”
Come impressa in mente ha tutta la geografia dell’Italia: “Io quando viaggio osservo tutto, quando ci penso mi passa davanti tutta la cartina d’Italia vista dai miei occhi.” Che uomo, anzi, che super-uomo. A 91 anni viaggia ancora in trasferta a bordo della sua Renault Laguna (“sono quasi meccanico io, se ha qualche problema lo capisco subito, ma va benissimo”). La prossima è ad Andria, trasferta vietata a tutti i tifosi del Foggia…tranne a lui: “Ti dico già che Nonno Ciccio entrerà allo stadio.” Non ci sono dubbi.