Fiorentina, Sousa: “La cena con lo Zenit? Non devo giustificare nulla. Ho un contratto: non devo parlare di altro”
Una settimana difficile, pesante. Polemiche, critiche, voci che si rincorrono. L’ultima? Una cena con lo Zenit per Paulo Sousa, una città – Firenze – che non reagisce benissimo. Per questo in sala stampa, alla vigilia del derby con l’Empoli, il piatto principale per l’allenatore della Fiorentina è questo: tra il presente, la crisi di risultati, ed il futuro. “Non posso giustificare con chi sono ogni cena che faccio. Io conosco benissimo questi momenti di speculazione, io ho un contratto e non ne devo parlare. Il Presidente ha già dichiarato pubblicamente di voler continuare insieme, si specula su tutto… Si dice anche che il mio Presidente abbia già parlato con altri 4/5 colleghi. Io oggi sono l’allenatore della Fiorentina e sono concentrato su questo, non devo farmi distrarre da queste voci: vogliamo tornare a vincere, essere noi stessi, divertirci e far divertire. Il ciclo Paulo Sousa? Ci sono tanti fattori che comportano il fatto di lavorare a lungo insieme: un allenatore non deve soltanto allenare, deve lavorare sul miglioramento collettivo e questo l’ho fatto. Quando parlo di cultura, dico questo. E per far questo ci vuole tempo e fiducia nei processi, nelle idee e nelle persone. Le mie parole? Non esiste futuro senza presente”.
Si torna anche sul campo, sulla partita dell’andata con l’Empoli che “incartò” la Fiorentina: “Una partita tra due allenatori che cercano di promuovere un calcio propositivo, ma una partita di altissima intensità, qualità e tecnica. E questo fa divertire. E’ chiaro che il risultato non sia stato il migliore, meritavamo la vittoria. Il momento negativo? Dentro la metodologia in cui credo, lavoriamo sempre allo stesso modo. Abbiamo una base… Per me quello che condiziona di più è l’aspetto mentale e quello tattico. E in questo abbiamo avuto un calo che ha dato questa variazione di risultati. Le nostre idee sono lì, i ragazzi sono bravi. Io sono un leader di relazioni, non dittatoriale. Per me una squadra è come una microsocietà. La parola “insieme”? E’ molto importante. Nella società esiste molta ipocrisia su questo. Il quarto posto fallimento o risultato importante? Sono concentrato e convinto del nostro lavoro. Dobbiamo far rendere tutti al massimo livello all’interno della nostra identità comune. L’obiettivo iniziale per me, sempre, è il miglioramento continuo dei giocatori: devo lavorare prima su questo. L’Empoli? Mi preoccupa anche perché le 12 partite senza vittoria coincidono con tanti assenti, con un calo di gioco… Adesso sono in crescita, alla ricerca di un risultato. Come noi: domani entrambe cercheranno la vittoria per cambiare totalmente l’aspetto mentale, meritiamo tutte e due di finire la stagione al meglio. Kalinic e Tello? Questa squadra è stata basata su circolazione di palla e verticalizzazioni non continue, ha dei cambi di ritmi. Cristian l’anno scorso ha giocato poco, per fare alta intensità continua hai bisogno di trovare continuità, quella che ancora non ha. Su di lui stiamo lavorando. Su Nikola credo che la squadra stia trovando altre dinamiche, lui è un giocatore di sponda e di profondità, ha capacità di lettura delle situazioni e di tempismo. Credo che ci manchi più movimento senza palla per spezzare il gioco… Vogliamo avere più variabili, ma nei momenti più difficili dobbiamo togliere complessità ai nostri ragazzi. I rapporti con la società? Non sono stato con i Della Valle a cena, mai stato durante la stagione. Credo che i miei rapporti con loro devono essere gli stessi che ho con la stampa, franchezza e chiarezza. Non mi hanno chiesto spiegazioni, perché non c’era bisogno di chiedere nulla”.