Fiorentina, Pioli: “Con Astori c’era simbiosi, mi manca non sentire la sua voce. Insieme portiamo avanti i valori che Davide ci ha insegnato”
C’è un prima e un dopo nella stagione della Fiorentina, una giornata che ha cambiato per sempre la stagione e la storia della squadra viola. La scomparsa di Davide Astori ha fermato il calcio e cambiato le vite di chi era abituato a trascorrere con lui i momenti più intimi. Dagli allenamento ai ritiri pre partita, fino alle gare, durante le quali la voce del capitano si sentiva forte e chiara da tutti. Anche da Stefano Pioli, che dalla panchina vedeva il numero 13 guidare la squadra come lui stesso avrebbe fatto. I due avevano un rapporto speciale, a raccontarlo è lo stesso Pioli sulle pagine del Corriere Fiorentino.
“È stata una cosa fortissima, enorme. Inizialmente ho temuto per i miei giocatori. Al martedì, alla ripresa degli allenamenti, è stata dura. Tanti dei nostri giovani forse non si erano ancora resi conto di quello che era successo. Spogliarsi, lavorare, allenarsi senza Davide quel pomeriggio ha creato un senso di vuoto in tutti noi. Ho iniziato io a parlare, poi ho chiesto a chi se la sentisse di dire qualcosa: tutti quelli che l’hanno fatto mi hanno detto che volevano portare avanti i valori che ci aveva trasmesso Davide, che volevano farlo per lui. Per riconoscenza e per affetto. In quel momento ho capito che avremmo avuto la forza per ricominciare, ho capito che era scattato qualcosa: personalmente io faccio ancora fatica a fare senza di lui. Con Astori c’era simbiosi, mi manca non sentire la sua voce in campo”.
Pioli torna poi anche su quella mattina a Udine: “In ritiro ho le mie abitudini, mi sveglio sempre presto e massimo alle 7:30 sono a fare colazione. Preparo la partita, penso a cosa dire alla squadra, per motivarla ancora di più. Quel giorno ricordo che mi aveva appena telefonato mia figlia Carlotta, poi mi hanno chiamato il Dottor Pengue e il team manager Marangon: “Scendi, scendi subito”. Sono arrivato davanti alla stanza numero 118 in pigiama, Sportiello era già lì: ‘Mister, Davide se n’è andato’. Ma ancora non avevo compreso fino in fondo la tragedia: poi aprendo la porta ho visto Marangon e Pengue che piangevano e Astori lì, fermo nel suo letto. Sembrava che dormisse, non era così. Il momento più difficile – continua l’allenatore – è stato il giro di tutte le camere per comunicare cosa era successo al resto della squadra: è una cosa che non auguro a nessuno”.
“Alla fine della partita con il Benevento ci siamo guardate e ci siamo abbracciati, in silenzio: non c’era bisogno di parole. Eravamo tutti sollevati dopo una settimana che pensavamo fosse impossibile da superare”. Un dolore immenso che Pioli e tutta Firenze hanno però visto come una sorta di nuovo inizio: “Io la vedo come un’occasione – ha aggiunto l’allenatore – per la società, per la città e per tutti noi. Da questa tragedia che stiamo vivendo dobbiamo tirar fuori qualcosa di positivo per il futuro perché solo la compattezza e la passione potranno farci ottenere risultati importanti. Davide ci ha insegnato che con serietà e serenità si possono fare grandi cose e noi possiamo farle. Non so cosa sia successo a Saponara, non so dire se c’entri Davide, di sicuro dopo Udine si è allenato come mai fatto prima. L’ho visto bene, l’ho messo in campo e lui ha risposto da giocatore importante”.
Pioli ha poi parlato anche di questo finale di stagione, delle aspettative per questa annata e anche della prossima: “Mi aspetto tanto in queste ultime partite, innanzitutto perché sono sicuro che la squadra possa dare il massimo fino alla fine. Per la nostra classifica saranno decisive le prossime tre settimane dove giocheremo addirittura sei volte e dovremo essere bravi ad usare le forze. Abbiamo un calendario equilibrato mentre per quanto riguarda l’anno prossimo dovremo essere bravi nelle scelte perché l’obiettivo sarà migliorare la squadra e provare a riportare la Fiorentina a lottare per le posizioni di vertice. Questo è un gruppo che prima mi piaceva, ora mi inorgoglisce. Voglio in squadra gente che abbia qualità tecniche e motivazioni eccezionali. Sarri o Allegri? Giù il cappello di fronte al gioco del Napoli ma io scelgo Allegri perché legge le partite come nessuno, cambia la sua squadra in base alle esigenze. Il Napoli gioca benissimo ma sempre allo stesso modo e poi Max vince. Per quanto riguarda il mio futuro posso dire che vengo da un’esperienza negativa, sono ripartito subito solo perché mi ha chiamato Firenze e perché questa proprietà mi ha fatto capire le sue idee. Il mio contratto non è importante, c’è un’opzione di rinnovo a favore della società e se loro vorranno non ci saranno problemi. Quando co che dall’altra parte c’è stima sono pronto a dare tutto”.