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Fiorentina, Montella si presenta: “Qui per costruire nuovo ciclo”

Il nuovo allenatore viola alla presentazione: “C’è meno entusiasmo rispetto a prima, va ricostruito. Le mie esperienze negative? Mi hanno migliorato. Io convinto nel giro di tre ore”

Vincenzo Montella è tornato. Lui e la Fiorentina, una coppia che si era presa una pausa di riflessione ma che adesso è tornata insieme. Quattro anni dopo, dal 2015 ad oggi il tempo è volato. Nel mezzo qualche sofferenza di troppo da entrambi le parti: "Ringrazio la società, in primis la famiglia Della Valle e Cognigni per questo atto di stima – si è presentato così il nuovo allenatore viola – ho parlato con il direttore Corvino e con Diego (Della Valle). Con Andrea purtroppo no perché era in volo per la Cina. C'è un po' meno entusiasmo di prima, ci sarà da ricostruire. Ma sono tornato con grande piacere".

Un contratto fino al 2021, perché Montella non è un traghettatore ma una soluzione per il futuro: "Cosa mi ha convinto a tornare? Mi ha convinto parlare di calcio per tre ore con la società. La mia prima Fiorentina era diversa, era finito un ciclo ed era giusto salutarsi. E' vero, è finita in modo burrascoso, ma poi abbiamo chiarito. Dove potremo arrivare lo dirà il campo. Se siamo tutti uniti, dalla proprietà alla squadra, faremo sempre un punto in più. I tifosi sono delusi e lo capisco. E' finito un ciclo e adesso bisogna ripartire".


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Domenica sarà tempo di scendere in campo. Primo obiettivo rialzare la squadra dunque: "Il primo contatto è stato molto veloce – ha continuato Montella – le ultime 48 ore sono state molto movimentate. Ci voleva un momento di adattamento, da domani si riparte con giocatori che vogliono determinare e che guardano avanti con forza e convinzione. Al di là dell'aspetto tecnico, che conosco bene avendo visto tante volte la Fiorentina, mi interessa l'energia e la voglia di determinare. Bisogna pensare alle cose positive e non a quelle negative. Così ci sta che un' annata particolare possa diventare storica per la Fiorentina".

E allora la prerogativa diventa mettersi a lavoro: "Vorrei divertirmi, vorrei arrivare al risultato così. Credo che la Fiorentina sia la squadra più giovane d'Europa, una squadra di prospettiva su cui si può lavorare. Io ho accettato questa proposta perché amo la professione. Non è vero che non ci fossero delle alternative, il mio procuratore lo sa. Sono arrivato alla Fiorentina perché volevo essere qui".

Quattro anni dopo appunto: "Adesso ho qualche capello bianco in più sicuramente – ha scherzato Montella – ho qualche esperienza in più, che mi ha migliorato. Ho trovato delle difficoltà, ma anche in quelle ho ottenuto dei risultati. Ho ancora voglia di stare in campo. Impazzisco nel fare questo lavoro, nel vedere i calciatori che possono migliorare. Stavo bene anche a casa, ma appena è arrivata la Fiorentina ci siamo messi subito d'accordo".

Alla fine del campionato mancano sette giornate. L'obiettivo più grosso, però, è la Coppa Italia: "Arrivo in una squadra che fino a Natale si giocava la Champions e che ha faticato nel girone di ritorno. Ci sono dei bravissimi ragazzi che hanno bisogno di sostegno perché nelle difficoltà possono leggermente smarrirsi. La Coppa Italia è importante, ma non è l'unico obiettivo perché ci sono anche le partite di campionato. Per arrivarci bene bisogna preparare bene soprattutto quelle".

A dargli una mano dovranno essere, per esempio, Muriel e Chiesa: "Il primo non lo riesco mai ad allenare per un anno intero – ha scherzato Montella – ma sempre per pochi mesi. Ha potenzialità straordinarie, può fare di più in termini di continuità e fase realizzativa. Federico è un giocatore straordinario, che ogni allenatore vorrebbe. Ha voglia e fame calcistica in ogni allenamento".

Sull'approccio tattico: "Mi baso sui giocatori che ho. Per plasmarne alcuni ho bisogno di tempo, altri non riesci neanche. Le mie riflessioni le sto facendo. Al di là della semifinale non abbiamo tempo per pagare dazio con eventuali stravolgimenti".

Infine un appello ai tifosi, con cui non si lasciò benissimo: "Ma le cose vanno sapute contestualizzare. Parlai di dimensione perché la squadra era ferita e io volevo vincere le ultime cinque partite. Volevo prendermi la responsabilità per caricarmi dei giocatori che così avrebbero dato tutto per l'allenatore. Fu una scelta fatta per il bene della Fiorentina".