Fiorentina, il saluto di Pasqual: “Grazie Firenze, è un arrivederci. Via perché non rientravo nei piani di Sousa”
Undici anni in viola, oltre 350 presenze con la maglia della Fiorentina. Manuel Pasqual è un pezzo di storia dell’era Della Valle: contro il Palermo la sua ultima al Franchi, poi l’addio annunciato. A fine stagione, alla scadenza del contratto. E oggi, il saluto alla città che lo ha accolto e cresciuto dal 2005 ad oggi: “Volevo ringraziare la società, la famiglia Della Valle che mi ha permesso di fare uno dei lavori più belli del mondo. In una città bellissima dove ho messo le radici, possono solo ringraziarli. Voglio ringraziare la città ed i suoi tifosi perché contro il Palermo è stata una domenica particolare, mi aspettavo un saluto ma non un “casino” così. E’ stato un colpo allo stomaco e al cuore. La mia faccia e le mie emozioni hanno veramente salutato e applaudito tutta questa gente. Ho un unico rimpianto, quello di non poter dire di aver chiuso la carriera qui. Si volta pagina e si riparte, peccato non essere riuscito a vincere nulla. Sarebbe stato l’apice… Siamo arrivati vicini alla Coppa Italia e all’Europa League, peccato non averci messo le mani sopra da capitano. Un po’ mi turba, vado via con questo grande rammarico. Anche se non ho alzato nessun trofeo, vado via da vincente lo stesso perché sono entrato nel cuore della gente e questo mi fa andare via col sorriso. Ringrazio tutti i compagni di squadra che ho avuto dal 2005 ad oggi, ho un buon ricordo ed un buon rapporto ancora. Ognuno di loro mi ha dato qualcosa da portarmi dietro. Voglio salutare Luca Toni che ha deciso di smettere, mi dispiace perché continuava a segnare. E voglio fargli un grande applauso, ha vinto tutto quello a cui un calciatore poteva aspirare”.
Poi le domande dei giornalisti, che ripercorrono la sua carriera ed i motivi dell’addio: “Finisce perché nel calcio di oggi i giocatori non rimangono solo per volere della società, è normale che ci sarei rimasto. Quanti anni posso giocare ancora? Speravo che la mia avventura finisse qui. L’anno scorso ho trovato poco spazio, ad ottobre/novembre non ero contento perché mi sentivo bene. Il reparto tecnico mi disse che se non ero contento potevo andare via. Alla fine era venuta una squadra, poi Andrea Della Valle ha bloccato la cessione. Ho accettato questa decisione, voleva dire che avevo la sua stima. Se però questa cosa si prolunga… anche lui ha capito che non avevo più voglia di stare fuori, anche conoscendo il mio ruolo nella squadra. Non ho la presunzione di fare 50 partite l’anno, ma se ne faccio 10/15 so qual è il mio ruolo, soprattutto in una grande squadra. Lo accettavo, ma se dovevo essere considerato un peso… preferisco andare via, anche se la proprietà mi ha manifestato il suo dispiacere. Andrea Della Valle mi ha abbracciato e mi ha detto che non rientravo più nei piani tecnici. Mi dispiace perché non so chi ha preso questa decisione. Voltiamo pagina, mi porto dietro le parole del presidente che è la punta della piramide. Non so se ha subito questa decisione o no, sicuramente quando speri sia un arrivederci… Il ricordo più bello? Ce ne sono tanti… E’ difficile dirne solo uno. La Nazionale al primo anno, la Champions… L’immagine che vorrei rimanesse è il gol all’Udinese in semifinale con l’abbraccio dei tifosi. La fascia tolta? Sì, mi è stata ridata solo per circostanze particolari. Le 350 presenze e l’addio… Non mi è stato comunicato nulla quando me l’hanno tolta, neanche domenica quando me l’hanno ridata. Solo una distinta da firmare… Ovviamente chi l’ha deciso è Sousa, i motivi deve dirli lui. Conosco il mio carattere, so che sono un rompiscatole, però sono convinto che un capitano deve rappresentare la propria squadra dentro e fuori dal campo. Ero convinto di poter essere l’uomo giusto per quel ruolo, mi è stato tolto ed il motivo lo dirà Sousa se vuole. Spero non sia per il mio carattere… del mio carattere ne vado fiero. L’Empoli? Non c’è stato nulla, non mi sono mosso. Avevo la speranza di rimanere qua… Le ipotesi le vaglierò tutte, sicuramente mi darò una data di scadenza. I figli? E’ stata la cosa più dura dirlo a loro… Il grande è nato qui, questa è casa sua. Lo ha capito domenica allo stadio che stavo andando via… Il capitano? Non voglio dare consigli, sono sempre stato abituato a non chiederli ma a prendere qualcosa di positivo da chi era stato il mio capitano. Gonzalo è qua da 4 anni, sa cosa rappresenta la fascia per Firenze. Non è un ruolo semplice, ma lo saprà fare nel migliore dei modi. Spero che Davide Astori prenda il mio numero, andrà sulle spalle di una persona come me. I sassolini? Sousa dice che ha deciso Cognigni… non lo so, mi dispiace solo che non mi sia stato detto. Spero che riesca a fare bene con questa squadra perché avrà un tifoso in più, è stata la mia squadra per il 90% della mia carriera. Il futuro? Spero davvero che ci sia la possibilità di tornare a lavorare qui. Non so in che ruolo, non ho le idee chiare. Mi vedo ancora giocatore, non mi sono posto nessun obiettivo… Mi piacerebbe lavorare per questa società”.