Fiorentina, Borja Valero: “La Roma mi voleva questa estate? Non so e non ho voluto ascoltare”
“Il calcio a inizio carriera assomiglia a X-Factor, solo che non c’è il pubblico a salvarti”. A Borja Valero è andata bene e anche alla Fiorentina, che nel 2012 lo prelevò per poco più di 7 milioni di euro da un Villarreal in crisi e retrocesso. Dopo quattro anni Borja è diventato leader e idolo indiscusso dei tifosi viola. Tecnica e classe in campo, carisma e personalità fuori, il centrocampista spagnolo si è raccontato nel corso di una lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport.
Si parte dalla religione:“Non credo a un’altra vita. Per me non c’è niente dopo la morte e quindi so che non rivedrò più mia madre. Mi rendo conto che non avere questa speranza mi fa stare peggio, ma ritengo sia giusto essere coerenti. Rocio, mia moglie, la pensa come me e in questo modo educheremo i nostri figli. Comunque, anche se non può ascoltarmi, parlo con mamma Sagrario ogni giorno e so pure che gli sbagli che ho commesso nei suoi confronti, era giusto farli per crescere, e se rinascessi li rifarei. La sua morte è riuscita a cambiami, a farmi capire che cose come il denaro non contano davvero. Da quel momento sono un Borja Valero diverso”
Casting Real? Lui ci è riuscito: “Per me il calcio era un divertimento, ma ho smesso di viverlo in modo spensierato nel giorno in cui sono andato al Real Madrid, a 11 anni. Mi ritengo fortunato per avercela fatta, altrimenti sarei molto più amareggiato. Durante la mia formazione ho vissuto con oltre 300 ragazzi e l’85% di loro non ha sfondato. Tutta gente che ha sacrificato l’adolescenza per niente. Quelli scartati li vedevi partire con lo zaino, dall’oggi al domani, e mi dicevo che avrei potuto fare anch’io quella fine. Era stressante perché non dipendeva soltanto dal campo, ma anche dall’opinione dei formatori. Assomigliava a X-Factor, solo che non c’era il pubblico a salvarti. Ho visto tantissime lacrime”.
Borja lo ammette, nella vita è stato fortunato: “Sì, certo. Sono un privilegiato, posso dare ai miei figli la migliore educazione. Eppure,come dice Iniesta, i veri eroi sono quelli che salvano le vite. Noi facciamo solo divertire la gente. Sì, ma è difficile. Tutti i ragazzi in fondo vorrebbero fare questa professione. Toccherebbe ai più famosi, quelli sempre in vetrina, dare dei valori diversi a quelli che sono più giovani. Siamo considerati superficiali? A me tanto. Certo, c’è gente fra noi che pensa solo ai soldi e alle macchine, ma non sono tutti così. Anche io una volta pensavo di più al denaro, perché in fondo non è che la mia famiglia fosse ricca. Poi però le cose cambiano. Controllo antidoping più leggero in Spagna? È vero, non so perché. I rischi sono dappertutto, però nel calcio non ho mai avuto brutte sensazioni, anche se non metterei mai la mano sul fuoco”.
Differenze tra calcio inglese, spagnolo e italiano: “Il tifo in Inghilterra è meraviglioso. Quando giocavo nel West Bromwich e retrocedemmo, alla fine dell’ultima partita vollero che facessimo il giro di campo per applaudirci. Qui o in Spagna non sarebbe mai successo. Insomma, ci vorrebbe un mix, perché in Liga il calcio è più elegante, mentre in Serie A c’è più tattica. Roma? Non so se il treno sia mai passato davvero questa estate e in ogni caso non ho voluto ascoltare, perché ho avuto la fortuna di poter scegliere. Vincere mi interessa ancora, però so bene che è molto difficile battere società più ricche, anche se ci voglio sempre provare. A cominciare dal Napoli, anche se non sarà facile con campioni come Callejon e Martens“.
Corsa scudetto? “La Juve vince sempre e ha comprato anche i due giocatori più forti di Napoli e Roma, ma spero in un torneo equilibrato. Le inseguitrici se la possono giocare”. In chiusura d’intervista Borja Valero affronta il capitolo Nazionale: “Se l‘Italia può battere la Spagna? Certo, il calcio non è matematica. Nello scontro diretto tutto può succedere, come è accaduto all’Europeo. Azzurri da Spagna? Credo che Buffon, Barzagli, Bonucci potrebbero trovare spazio di sicuro. E poi c’è Verratti: io impazzisco per lui. Mi somiglia?Magari gli somigliassi. Lui è più istintivo, ha lo stile di Iniesta e Silva. Sono stato felice da tifoso perché abbiamo vinto tutto. Aver giocato all’estero in un club non di primo piano forse mi ha penalizzato, ma sono contento. Anche se questa è la sola vita che ho, mi sento fortunato”.