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“Fino a 12 anni niente calcio”. Capitan Iori si racconta e svela i segreti del Cittadella

Fino ai 12 anni, Manuel Iori, capitano e simbolo del Cittadella attualmente capolista in serie B, non poteva giocare a calcio. “Per colpa di una ciste benigna che avevo sul braccio, l’osso non mi cresceva nel modo corretto”. No agli sport di contatto, si al tennis e agli allenamenti di basket. Palliativi. E non è un caso che “Don’t let dreams always be dreams” sia il biglietto da visita che ha scelto per i suoi 1.222 follower su Instagram. Didascalia ad doc. “Una frase che mi rappresenta”. In tutto e per tutto. Perché Manuel non ha mai permesso ai suoi sogni di restare sempre (e solo) sogni. “Ho giocato a calcio in tutte le categorie possibili e immaginabili e dalla serie D sono arrivato in A. Ci ho sempre creduto, non ho mai mollato”. E qualche rivincita è arrivata. “Alla seconda giornata in A subito Chievo-Milan. Mi sono trovato a sfidare gente come Thiago Silva, Seedorf, Ronaldinho, Pato… non puoi capire la mia soddisfazione! Anche perché da giovane, dopo alcuni anni negli allievi dei rossoneri, sono stato scartato”. Oggi, in un cassetto nascosto della sua camera, conserva un ricordo di quella partita. “Chiesi la la maglia al più forte di tutti. Al più forte di sempre! Hai capito? Non te lo dico neanche…”. Andrea Pirlo, idolo e modello di Iori. “Mio figlio spesso tenta di mettersela per qualche partitella tra amici ma per me quella è assolutamente intoccabile, una reliquia. Se mette le mani lì dentro gliele taglio”.


Se Iori non avesse fatto il calciatore, probabilmente, adesso farebbe il dentista. “O l’odontotecnico! Nel periodo in cui non potevo toccare un pallone da calcio mi sono messo a studiare. Tra l’altro, in famiglia, c’era già uno studio ben avviato”. Previdente. Ma la verità è che il semplice ‘calciatore’ non lo è mai stato. Leader, occhi anche dietro la testa e geometrie perfette, lì in mezzo al campo. Meglio ‘capitano’, per gli amici ‘capi’. La sua esperienza al Cittadella è iniziata nel 2006. “C’era già il direttore, Stefano Marchetti, che mi prese a zero come svincolato dal Carpanedolo in C2. Ma era da un paio d’anni che mi ronzava attorno”. A proposito, un giudizio a freddo sul deus ex maquina di questa piccola, solida, realtà calcistica. Iori va dritto. “Marchetti è un genio. Lavora un po’ all’antica, in un modo tutto suo, ma vede sempre prima degli altri se un ragazzo può diventare un giocatore di calcio. Appena intravede del potenziale ci punta subito forte. E poi cerca in tutti i modi di dargli la possibilità di esprimersi”. Altra sua peculiarità, merce rara: la pazienza. “Pochi giovani fanno bene subito, al primo anno. Ti faccio due esempi. Meggiorini, per i primi sei mesi, non vedeva il campo. Il direttore non ha mai detto ‘molliamolo’ o ‘cambiamo’, anzi. E poi ha avuto ragione. Uguale Baselli, che solo al secondo anno ha fatto vedere cose straordinarie”. Capitan Iori detta la linea e avverte. “L’unica cosa che non si deve mai fare, qui a Cittadella, è sbagliare atteggiamento”. Un aggettivo per il Marchetti durante il periodo di mercato: “Sulle sue! Sente una responsabilità maggiore rispetto a un altro direttore. A Cittadella gestisce tutto lui e non vuole mai sbagliare. Questo ti dimostra quanto bene voglia a questa società”.

Adesso diamo un po’ i numeri. Età: 36. Presenze in B quasi 260. L’anno scorso 9 gol e 1 assist, quest’anno già 2 in 3 partite. Entrambi su rigore, la specialità della casa. “Non mi ritengo infallibile. Però li ho sempre battuti, mi piace, lo sento mio. Naturale. Credo che un ‘rigorista’ lo sia di carattere, anche nella vita. Non è da tutti. C’è chi li tira solo in allenamento e chi fa gol in partita”. Lo scorso weekend ecco una doppietta dagli 11 metri con tanto di dedica speciale. Doppia dedica. “In tanti anni non ho mai dedicato un gol a mia moglie o a mio figlio, ma quel giorno era il compleanno di entrambi!”. Della cultura del lavoro ha fatto la sua forza. E di tutto il Cittadella. Tanto per dirne una: nel giorno libero lui si allena in palestra, anche alle 8 del mattino. “Qui si fa così. Il nostro segreto è lavorare un po’ di più”. Sempre con entusiasmo. “Quest’anno abbiamo cambiato molto nella rosa ma è stato un ricambio che, dopo 3 anni sempre insieme, fianco a fianco, forse era inevitabile. Altrimenti si rischia di cadere nell’abitudine. Parolina negativa. La società ha portato aria fresca. Dispiace per chi è andato via perché eravamo tutti ottimi amici”. Uno dei tanti, Christian Kouame, ora al Genoa. “E’ venuto a trovarci di recente! E’ un ragazzo meraviglioso, solare. Trasmette allegria. Merita tutto quello che gli darà la vita. L’hai comprato al fantacalcio? Farà benissimo vedrai. Io ci gioco ancora! La mia coppia è fissa e non si tocca, con Manuel Pascali”. Due #visionari – chiedere al ‘Pasca’ il senso dell’hashtag – innamorati del Cittadella e che a Cittadella hanno trovato una seconda giovinezza. Iori ne è ancora il capitano, e lo sarà per molto. “Fino a quando corro”. E poi? “Mi stai chiedendo cosa farò da grande?”. Manuel non dice ‘il dentista’. “Spero l’allenatore! Mi piacerebbe un sacco”. Un altro sogno che non resterà solo sogno.