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“Figlio d’arte? No!”. Dall’idolo Acerbi al primo gol in B: Ravanelli si racconta

“Rava, ci hai messo il piedone col Verona!”. “Direi di si! Il mio ’44’ non sarà così grande ma è comunque una ‘bella barca’”.

Su cui il Padova è salito per non affondare, al Bentegodi, contro una squadra che punta alla promozione. “Un debutto in serie B da sogno. Esordio con gol! Non potevo chiedere di più. Anzi, la vittoria”.

Luca Ravanelli di mestiere fa il difensore centrale. “Me l’ha ripetuto anche Bisoli! Il mio compito è non far fare gol agli altri”. Anche se il cognome profuma di goleador nato. A proposito.

“Sei sicuramente figlio di,…” aggiungiamo noi. Ma chiariamo subito. “No! No! Me lo chiedono tutti, lo pensano tutti! Ma voglio spiegarti perché esiste questo dubbio, al di là del cognome”. Vai.

“Ravanelli Fabrizio ha realmente un figlio che si chiama Luca – che non sono io – e sul seguitissimo transfermarkt hanno ‘unito’ i nostri profili. Quindi figurati, il web è impazzito. Non so davvero come fare a togliere quest’incomprensione. Anzi, vorrei fare un appello se posso”. Già fatto.

Luca è cresciuto tra le valli di Trento. Il soprannome sembra veneto ma non lo è. “Ravanei”. Dialetto trentino. “In quello padovano ci sono molte più ’s’”.

Gioca a calcio da sempre, anche se il richiamo degli sport invernali c’è stato eccome. “Mi piaceva molto lo snowboard, oltre allo skateboard. Poi quando mi ha chiamato il Parma per giocare in primavera allora ho puntato solo sul pallone. Adesso basta snowboard altrimenti rischio infortuni gravi ai legamenti delle ginocchia”.

L’idolo è originale: Francesco Acerbi. “Da piccolo sognavo Nesta perché seguivo molto il Milan. Quando ho iniziato a confrontarmi con giocatori importanti, in società di un certo livello come Parma e Sassuolo, ho toccato con mano determinate realtà.

Posso dirti che Acerbi è il profilo a cui io aspiro. E’ fortissimo, per mentalità e capacità. Pazzesco davvero. Ogni volta che lo vedevo allenarsi mi lasciava senza fiato”.

Ravanelli ha solo sfiorato l’esordio in serie A “sono stato convocato sia col Parma sia col Sassuolo” ma ha lavorato con allenatori importanti. “Di Francesco, senza dubbio. Ricordo che mi spiegava per filo e per segno tutti i movimenti, le diagonali da fare. E poi Crespo, nel Parma Primavera”.

Hernan! “Se l’ho mai dovuto marcare? Non partecipava alle partitelle in allenamento! Fortunatamente”. L’unico che, per ora, gli ha fatto girar la testa è “Palacio”.

“In Coppa Italia – Bologna-Padova – mi ha letteralmente fatto vedere i sorci verdi. Te ne dico un altro: Pazzini. Sabato mi è pesato tantissimo. In 20’ ha fatto il panico”.

Da Luca a un altro Luca, perché chi ha provato spesso a contenere è Clemenza, ora suo compagno al Padova. “Dei giovani con cui mi sono misurato è sicuramente il più promettente. Dico sul serio, ci ho giocato spesso contro e mi ha sempre lasciato a bocca aperta. Fortissimo”.

“Quindi il Padova è in giovani, buone mani?”. Luca sorride. “Speriamo! Il mio cartellino è del Sassuolo ma voglio dimostrare, soprattutto a me stesso, che in serie B ci posso stare”.

Pure col ‘piedone’ da goleador che si ritrova. E’ giovanissimo, Ravanelli, ma è un ragazzo che bada alla sostanza.

“Foto con giocatori famosi? Non ne chiedo. Che me ne faccio? Scaramantico? Non lo sono. Ascolto musica rap e rock ma non la canto…. per fortuna vostra!”.

Al debutto in B ha scambiato anche la sua prima maglia. “L’ho chiesta io! A Laribi. Quando io ero in Primavera al Sassuolo lui aveva la 10 in prima squadra. A inizio partita si è ricordato di me. Non me l’aspettavo. Così a fine partita mi sono portato a casa la sua del Verona. E’ la prima che ho”.

E non sarà sicuramente l’ultima perché ‘piedone’ dopo ‘piedone’ ‘Ravanei’ cammina verso l’alto.