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Feyenoord forza 7 (e davanti a tutti): i 3 segreti della rivoluzione van Bronckhorst

Una diga: Dam. Che sbarra la strada a un piccolo fiume, il Rotte. Rotte(r)+dam. Olanda meridionale. Famosa per il suo mare, certo. Ma anche per quel porto che è il più grande d’Europa. A Rotterdam però sono tornati a sorridere anche dentro ad uno stadio, il De Kuip. La vasca, la casa del Feyenoord. Che si è svegliato anche stamani in testa all’Eredivisie. E il merito è praticamente quasi tutto suo: Giovanni van Bronckhorst. La parola chiave è una: pazienza. Quella che i tifosi hanno dal 1999, l’anno dell’ultimo titolo olandese. Quella che la società ha avuto esattamente sette mesi fa, dopo la settima sconfitta consecutiva in campionato. Ecco, lo scenario è ribaltato: sette mesi dopo, dopo la settima vittoria in sette partite, il Feyenoord è lassù da solo. Una parola chiave, tre segreti. Perché la pazienza aiuta, ma non è tutto qui.

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1. La mentalità – Giovanni van Bronckhorst ha cambiato la mente del Feyenoord. In campo, e fuori. E’ riuscito a portare in panchina le vittorie che aveva guadagnato in campo, ma soprattutto è diventato allenatore. Prepara le partite e poi le vive al 100% fino al 90’: a tratti hai l’impressione che la cravatta gli stia troppo stretta, ma è tutto finalizzato al risultato. Sa quando strigliare la squadra, quando protestare con il quarto uomo, quando allentare i toni. Ha saputo smorzare le aspettative al suo arrivo, quando i tempi non erano ancora pronti. Ed ora sa premere sui pulsanti giusti per caricare un gruppo che ha battuto lo United di Mou in Europa League e sconfitto il PSV in casa sua. Gio ha sposato la filosofia del club arricchendola della propria esperienza. Quell’eterno legame tra passato e modernità che si respira a Rotterdam si riflette anche sul Feyenoord, che viaggia forte con i suoi giovani e con l’esperienza dei senatori. Ah, ha riportato a Rotterdam anche una Coppa d’Olanda l’anno scorso. Come si dice? Vincere aiuta… a vincere ancora.

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2. Il modulo – Tradizione olandese, innovazione Gio. Si parte dal 4-3-3 e ci si evolve, perché il Barcellona ha lasciato il segno anche su di lui. Due mediani più bassi, un centrocampista più alto. E via col 4-2-1-3, addirittura 4-2-3-1 se il trequartista lo fa Kuyt. Il Feyenoord di van Bronckhorst è una squadra compatta e tenace, prima di tutto. Occhio ai numeri: due soli gol subiti in campionato, nel filotto delle 7 vittorie di fila aiutano. Come Botteghin, centrale che sogna Chiellini e che per 4 volte è stato votato uomo-partita. E poi una sola sconfitta in stagione, l’1-0 in Supercoppa contro il PSV. Spettacolo? Anche, perché il Feyenoord di Gio sa vincere 1-0 (anche soffrendo, anche di fortuna), ma sa anche far divertire. E divertirsi. Due 5-0, due 4-1: lo show è servito.

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3. Il mercato – Se un anno spendi oltre 10 milioni di euro (che per l’Olanda è già cifra da appuntarsi su un taccuino) e l’anno dopo appena poco più di 3 (e per un solo giocatore), potrebbe sembrare che vuoi ridimensionare la squadra. Potrebbe, perché non è così. La filosofia Feyenoord e la mentalità Gio si sono trovate, combaciano. In due anni via i grandi senatori (rimangono solo quelli funzionali al progetto, come il capitano Kuty o il portiere Jones: faceva la riserva al Liverpool, ora a 34 anni salva il Feyenoord quando serbe), via anche i talenti migliori. Non svalorizzazione, ma plusvalenze, quelle che hanno risistemato i conti del club come i 12 milioni incassati per il giovanissimo Clasie. Dentro adesso i nuovi talenti dell’Accademia, che magari ti aspetti ultramoderna e spettacolare e che invece ha “alloggi e strutture da dilettantismo”. Ma tanto poi conta il campo, mica dove dormi. E allora pensi subiti a Vilhena: anni 21, nel Feyenoord da quando ne aveva 8 e titolare in prima squadra dai 17. Lo voleva l’Inter, è rimasto con Gio. Il gol-vittoria allo United di Mou in Europa League è il suo, quelli in campionato invece sono quasi tutti di Nicolai Jorgensen. Tre milioni e mezzo in estate al Copenhagen, la stella del mercato è stata lui. In passato ha segnato pure alla Juventus in Champions, ora (con 6 gol in 7 partite) accende i sogni del de Kuip.

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Una parola chiave, tre segreti. Un condottiero di nome Gio. Eccolo, il Feyenoord. La diga che vuole arginare lo strapotere di Ajax e PSV.

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