Eto’o torna sul Triplete con l’Inter: ”Ci ho sempre creduto. E quel patto…”
Le parole dell’ex attaccante nerazzurro sulla sua avventura in Italia
“Ho sempre creduto nel Triplete con l’Inter”, esordisce così Samuel Eto’o dal palco del Festival dello Sport di Trento. L’ex attaccante dei nerazzurri, protagonista nella storica annata del 2010, è tornato a parlare dei trofei conquistati in maglia Inter.
Triplete con l’Inter, le parole di Eto’o
Immancabili domande sulla sua avventura italiana più ricca di successi in assoluto, all’Inter. Eto’o non si sottrae, anzi: ”La maglia più bella d’Italia. Magari non mi crederete, ma chiedetelo: credevo alla Champions. Quando sono andato a firmare il contratto c’era una differenza di soldi, io ho detto di metterla come premio che massimo due anni l’avremmo vinta. Avevamo una squadra di lottatori e di brave persone con un allenatore unico, che capiva perfettamente ogni giocatore e i tifosi dell’Inter. Ha combinato tutto in modo perfetto. Se rivedi la partita di ritorno col Barcellona è ovvio che avevamo bisogno del fattore fortuna: l’abbiamo avuto perché abbiamo dato, dato, dato per tutto l’anno. L’Inter può vincere ancora il campionato, lo spero. Ho visto la sconfitta all’ultimo secondo col Real Madrid: può succedere. C’è una squadra per competere e vincere ma serve lottare”.
Ad ascoltare le dichiarazioni di Eto’o presente anche il numero uno della Liga Javier Tebas, che elogia il suo campionato e attacca quelli che ha definito i “club-stato”, al secondo Manchester City e Psg. Il pensiero dell’ex attaccante non è lontano da quello del padre padrone della Liga: ”Sono pericolosissimi per il calcio europeo. Il Psg solo quest’anno paga più di 600 milioni si stipendi e ha introiti non oltre i 250 milioni. Onestamente, nessuno di noi crede davvero che abbiano guadagni maggiori del Manchester United. Così si inflazionano i salari, nessuno può pareggiare loro offerte: questi non sono soldi che vengono da calcio, ma dal petrolio.
Ora vediamo cosa accadrà con il Newcastle, con il fondo dell’Arabia Saudita. Questa evoluzione del calcio è pericolosa tanto quanto la Superlega”.