Ferrieri Caputi: “Voglio essere giudicata come arbitro, non come donna. L’esordio? Non ci ho creduto fino alla fine”
L’intervista della direttrice di gara Ferrieri Caputi dopo l’esordio in Serie A
Domenica 2 ottobre 2022 è la storica data in cui per la prima volta una donna ha arbitrato una partita di Serie A. Maria Sole Ferrieri Caputi ha infatti diretto la gara tra Sassuolo e Salernitana, entrando così di diritto nella storia del calcio italiano.
Dopo l’esordio in Serie A, la direttrice di gara ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport: «L’esordio? Bellissimo, me lo avevano detto, non ci ho creduto, almeno fino a quando non sono entrata sul terreno di gioco».
Le parole di Ferrieri Caputi
Invita a dare un giudizio sulla sua prestazione, Ferrieri Caputi fa un’analisi lucida: “I giudizi li dà il mio designatore, Gianluca Rocchi. Penso che sul rigore forse potevo avere un maggior angolo di visuale, ma il mio spostamento su una ripartenza complessivamente non mi è dispiaciuto. Anche se la posizione giusta, perfetta, non c’è mai”.
Raggiunto l’obiettivo della Serie A, ora la direttrice di gara ha nuovi sogni da inseguire: “Una grande competizione a livello femminile, il prossimo anno c’è il Mondiale, è difficile, oppure gli Europei e il Mondiale successivo”.
Ferrieri Caputi ha poi spiegato le difficoltà di essere una donna in un mondo prettamente maschile: “Non mi piace il giudizio continuo, al quale noi donne siamo più esposte, sia che tu sia riservata, sia che tu sia estroversa. Succede nel mondo, non nell’AIA o nel calcio. Se poi tutto questo si porta in un mondo ‘maschile’ come quello del calcio, sento che spesso devo stare attenta alle cose. E sinceramente spero che mi si giudichi come arbitro e non come donna, per una società più evoluta. Giudicate per il proprio lavoro e non per come ci si veste o ci si comporta”.
Inoltre, la direttrice di gara ha spiegato le maggiori difficoltà che una donna può incontrare: “Penso alla difficoltà di una maternità, e lo dico in maniera sana, perché ora come ora non ci penso. In un futuro, mi piacerebbe, ora forse non sono pronta, non è un peso. Però spesso ci troviamo davanti ad una scelta, non imposta da qualcuno, ma essendo delle sportive, tendiamo a rimandare famiglia e figli. Anche su questo si potrebbe fare un passo in avanti. Fra colleghe ci confrontiamo, è comunque un tema al quale ci troviamo davanti quotidianamente. I nostri sacrifici vanno anche pesati rispetto ad alcune rinunce, o scelte, che gli uomini non devono fare. Molte colleghe hanno programmato la gravidanza in un anno dove non c’erano Europei e Mondiali. Si perde la naturalità di una cosa che è naturale, è comunque un pensiero in più, familiare da una parte e sportivo dall’altra”.
L’intervista completa nell’edizione odierna del Corriere dello Sport