Nando Galetti, da bagnino a giocatore a 47 anni: “Il calcio vince su tutto”
Quarantasette anni e non sentirli. Una telefonata, in piena notte, mentre, accantonato il calcio, aveva iniziato a fare il bagnino in uno stabilimento balneare di Monopoli, in provincia di Bari: 'Pronto, Nando, rimetta gli scarpini, abbiamo bisogno di lei'. E' l'incredibile storia di Fernando Galetti, argentino di Mar del Plata, per tutti il 'globetrotter', una macchina da gol capace di segnare oltre duecento reti tra Serie C e D. L'occasione è giunta dal San Severo, club foggiano di Eccellenza Pugliese in crisi di gol, ultimo in classifica, ma determinato a rilanciarsi.
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Ci ha messo poco più di un minuto a decidere: 'Mi ha contattato un dirigente del San Severo, inizialmente pensavo fosse uno scherzo, mi ha detto che volevano rinforzarsi per conquistare la salvezza' racconta Galetti a gianlucadimarzio.com. Come Kazuoshi Miura, il calciatore dello Yokohama FC che rinnovò il contratto a 52 anni, Galetti ha mandato tutto al diavolo, anche la sua nuova vita da bagnino, senza confrontarsi con nessuno. Perchè nessuno avrebbe potuto capirlo: 'Tutti mi dicono che sono un pazzo ma la verità è che non ho mai dato l'ufficialità dell'addio al calcio giocato. Ho vissuto sempre di questo. Mi mancava il campo, lo spogliatoio'".
"Il calcio ha vinto su tutto"
Non giocava una partita vera da sette anni. Il tempo di firmare il contratto e subito in campo, contro il forte Gallipoli, da titolare, novanta minuti da vivere tutti di un fiato, senza allenamenti alle spalle: 'Mi hanno chiesto di fare da torre in attacco, di cercare una spizzata, di esser d'esempio per le giovani punte e tenere unita la squadra". Incredibile ma vero, il bomber argentino quella gara l'ha giocata tutta e poco importa se la sua squadra ha perso per una rete a zero. Alla fine sono stati solo applausi: "In poche ore son passato da una spiaggia al campo, consapevole che tornare a fare il calciatore, a questa età, non mi avrebbe garantito una retribuzione adeguata per vivere ma, ancora una volta, il calcio ha vinto su tutto, anche sui soldi e sugli interessi personali. Correndo anche il richio di ricevere sfottò di ogni tipo".
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E sulla gara: "Purtroppo abbiamo perso per un gol subito al 63' ma sinceramente è stata una partita positiva per la squadra. Abbiamo lottato e combattuto. Ho visto il livello, in Puglia l'Eccellenza è tosta, ma ho la sensazione di potermela giocare sia di testa che di fisico. Ora conto di mettermi in forma al più presto".
"Vivo per il gol"
Quella di Galetti è stata una carriera ricca di soddisfazioni, vissuta da protagonista assoluto, seppure nelle serie minori: "Ho esordito in Italia il il 4 gennaio del 1998, a Lamezia Terme, in Serie D. Mi ingaggiarono dal Minèrven SC, una compagine della Serie A venezualana. Avrei accettato qualsiasi categoria pur di venire in Italia. Quel campionato lo vinse il Taranto di Christian Riganò. Io segnai 14 gol in quattro mesi. Arrivammo secondi. Da allora non mi sono più fermato. Ho segnato più di 250 reti tra Serie D e C, vincendo campionati a Brindisi, Val di Sangro e Monopoli".
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E' iniziata una seconda vita per Galetti, nel suo mondo, il calcio, dal quale non vuole più uscire: "Il mio sogno? Attendo impaziente il gol, ho sempre vissuto per quello, continuo a fare il calciatore, poi, mi piacerebbe fare l'allenatore o contribuire a portare in Italia calciatori argentini che possano fare la differenza. E vi assicuro che ce ne sono…'". Dalla spiaggia al campo di calcio. In ventiquattro ore. Perchè quando il calcio ti scorre nelle vene, è impossibile estirparlo. Parola di bomber. Parola di Nando Galetti.
Fabrizio Caianiello