Federer e il calcio: la passione per la Samp, Italia ‘90 e Totò Schillaci
Roger Federer ha annunciato il suo addio al tennis. Il rapporto tra lo svizzero e il calcio: dal vicino ritorno al pallone all’amore per il Basilea
Questa volta la smorzata non ammorbidisce molto. Eppure lui è sempre stato un campione. Ma sentire Roger Federer dire addio al tennis fa male. Si sapeva, ma non si accettava. Non fino in fondo. Da tre anni RF stava affrontando diversi infortuni e operazioni che l’hanno costretto alla scelta drastica. 24 anni di carriera che hanno segnato una generazione intera. Un percorso iconico, che però anni fa poteva prendere un’altra via.
L’impatto con Italia ’90 e Baggio
Infatti lo svizzero fino a 12 anni ha giocato a calcio. Quando il Dio sportivo ti dà un dono lo usi in tutto, a prescindere dallo sport. Neanche a dirlo che Federer era un buon prospetto anche con il pallone tra i piedi, prima che la racchetta prendesse il sopravvento. Una passione che nasce fin da piccolo alimentata anche dall’Italia. La prima vacanza d’Oltralpi di Federer è stata nel periodo calcistico per eccellenza del nostro Paese: i Mondiali del ‘90. Un torneo che ha fatto la storia italiana (nonostante i risultati) e che ha scoccato la freccia di Cupido tra Federer e il calcio.
“L’intero Paese era impazzito per il calcio, soprattutto quando giocava l’Italia. Dopo aver perso in semifinale contro l’Argentina, ricordo di aver visto la gente piangere per strada. I miei primi eroi sono stati giocatori italiani come Roberto Baggio e Totò Schillaci“. Così aveva rivelato anni fa ai microfoni dell’Express. E l’Italia calcistica è rimasta nel suo cuore anche grazie alla Sampdoria. Quando veniva in Italia, la meta preferita dei suoi genitori era la Liguria, e quella maglia così iconica ha fatto scattare un feeling particolare con la Samp. Anche se il più grande amore nel calcio rimane il Basilea, la squadra della sua città e per la quale ha scritto anche una bella lettera per i 125 anni del club.
Quella volta che Federer fu vicino al ritorno al calcio
“Mi piace pensare che avrei potuto fare il calciatore. Giocavo sia trequartista che attaccante. Sono stato un buon leader e penso che sarei potuto diventare un buon capitano”. Così aveva detto prima di un Manchester United-Basilea del 2011 a un giornale inglese. E nel 2020 Roger è andato vicino a poter tornare a giocare a calcio. Una squadra di quinta serie svizzera gli aveva mandato un contratto e la maglia con il numero 20 in un pacco. Perché? Federer, dopo la sua esperienza da ragazzino, risultava ancora nel database degli svincolati in Svizzera.
Vederlo con un pallone tra i piedi sarebbe stato affascinante, ed è anche successo nel torneo di Sao Paulo nel 2012 quando Federer ha sorpreso tutti ed è entrato in campo con la maglia del Brasile palleggiando con una pallina da tennis gigante. Ma la gente si sarebbe accontentata anche di rivederlo per un’ultima volta nel suo massimo splendore. Ora bisogna godersi il “last dance” di Federer e ringraziarlo per aver scritto una delle pagine più belle di sempre dello sport. Grazie Roger.