Fagioli: “Il gioco mi aveva divorato la vita, era diventato un incubo”
Dal caso scommesse ai mesi difficili lontano dal campo: Nicolò Fagioli torna a parlare
Tornato in campo contro il Bologna, Nicolò Fagioli ha rivisto la luce dopo un periodo difficile e segnato dalla squalifica per il caso scommesse. Il centrocampista della Juventus, preconvocato da Luciano Spalletti per Euro2024, ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
Fagioli: “Rinnovo del contratto gesto di fiducia e vicinanza”
Il centrocampista bianconero ha parlato del momento e di come la Juventus e i suoi compagni gli siano stati vicino in questi mesi: “Se i miei compagni di squadra mi hanno aiutato? Sì, in primo luogo la società: rinnovandomi il contratto mi ha dimostrato grande fiducia e vicinanza. Poi mister Allegri e i compagni. Penso a Locatelli, Gatti, Chiesa, Bremer, Vlahovic. Per il resto, con l’aiuto dello psicologo, ho combattuto. Per evitare la tentazione di sporgermi dalla balaustra sul vuoto, ho riempito le giornate dopo gli allenamenti: tennis, padel, sedute di analisi, incontri con le scuole. Per anni ho tenuto questo segreto di fango solo per me, ora posso parlarne”.
Nicolò Fagioli è tornato a parlare delle scommesse: “È cominciato tutto come un gioco. Scommettevo, tanto, ma non sulla mia squadra o su di me. Non volevo violare dei principi ai quali credo. So che sembra grottesco che io usi questa parola, ma per me è importante. Pensavo che giocare al calcio e alle scommesse, se le due rette non si incrociavano, non fosse grave. Non ho fatto male allo sport, non ho condizionato risultati o leso diritti di altri”.
E poi ha aggiunto: “So che io non ho smesso e non smetto di combatterla. Sarei un bugiardo se dicessi che non riaffiora, che non fa sentire ogni tanto il suo canto seducente. Ma ora lo domino pensando semplicemente a quanto male mi ha fatto. E so che non esiste “lo faccio una volta sola” perché quella biscia ti avvinghia e non ti molla più. Penso ora che il gioco sia una cosa da sfigati”.