Dal sogno Juve alla vita da allenatore: Cammarata, il bomber in panchina
L’ex calciatore, cresciuto nel settore giovanile della Juventus al fianco di Del Piero, oggi allena in Albania con l’obiettivo di riportare la Dinamo Tirana nella massima serie
Una vita dentro i confini nazionali, poi la valigia in mano per intraprendere la carriera da allenatore, quella sognata da giocatore sotto la guida di Maurizio Sarri a Pescara. È la storia di Fabrizio Cammarata, classe 1975, ex attaccante tra le altre di Verona, Cagliari e Pescara, oggi allenatore della Dinamo Tirana, nella Serie B albanese.
Da Caltanissetta a Torino a 13 anni con una…bugia
Prima bisogna fare un passo indietro al 1988. Tutto inizia grazie all'Atalanta. Si perché Cammarata diventa un giocatore della Juventus a 13 anni, dopo aver giocato un torneo in Sardegna con lo Juventus Club Caltanissetta. Lui, tifoso bianconero da bambino, viene osservato dai dirigenti dell'Atalanta che decidono di segnalare il suo nome alla Juventus. "La Juve mi prese fidandosi dell'Atalanta" racconta Cammarata a Gianlucadimarzio.com.
Ma c'è un problema: il ragazzo aveva già firmato un precontratto con il Torino. Stessa città, ma bisognava trovare una scusa per scegliere la Juve: "Dissi una bugia, dicendo che non me la sentivo di lasciare la Sicilia – ammette Cammarata – Poi incontrai i dirigenti del Torino e hanno capito la situazione. Andare via dalla Sicilia non è stato facile, però volevo sacrificarmi per raggiungere un obiettivo importante, quello di diventare giocatore".
E gli albori sono stati straordinari. Cinque anni nel settore giovanile della Juventus, fino alla stagione 1993-1994. Al fianco di Alessandro Del Piero è il trascinatore della Primavera guidata da Antonello Cuccureddu che prima torna a vincere il Viareggio (dopo 33 anni) e, nella stessa annata, lo scudetto Primavera (dopo 21 anni). E chi affronta in finale? Quel Torino che sembrava nel suo destino, al quale segna un gol nella finale d'andata.
"Quell'anno è stato bello perché la Juventus, a livello giovanile, tornò ad alti livelli. Con Del Piero, per gli addetti ai lavori, eravamo una delle coppie più importanti a livello giovanile. Mi ricordo che era arrivato con grandi aspettative, ma era molto umile. Aveva voglia di imparare come noi".
Entrambi nel giro della prima squadra, Cammarata non riuscì mai a esordire con la prima squadra bianconera. "Chiunque avrebbe voluto esordire con la maglia della Juventus – spiega – Ma la società fece altre scelte. Devo comunque ringraziarli perché, con me, si sono comportati bene".
30 aprile 2000: la doppietta che cambia il campionato
Le strade tra Cammarata e la Juventus si separano, si aprono così le porte del Verona. Esordio in Serie B e gol, subito, all'esordio, nel derby veneto contro il Venezia. Undici gol al primo anno tra i professionisti, sette il secondo anno che coincide con il ritorno del Verona in Serie A.
Gli anni migliori, però, sono tra il 1998 e il 2000 con Cesare Prandelli in panchina. Un'altra promozione da protagonista, ma stavolta il Verona lo conferma anche in Serie A. E qui torna nel destino la Juventus. È il 30 aprile 2000 quando l'Hellas si trasforma di nuovo nel "fatal Verona", ma contro i bianconeri.
La Juve di Ancelotti è a un passo dallo scudetto, con cinque punti di vantaggio sulla Lazio, ma la vittoria del campionato subisce il primo colpo al Bentegodi. Doppietta da ex di Cammarata, poi il resto è storia. "Quella partita è stata incredibile – spiega l'ex attaccante – ho provato una grande emozione, ma senza voglia di rivalsa. Pensavo solo al Verona".
Un peso da 15 miliardi
Cammarata, però, è ricordato anche per il suo passaggio dal Verona al Cagliari. Era l'estate 2000 e Cellino decise di investire 15 miliardi di lire per l'attaccante originario di Caltanissetta che divenne l'acquisto più costoso dell'epoca per il club che puntava a tornare subito in Serie A.
Il primo anno, con David Suazo al fianco, fu il migliore: 14 gol a testa, ma il Cagliari non riuscì a conquistare la promozione. Negli anni successivi c'è una flessione nelle sue prestazioni, dovuta anche a degli infortuni: "La gente non sa che, pur di giocare, ho fatto alcuni match con degli infortuni – spiega Cammarata – Volevo scendere in campo per forza. Ricordo che ho sempre dato il massimo per la maglia del Cagliari, poi è naturale che si aspettassero da me più gol".
Il rapporto con Prandelli
"Prandelli è stato l'allenatore più importante per me" racconta Cammarata, quasi con un filo d'emozione. Colui che lo ha lanciato in prima squadra a Verona, ma lo ha anche rimotivato qualche anno più tardi. L'etichetta del "fallimento" da 15 miliardi di lire a Cagliari era un macigno, allora Prandelli lo chiama nel 2004 a Parma con il ruolo di vice Gilardino.
"Sapeva che ero mentalmente scarico – aggiunge Cammarata – Voleva che andassi lì per questo. Prandelli aveva capito la mia situazione e si fidava di quello che facevo in campo". E proprio a Parma debutta anche in Europa, giocando una sfida di Coppa Uefa contro i turchi del Genclerbirligi: "Mi ha insegnato a stare in campo, ancora oggi ci sentiamo. Ho avuto altri allenatori importanti come Ventura o Sarri, ma per me Prandelli resta speciale".
Il modello Sarri
A ispirare Cammarata per intraprendere la carriera da allenatore una volta appesi gli scarpini al chiodo, però, è Maurizio Sarri. Stagione 2005-2006, il campionato che segna l'esordio dell'allenatore toscano in Serie B. "Stava 24 ore su 24 a lavoro, si vedeva che aveva voglia di arrivare in alto – ammette Cammarata – Lì ho capito che mi sarebbe piaciuto, un giorno, diventare allenatore. Avevo 30 anni, pensavo già al futuro. Sarri è stata una spinta per questo lavoro".
Un lavoro iniziato proprio a Pescara nel 2012, dopo una stagione da allenatore-giocatore in Eccellenza abruzzese a Sulmona. Quattro stagioni in biancoazzurro che gli hanno permesso di conoscere da vicino il mondo del settore giovanile: "In quegli anni ho capito tante cose, il settore giovanile ti permette di sbagliare qualcosa. Pescara è stata una tappa importante per la mia crescita da allenatore".
L'allenatore con la valigia in mano
Da Pescara, però, inizia il giro del mondo. La prima tappa è a 3.963 chilometri dal capoluogo abruzzese, lì dove si è stabilita la sua famiglia: Grozny, Russia. Il Terek Grozny decide di affidargli la sua Under 17, un'esperienza accettata con entusiasmo: "A me piacciono le esperienze all'estero per conoscere nuove culture – spiega Cammarata – Avevamo tre campi a disposizione del settore giovanile oltre alla foresteria e una piscina. Poi, quando noi italiani andiamo all'estero, siamo riconosciuti per la nostra scuola di allenatori".
Un mondo nuovo, così come quello del medio Oriente, in Oman, alla Muscat Football Academy: "Anche in Oman il calcio sta iniziando a formarsi, ci sono strutture importanti. Il Medio Oriente ha voglia di crescere sotto il punto di vista calcistico".
L'Albania made in Italy
L'ultima tappa è Tirana. Albania sì, ma con il sapore made in Italy. Un'occasione che riporta a Pescara, nata dal consiglio di un ex compagno di squadra, Daniele Delli Carri, del quale ha allenato anche il figlio Filippo, oggi alla Juventus. Lui lo mette in contatto con Marco Pontrelli, ex presidente della Triestina, che oggi ha investito nel calcio albanese.
La Dinamo Tirana, una nobile decaduta dell'Albania con 18 campionati e 13 coppe nazionali in bacheca, oggi nella Kategoria e Parë, la Serie B albanese. La missione del primo anno è salvare la squadra ultima con un punto, obiettivo centrato con quello che Cammarata definisce un "miracolo".
Adesso, però, la musica è diversa. La Dinamo è prima in classifica e con l'ambizione di vincere il campionato: "Questa squadra può ambire a trionfare, ma vincere non è mai facile – spiega Cammarata – Ho trovato un buon livello. Sul piano fisico sono preparati, sul piano tecnico-tattico possono migliorare tanto. È un livello di Serie B bassa/Lega Pro. Il calcio albanese, però, sta crescendo molto e, soprattutto, hanno molta voglia e fame".
Cinque partite giocate in campionato, quattro vittorie e un pareggio, nove gol fatti e solo uno subito. Numeri che premiano la Dinamo che giocherà domani contro il Beselidhja Lezha. Riportare la squadra nella massima serie è l'obiettivo, ma Cammarata ha un sogno nel cassetto: "Prima o poi allenare una squadra italiana".