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Evani a tinte azzurre: “Baggio? Solo da ringraziare. Con Mancini abbiamo ricostruito la Nazionale”

La nostra intervista ad Alberico Evani: da protagonista a Pasadena nel ’94 alla finale di Wembley nel 2021

L’Italia è uno dei pochi casi al mondo in cui il colore più ambito non è sulla bandiera. Quel Blu Savoia, conosciuto come Azzurro, da oltre un secolo non rappresenta più una casa monarchica, ma un sogno. “L’emozione più grande”: chi ha indossato la maglia della Nazionale descrive così quel primo momento. Poi c’è chi, per forza di cose, va oltre la semplice frase fatta. “Non ho mai fatto fare brutta figura da quando sono in federazione”. Oltre 40 anni di matrimonio, anche se bruscamente interrotti, impongono qualcosa di più, e Alberico “Chicco” Evani lo ha dato.

Leggi qui – Evani, una vita in rossonero: “Al Milan come un militare. Sacchi ha cambiato il calcio”

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Evani, il matrimonio in Azzurro

La prima volta che indossa la maglia Blu Savoia è nel 1982, ma non al Mondiale, è ancora troppo giovane. In quell’anno esordisce con l’U21. La massima competizione internazionale la assapora nel ’94. “Era come se fossi tornato a Milanello”, racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Nell’estate precedente aveva lasciato i rossoneri per la Sampdoria. “Anche con gli altri c’era un bel rapporto. Poi Sacchi lo conoscevamo, sapevamo cosa voleva. All’inizio non giocavamo bene. Il gioco del mister era faticoso e a quelle temperature era complicato sostenere certi ritmi. Sconfitta contro l’Irlanda, vittoria in superiorità numerica e il pareggio contro il Messico. L’Italia passa i gironi come miglior terza. “Partita dopo partita la squadra si è sciolta e ha meritato di arrivare in finale. Tra l’altro Evani alla prima partita si strappa il polpaccio. “Non ho partecipato a quasi tutto il resto del Mondiale”.

 

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Torna in tempo per l’ultimo atto, a Pasadena. “Chicco” entra nei tempi supplementari. “Ho cercato di dare un contributo per quella che era la mia condizione”. Il pareggio si mantiene imperterrito e Sacchi gli chiede di calciare il rigore. Era il minimo che potessi fare, un po’ di responsabilità me la dovevo prendere anch’io”. Lui lo segna, Baggio no. “Il gruppo è stato fondamentale per arrivare fino alla finale, ma era merito di Roberto se eravamo arrivati lì. Dispiace, ma puoi solo che ringraziare giocatori così”.

La ricostruzione insieme a Mancini

Da giocatore, nell’ottobre di quell’anno ha il suo ultimo rapporto con l’azzurro. Da allenatore riinizia nel 2010 facendo tutta la trafila delle giovanili fino al 2017. Arriva terzo nel Mondiale U20: “Avremmo potuto avere una squadra più forte, ci mancavano Chiesa e Locatelli, ma siamo arrivati comunque in alto”. Tanti i talenti passati sotto le sue mani: “Se dovessi sceglierne uno che mi aveva colpito, direi Barella. Facile dirlo adesso [ride, ndr], ma si vedeva già che aveva tutto. Giocatore moderno, sa attaccare e difendere, e, nonostante non abbia una grande struttura fisica, tiene sempre botta”.

 

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Nel frattempo, Vanoli va via dallo staff di Ventura nella Nazionale maggiore, e al suo posto arriva proprio Evani. “Un’esperienza che mi ha permesso di confrontarmi e di essere a contatto con grandi giocatori. Non è andata bene, ma poi è arrivato Mancini che mi ha voluto”. Insieme dovevano risollevare una squadra a pezzi dopo la mancata qualificazione al Mondiale. “Abbiamo iniziato con qualche difficoltà. Molti erano arrivati alla fine del ciclo azzurro. C’erano dei giovani di grandi prospettive e abbiamo ricominciato da loro. Mancini ha trovato un gioco che potesse mettere nelle migliori condizioni i giocatori a disposizione”.

Vialli, la rivincita e il divorzio

“Chicco” Evani ha la possibilità di rifarsi con il Blu Savoia nel 2021. “Agli Europei non eravamo la squadra più forte, ma siamo diventati migliori grazie allo spirito che si era formato. Strada facendo abbiamo capito che potevamo arrivare fino in fondo. Tra i giocatori c’era la gara a chi dava di più. Ogni partita che facevamo, si convincevano di non essere inferiori a nessuno. Giocavamo senza troppa pressione, sembrava di andare a fare un’amichevole.

 

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Chiellini la alza al cielo, e un pezzo è anche di Evani. E di chi insieme a lui ha ricostruito l’azzurro, come Vialli. “Gianluca è stato fondamentale nella compattezza del gruppo. Nonostante tutto, era quello che riusciva a dare più forza. Sempre presente, aveva una parola per tutti. A me ricordava sempre che gli avevo fatto fare il suo ultimo gol in Nazionale a Malta nel ’92″. Parole al miele anche per De Rossi. “Aveva appena smesso di giocare ed era come se fosse stato ancora uno di loro. Era partecipe in tutto. Mi ha fatto morire dal ridere quando nei festeggiamenti si è buttato sopra il tavolino facendolo in tuffo fino a cadere”.

  

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Pasadena e Londra, bassi e alti, in perfetto stile matrimonio. Poi però si interrompe, con un freddo comunicato. Una rivoluzione dello staff che accompagna Evani alla porta. “Ancora non ho capito questo cambiamento. Non riesco a trovare un motivo per il quale il presidente avesse voluto cambiare. Avrà avuto le sue ragioni, ma io non le ho e non me le ha date nessuno. Mi dispiace, sarebbe stato bello difendere gli Europei con tutto lo staff che lo aveva conquistato”. Ma l’azzurro rimane, nonostante tutto: “Auguro di farlo a mister Spalletti e tutta la squadra. Spero che abbiano la nostra stessa voglia e fortuna di poterlo riconquistare”. Il divorzio ha messo fine a oltre 40 anni di matrimonio. A “Chicco” Evani resta la consapevolezza di aver scritto una pagina importante di storia con l’inchiostro azzurro, e un futuro in panchina ancora da segnare.