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#EuroStorie, -8: da “El Arquitecto” Suarez a “El Profe” Xavi, la dinastia spagnola

Un’orchestra che ha tanti primi violini, senza però un direttore che sappia farli suonare insieme, non può che rendere male. Fino al 2008 è stato il caso della Spagna, regina delle coppe con i club, spesso grande incompiuta nelle competizioni per nazionali. Non è un caso che nelle grandi vittorie della “La Roja” ci sia sempre stato un uomo che abbia saputo indicare a tutti i compagni lo spartito giusto.

Nel 1964 l’uomo del destino è Luis Suárez. Pallone d’Oro, stella con il Barcellona, fenomenale nella Grande Inter. È lui a trascinare la Spagna verso il primo titolo europeo. La finale si gioca proprio a Madrid. Con l’Unione Sovietica, che ha eliminato l’Italia nelle qualificazioni, non è una partita come le altre. È il paese nemico per eccellenza di Francisco Franco, il dittatore che ha negato quattro anni prima alla Nazionale di sfidare l’URSS verso Euro ’60, regalando la vittoria a tavolino agli avversari. Ma questa volta, nemmeno il regime può opporsi. La finale si gioca. Al “Bernabéu” va in scena una sfida che non è solo una partita di calcio. Ma “El ArquitectoSuárez è più forte anche della politica. La sua regia è perfetta, i suoi compagni la sfruttano al meglio. Il gol di Khusainov è inutile. La Spagna si impone 2-1 grazie alle reti di Pereda e Marcelino.

Dopo il trionfo, il buio. Nonostante generazioni di campioni, da Butragueño a Hierro, da Zubizarreta a Raúl, la Spagna non riesce a vincere nulla, se non un titolo olimpico, per quarantaquattro anni. Serve un altro direttore di orchestra. C’è bisogno di Xavier Hernández i Creus. El Profe, come è soprannominato in Catalogna, dove vince a ripetizione con il Barcellona. Per tutti, è semplicemente Xavi. Con Pirlo, il migliore nel ruolo dal 2000 ad oggi. È lui a guidare la squadra di Aragonés all’assalto ad Euro 2008. A Vienna, ci sono gli eredi dei sovietici sul cammino. C’è ancora la Russia da sfidare, questa volta in semifinale. La sfida è bloccata, il primo tempo si chiude sullo 0-0. Xavi decide di prendere in mano la situazione. Uno scambio con Iniesta, un tiro preciso, il gol del “Profe” è servito. La Spagna travolge Arshavin e compagni con un netto 3-0. In finale, ci pensa Fernando Torres a spezzare il digiuno, decidendo la sfida contro la Germania. L’assist per “El Niño”, ovviamente, lo firma proprio lui. Xavi Hernandez da Terrassa.

L’appetito, per la “Roja”, vien mangiando. Nel 2010 Casillas alza la Coppa del Mondo in Brasile. Due anni dopo, a Kiev, il bis europeo. Sulla strada verso il trionfo, in Ucraina, c’è l’Italia. Gli azzurri hanno costretto ai rigori gli spagnoli nel 2008, sono reduci da una strepitosa vittoria contro la Germania (2-1, doppietta di Balotelli). Hanno le carte in regola per rovinare la festa. Ma la formazione di Prandelli arriva all’ultima sfida incerottata e stanca. Xavi guida i compagni alla vittoria a ritmo di “tiqui-taca”. Le firme sul 4-0 sono di David Silva, Jordi Alba, Fernando Torres e Juan Mata. Xavi saluterà la nazionale con un mondiale deludente in Brasile. Ma “El Profe” e “El Arquitecto”, restano nei cuori spagnoli come i più grandi direttori d’orchestra che il “fútbol” ricordi.