#EuroStorie, -4: 1988, il “Cigno” canta per l’Olanda
“Il Canto del Cigno” è l’opera più nota di Anton Čechov. Un russo, che ha dato nuovo significato all’ultima esibizione di talento di una carriera. Di “Cigno”, però, nel calcio ce n’è solo uno. L’Olanda è la sua nazione, Utrecht la sua casa. Serviva però proprio l’incontro con la patria del “Canto del Cigno” per entrare nella storia e diventare una leggenda. Euro 88 è la Storia di Marco Van Basten. Il “Cigno di Utrecht”.
Il numero 12 dell’Olanda ha partecipato da comparsa al primo scudetto del Milan di Sacchi. Marco è arrivato in rossonero nel 1987, dopo i gol e i trionfi con la maglia dell’Ajax. Un suo gol è stato fondamentale nella sfida decisiva contro il Napoli, ma la firma sullo scudetto è di altri. Di Gullit, di Baresi, di Ancelotti. Per Van Basten serve una consacrazione. E l’Europeo in Germania Ovest è l’occasione migliore. Anche perché, attorno a lui, c’è la seconda grande generazione del calcio olandese. Gullit, appunto. Ma anche Rijkaard, che sarà compagno di successi in Italia. E poi Ronald Koeman, Kieft, van Breukelen. C’è tutto per vincere, ma si inizia male. L’Unione Sovietica batte l’Olanda 1-0 a Colonia. Van Basten parte dalla panchina, ma non basta. Quella sconfitta suona come una sveglia. Per lui e per i compagni.
Düsseldorf, 15 giugno. Olanda-Inghilterra è già una sfida decisiva. Entrambe le squadre hanno perso all’esordio. Stavolta Van Basten c’è, dal primo minuto. E travolge gli inglesi. Sblocca la sfida nel primo tempo, con una magia: controllo spalle alla porta, dribbling strepitoso e sinistro all’angolino. Robson pareggia a inizio ripresa. Ma il “Cigno” ha deciso. Quella partita deve vincerla con i suoi gol. È un ciclone, segna ancora di sinistro e poi con una girata di destro. La vittoria contro l’Irlanda, firmata da Kieft nel finale, apre agli “Orange” le porte della semifinale. C’è la Germania Ovest padrona di casa e strafavorita ad attendere la squadra di Michels. È la rivincita della finale mondiale del 1974. E il rigore di Matthäus sembra aprire le porte allo stesso finale. Un altro penalty, però, permette a Ronald Koeman di pareggiare. E all’89’, con una zampata chirurgica, è Van Basten a distruggere i sogni tedeschi. Nei momenti decisivi di Euro 88, lui c’è sempre.
In finale, c’è l’Unione Sovietica. Già, la patria del “Canto del Cigno”. Quello di Utrecht, l’attaccante più forte ed elegante del Mondo, si rivela definitivamente al Mondo in quella sfida. È lui a fare da sponda per il magnifico colpo di testa di Gullit. Ed è lui, prima che Van Breukelen blindi la vittoria parando il rigore di Belanov, a realizzare il gol più bello della storia degli Europei, uno dei più belli di sempre. Van Tiggelen crossa di prima dalla sinistra, Van Basten è in posizione defilata. Sembra impossibile tirare in porta, figuriamoci segnare. Sembra, appunto. Perché il numero 12 non ci pensa su due volte. C’è un solo modo per sorprendere Dasaev. Tirare al volo, perfettamente, scavalcandolo. Van Basten non solo ci riesce, ma segna con un’eleganza da far gridare al miracolo. Quella rete, quella partita, sono “il canto del Cigno” per l’Urss, che dopo il fiasco di Italia ’90 non esisterà più, come nazione e come nazionale. Ma è soprattutto il bellissimo canto di Marco Van Basten. Per lui, Gullit e Rijkaard è il momento di alzare la Coppa. La prima, per il Trio del Milan, di una lunga, lunghissima serie.