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Etica, valori e passione (irrefrenabile)… Giuseppe Corrado racconta il suo Pisa: “In una rifinitura è scoccata la scintilla magica! L’affetto della gente la vittoria più bella…”

Pisa è una passeggiata primaverile sul Lungarno con lo sguardo fisso a rimirar la Torre sullo sfondo. Pisa è una scarica di adrenalina pura quando di buon mattino varchi la soglia di piazza del Duomo. Pisa è ciò che di più non banale possa esistere. Pisa è unica perché ti rimane nel cuore, ti pervade con la sua serenità, con i suoi vialoni, con il suo perimetro armonico. Come quando poggi il piede sull’ultimo scalino della Torre, arrivi in cima, ti fermi, fai un bel respiro, il cuore comincia a palpitare fortissimo mentre lo sguardo si perde nell’orizzonte infinito.

Pisa è passione, dignità e attaccamento granitico. Il pisano è uno tosto, non molla niente. Ti dà anche l’anima, ma non lo devi prendere in giro. E’ sincero e pretende sincerità. Ecco, è principalmente in questa reciproca assonanza di valori che si è instaurato, un anno e mezzo fa, il connubio tra la città e la famiglia Corrado. Un legame vero, forte. Oltre il risultato sportivo, oltre la contingenza dei novanta minuti. Un legame di valori, tra persone di valore. “Un anno e mezzo di gioie e dolori, ma non c’è miglior palliativo al mondo dell’affetto della gente…”. Pensieri e parole di Giuseppe Corrado, presidente del Pisa (che, osservando il turno di riposo sabato prossimo, ha concluso il campionato al terzo posto nel girone A di Serie C a quota 61 punti ed ora si prepara ad affrontare i playoff da protagonista).

“Questa città non merita la terza serie. Pisa è un gioiello, una stella, la più luminosa di tutte…”. Tra romanticismo e realtà, oltre la mera retorica. Che, in questa storia, è molto poca. Non ci sono filtri, non ci sono parole messe lì tanto per esser adulati, ci sono le azioni concrete. I fatti. L’oggettività dei numeri. Di chi un anno e mezzo fa c’ha messo i soldi (tanti!) per salvar Pisa dall’ormai ennesimo e conclamato de profundis calcistico. “Quando siamo entrati, sapevamo ovviamente a cosa saremmo andati incontro. Ma, nella vita e anche nel calcio, non tutto può essere ponderato alla luce del solo parametro economico. C’è la passione, c’è la prospettiva, ci sono tanti sentimenti. Ci siamo trovati davanti ad una situazione peggiore di quella che avevamo prospettato perché al dissesto economico si assommava una parte tecnica completamente deteriorata. I giocatori più pagati della rosa o erano ai margini o si allenavano con la Primavera e parliamo di calciatori ai quali sei mesi prima eran stati fatti contratti pluriennali. E poi la cessione di Eusepi, che non a caso è andato ad Avellino e ha fatto sei gol. Ed io mai e poi mai mi sarei aspettato che la nostra guida tecnica avesse voluto cedere la punta di riferimento. Più di mezza rosa in prestito, debiti non emersi, sponsor che si sono tirati indietro, crediti mai vantati e per i quali è ancora oggi in corso l’arbitrato. E questa società ne aveva solo sei o sette più avanti quanto a costi di gestione… Malgrado tutto questo, malgrado una posizione di classifica che non faceva presagire nulla di buono, insieme a mio figlio Giovanni ci siamo detti… ‘se c’è da fare il miracolo, proviamoci. In primis perché questa gente merita che non si lasci nulla di intentato e si provi a salvare il salvabile fino alla fine’…su imprimatur dell’allenatore, a gennaio acquistiamo sei o sette calciatori di spessore per la categoria…arriva la retrocessione, fa male, molto male. Ma ho un’immagine ben precisa, un ricordo nel grigiore del resto…l’ultima giornata, in casa contro il Benevento, l’Arena piena, il supporto incondizionato della Curva…Da brividi, ancora oggi”.

E la cosa bella dei sentimenti è che essi non perdono mai. Non conoscono sconfitta. Ti fanno andare oltre, ti rendano più forte. Comprimono le avversità, amplificano i momenti di gioia. Il Pisa di Giuseppe Corrado riparte. Dal dolore di una retrocessione che, però, non fa breccia nel cuore di chi ama davvero… “Una settimana dopo già c’erano i tifosi a informarsi per la campagna abbonamenti”. Riparte dalla Serie C, da (altri) investimenti importanti. Da una ristrutturazione sostanziale. Dalla sincerità di un asset valoriale e morale preciso. Tutto alla luce del sole. Nessun inganno. Ci si prende le proprie responsabilità nelle sconfitte, si gioisce – tutti insieme – nelle vittorie. La peculiarità di un aspetto quanto mai anacronistico nel mondo della (non) responsabilità e dell’inganno quale mezzo che può giustificare ogni fine… “In estate abbiamo dovuto cambiare completamente la rosa. Ne sono rimasti solo in sei dalla passata stagione, anche volendo non c’erano giocatori di proprietà. Abbiamo inserito diciotto giocatori nuovi, abbiamo provato a fare il massimo. Tra alti e bassi, potevamo fare meglio, probabilmente abbiamo pagato lo scotto di una categoria che non conoscevamo bene e che è senza dubbio particolare. Ma è pur vero che, negli ultimi anni, nessuna squadra retrocessa dalla Serie B è riuscita a salire immediatamente…”.

Nella vita (quasi) nulla accade mai per caso. Certi incontri, certi legami non possono ricondursi ad una mera logica del destino. Sarebbe fin troppo banale e riduttivo. Pisa ne è un esempio inconfutabile. Lo si evince dalla passione, dalla verve innamorata con la quale – malgrado tutte le vicissitudini di campo – Giuseppe e l’altra volta il figlio Giovanni (consigliere dell’area sportiva) ne descrivono questo anno e mezzo. E’ un sentimento di vera simbiosi. Perché i pisani sono gente vera, che non tradisce, che apprezza chi fa loro del bene. “E noi abbiamo una grandissima responsabilità. Ora stiamo lavorando alacremente per la costruzione dello stadio. Per la realizzazione del progetto – spiega Giuseppe Corrado ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – abbiamo coinvolto sette studi internazionali di architettura che avessero realizzato almeno un impianto sportivo in Europa, poco tempo fa abbiamo organizzato una riunione con 1.700 adepti e una commissione ad hoc. Speriamo di riuscire a posare la prima pietra tra settembre e ottobre. Perché se sedici o diciassette o diciottomila pisani alla domenica vogliono andare allo stadio, devono essere messi nelle condizioni di poterlo fare…”.

La dimensione più vera e appropriata di un calcio che – come a Pisa – deve essere per e della gente. Oltre le sovrastrutture dei ruoli, oltre gli isterici fanatismi di un mondo dove basta mezza onorificenza per sentirsi padri e padroni dell’emisfero. Il calcio è prima di tutto nei bar, nei pub, in piazza a parlare, a scattare foto, a regalare un sorriso ai bambini che giocano per la strada con indosso la maglia della propria città. Come il presidente Corrado, che regala un sorriso a tutti coloro che lo salutano. Si ferma, ci parla. “Questo weekend a Forte dei Marmi ho passato sabato e domenica in mezzo ai tifosi. In Versilia c’è un attaccamento fortissimo per il Pisa e mi ha fatto davvero piacere star con loro e toccar con mano questa passione incredibile…’Presidente dobbiamo farcela’ da una parte all’altra della spiaggia…”.

E prima di concludere il nostro itinerario nella ben augurante Piazza dei Miracoli, naufraghiamo un po’ nel mar degli aneddoti di un amore nero e azzurro che materia fierezza e passionalità“Uno degli episodi più emozionanti, non solo da un punto di vista calcistico, è stato in quella rifinitura di Pisa-Bari…Un venerdì davanti a 6mila tifosi in questo allenamento a porte aperte dopo che i precedenti proprietari avevano rifiutato la nostra offerta… I tifosi minacciarono di non far giocare la partita e così su input di Abodi mi presentai al campo… Un’ondata di affetto incredibile, non me la scorderò mai. Un qualcosa di indescrivibile…abbracci, strette di mano, ‘presidente siamo con te’. Quel giorno ho capito davvero quanto questa realtà sia speciale… Potremmo poi parlare dei 7.500 alla presentazione della squadra quest’estate all’Arena… o dei 2.500 a Storno, in Trentino, per la prima amichevole estiva contro il Carpi in una tribunetta che ne conteneva la metà… Bonacini mi si avvicina e mi fa… ‘Beato te, per noi son venuti in sedici’… Emozioni che vanno oltre e che mai mi sarei aspettato da quello che evidentemente non è solo un gioco…”.

E’ nel rosso di sera che si staglia tra le virtuose pieghe della Torre l’essenza di un sogno che anima il fuoco di un amore – reciproco – ineguagliabile. Perché – riprendendo Jim Morrison – ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare…