“Esordio in A? A San Siro: negai pure la maglia a Materazzi…”. Latina, il “dottor” Iadaresta si racconta
“Treni? Forse qualcuno l’ho perso, ma sono lo stesso soddisfatto”. Dalle giovanili del Napoli al Latina sono passati più di 15 anni, ma Pasquale Iadaresta non ha mai perso il “vizietto”, quello di gonfiare la rete. Venti le marcature nel campionato Primavera 2003-2004, dove per stazza e fiuto del gol qualcuno la paragonò a Christian Vieri, venti i gol di quest’anno nel girone G della serie D, dove Pasquale è capocannoniere. Di mezzo l’esordio in serie A, delle scelte sbagliate e una laurea, orgoglio dell’attaccante napoletano e dei suoi genitori e soprattutto 120 reti in carriera. Ma cominciamo… dalla fine.
Pasquale, quest’anno già 20 gol e mancano tre mesi alla fine del campionato: è la stagione migliore di sempre? “Me lo auguro, vediamo dove posso arrivare. Il campionato è ancora lungo e questo lo dico non solo per i miei obiettivi personali, ma soprattutto per quelli di squadra: è tutto aperto. La matematica dice che non siamo ancora condannati, ma pensare a una promozione diretta è molto complicato. E’ stato un anno costellato da problemi, ma abbiamo ancora la possibilità di piazzarci bene nei play-off e provare a vincerli. Nei play-off una vale l’altra, perché conterà lo stato di forma e le motivazioni. Qui a Latina mi trovo molto bene. Quando sono arrivato il passaggio dalla B alla D non era ancora stato metabolizzato e quindi c’era un grande pubblico e un affetto incredibile da parte di tutti. E’ una piazza ambiziosa e il calore non è mai mancato. Nel girone è sicuramente la squadra più seguita, anche in trasferta, e questo per noi è motivo di grande orgoglio e soddisfazione. Trovare un clima del genere dopo quello che è successo non era assolutamente facile. La società ha fatto un lavoro straordinario, nonostante il ritardo: l’organico è ottimo e l’obiettivo è quello di tornare tra i professionisti il prima possibile”.
Passo indietro nel tempo… Giovanili del Napoli, bomber dei “piccoli” azzurri: il sogno di ogni “scugnizzo”? “Assolutamente sì, anche se io sono da sempre milanista simpatizzo per il Napoli. Tra i miei idoli ho avuto Marco Van Basten e Andrei Shevchenko, che nei tempi d’oro dei rossoneri hanno ispirato le fantasie e la voglia di giocare di noi giovani. O meglio, giovani all’epoca… (ride). Quest’anno però mi auguro che lo scudetto lo vinca il Napoli, se lo merita e sarebbe bellissimo. In Champions non vedo bene le italiane: simpatizzo per il Real e penso che il City possa essere la sorpresa”. Che ricordi hai di Napoli? “Meravigliosi, perché il calore che ti dà , anche a livello di settore giovanile, penso che sia irraggiungibile in qualsiasi altra società. Durante i campionati nazionali Allievi e Primavera, il seguito era enorme e nelle fasi finali venivano a seguirci in migliaia. Purtroppo di quella squadra nessuno è arrivato in serie A, mi fa piacere, invece, vedere che Mariano Arini e Adriano Russo sono arrivati almeno in serie B, Russo anche in A. La mia generazione, quella dell’86, era composta da ragazzi fortissimi: con noi c’era anche Diego Maradona Junior. Tutti promettevamo tantissimo, ma vuoi per un motivo o per un altro, nessuno ha fatto strada”.
Per te la grande chiamata arrivò nel 2004: “Durante la stagione 2003-2004, il direttore Giorgio Perinetti e l’allenatore Luigi Simoni mi invitarono ad allenarmi con la prima squadra e dopo il fallimento del Napoli mi chiamarono a Siena, dove nel frattempo si erano trasferiti. Da lì iniziò un altro tipo di vita, perché ero in orbita prima squadra anche se giocavo con la Primavera e l’anno successivo arrivò la chiamata che aspettavo da sempre. Luigi De Canio e il suo vice Antonio Conte mi diedero la possibilità di esordire in serie A, a San Siro: rimarrà il ricordo più bello della mia carriera. Nel campionato 2005-2006 fui convocato quasi sempre e sfiorai ripetutamente l’esordio. Ricordo in particolare Siena-Juventus, partita fondamentale per i bianconeri nella corsa scudetto: mi riscaldai dal decimo del primo tempo senza mai entrare. Paradossalmente, quando andammo a San Siro, nonostante i tanti infortuni, non mi aspettavo minimante di esordire. Il Siena aveva assolutamente bisogno di fare punti contro un Inter all’epoca fortissima: la presi con filosofia. Quando mi chiamarono per il riscaldamento le gambe tremarono e mi passarono per la mente tutte le istantanee della mia vita. Giocai un buon pezzo di partita e riuscimmo a strappare il punto che diede la salvezza matematica al Siena: meglio di così non potevo chiedere. Era il 2006…”.
Incontri speciali? “Fabio Cannavaro, fu molto gentile e simpatico. Volevano tutti la sua maglia ma lui scelse di darla a me e volle anche la mia, dicendo che nella vita non si sa mai… Poi ricordo con piacere anche Marco Materazzi, mi invitò dentro lo spogliatoio dell’Inter per lo scambio e c’era Mancini infuriato per un pareggio che poteva costare caro. Materazzi disse subito che ero con lui per scambiare la maglia, ma io mi rifiutai di dargli la mia: “come, non me la dai?”. Dovetti lottare con il magazziniere per farmene dare un’altra maglia: quella dell’esordio a San Siro sta appesa su un muro di casa. Accanto a quelle di Materazzi e Cannavaro…”. Dopo quell’anno lì nella tua carriera c’è stata molta serie C e D: c’è un treno perso? “Forse avrei dovuto fare scelte diverse all’inizio, però magari non sarebbe cambiato nulla. Credo che alla fine ognuno abbia la carriera che merita. Certo, le primissime scelte hanno condizionato anche quelle successive. Quando sbagli una decisione pensi che con una successiva si possa rimediare e ciò non è accaduto. Poi c’è stato un reset e ho trovato un mio equilibrio: questo percorso mi ha fatto crescere come uomo e mi ha fatto capire tante cose. Il treno buono l’ho perso, è vero, ma quello che ho preso mi ha portato a una laurea e alla possibilità di affacciarmi anche ad altre realtà”.
Tanti gol in carriera, più di 120, come li festeggi? “Andando sotto la curva, proseguendo la corsa dopo il gol fino a ridosso dei tifosi. E’ un momento di condivisione bellissimo e il miglior modo per scaricare l’adrenalina. E se magari il gol viene anche in rovesciata… mi è riuscita anche quest’anno, è il mio gesto tecnico preferito”. Cosa ti porta fortuna prima di una partita? “Più che altro sono un abitudinario. Il calcio è imprevedibile quindi non credo nella scaramanzia, però devo ammettere che da quando ho messo il parastinchi sinistro a destra e viceversa ho avuto più fortuna: da quel giorno li metto sempre così…”. Sei laureato in Giurisprudenza, come mai la scelta di continuare gli studi? “Fu una scommessa con me stesso, nata dopo il Liceo. Quando ero a Siena, in serie A, il tempo era poco ma per fare contenti i miei genitori mi iscrissi all’Università: è stata la mia salvezza. Ti spiego… nei momenti in cui le cose non andavano mi aggrappavo a quello per recuperare il tempo perso e sentirmi in pace con me stesso. Poi ho dato una grande gioia ai miei genitori, è stato anche un regalo per loro che mi hanno sempre sostenuto”.
Oltre al calcio cos’altro ti appassiona? “Mi piace la moda, il mondo dell’economia e i viaggi. Cerco di tenermi aggiornato un po’ su tutti e quando ho tempo libero, come nelle ferie estive, mi piace girare il mondo e conoscere nuovi posti e culture e abitudini. I viaggi più interessanti sono stati in Cina e la Tailandia: soprattutto quest’ultima ha dei posti stupendi e una cultura religiosa molto affascinante. Poi c’è Alan, il mio Amstaff, che è diventato un compagno di viaggio. Io sono un amante dei cani e quest’anno si è creata l’opportunità di prenderlo ed è stato il più grande affare che ho fatto ultimamente. Alan mi fa molta compagnia e mi tiene occupato nell’arco della giornata: è un piacere per me”. Cosa vedi nel tuo futuro? “Spero di giocare ancora qualche altro anno a buon livello, non mi do un termine: fino a quando reggerò il passo sarò il primo all’allenamento. Per il futuro tengo sempre gli occhi aperti per le occasioni che mi si possono presentare a livello imprenditoriale. L’idea è quella di aprire una mia società e già da adesso sto cercando di capire quale sarà il ramo dove poter investire. E’ una cosa alla quale sto pensando con calma, le energie sono tutte concentrate sul campo in questo momento”. E sull’obiettivo del Latina: le speranze di promozione passano tutte per i piedi del “gigante” di Napoli.