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Erasmus a Valencia – Cada dìa una mazcleta, l’avvento delle Fallas e la coppia Cheryshev-Mina che illumina

Nižnij Novgorod, Vigo. Due città differenti rispetto a la capital. La prima: freddo e vissuto capoluogo dell’omonimo oblast della Russia centrale, la seconda: il “separato in casa” e porto fiorente della comunità galiziana distante l’intera penisola da Valencia. Un viaggio in treno – stile Interrail per i più coraggiosi – per inquadrare le origini di due giocatori che con la loro classe stanno visibilmente – e, perché no – piacevolmente brillando durante il mese più acceso dell’anno per Valencia. Due città, due tradizioni. O anzi, meglio dire: tre città, una sola squadra. Si, perché se il Valencia dovesse nominare due giocatori che possano rendere fieri i tifosi anche in momenti difficili, forse dovrebbe rivolgere un pensiero a loro. Cheryshev, Santi Mina. Se la vita qui è fatta di alti e bassi, calcio e religione, comunità e consapevolezza, saltare di palo in frasca e da calcio a Fallas non dovrebbe rendere le sfumature disordinate del racconto qualcosa di inopportuno. Questi due – entrambi classe ’90 – racchiudono qualità e continuità in modo particolare. Pregi che puoi trovare anche da tante altre parti, certo, ma quando si passa dal calcio alla quotidianità e la continuità si trasforma in tradizione ecco che arriva il bello. La città si copre di un’atmosfera imperdibile. Cinque giorni che renderanno un momento ciclico la più grande dimostrazione di ordinaria follia che può dare un’ intera città. Mentre il timore in casa Mestalla continua a mietere vittime – o meglio, a incanalare il club in un inferno di reti subite – la città della paella non si ferma e prepara le proprie torri e cinte murarie a quella che è stata, è e sarà sempre una delle più acclamate e famose feste di Spagna: las Fallas, ‘l’elogio ai falegnami’. E se qualcuno al di fuori della penisola Iberica non riesce a immaginarsi quanto questo momento possa significare per i valenciani, può trovare una risposta nelle grandi cose. Si, perché qui il rumore dei chili di esplosivo che raggiunge i punti più alti del palazzo dell’ Ayuntamento rendono cieche tutte le insicurezze di un calcio ormai abbandonato alla metà della classifica – o peggio ancora, sponda Levante, all’ultima posizione – ma responsabile di un disinibito e perenne amore verso se stesso.

Saltando di palo in frasca – ancora – si torna per un momento a Barcellona, mercoledì 3 febbraio, sponda Camp Nou: la aficiòn blaugrana, che chiaramente non è famosa per godere di particolari coalizioni da Patto del Nazareno con i tifosi blancos, durante la partita vinta 7-0 contro il Valencia canta “Cherishev te quiero” mentre il tabellone del quarto uomo segnala il suo ingresso in campo. E questo cariñoso cántico, si sa, non è stato di certo un mezzo per elogiare le sue doti tecniche. Qualità elogiate allo stesso tempo dai tifosi blanquinegres del Valencia, club in cui – a detta di Denis – “se siente valorado”.  E se il cariñoso cántico dei tifosi blaugrana ha colorato il Camp Nou di una spontanea ironia che fa concorrenza alla banana mangiata da Dani Alves, la festa de las Fallas mostrerà per un attimo che un altro genere di tifosi, probabilmente quelli della vita, riuscirà con un minimo sforzo a rendere la vita stessa racchiudibile in soli cinque giorni.  

Il sole non splende particolarmente ma ci sono las mazcletas. Esplosioni nella piazza più importante – Plaza del Ayuntamento – puntuali e frequenti come una partita di Liga. C’è la Cavalcata del Ninot e siamo tutti in strada. Calle de la pau non brulica di gente ma il tempo lascia un po’ a desiderare. “Cultura” è la scritta che portano le falleras travestite che marciano per la strada e suonano il tamburo. Suono ripetitivo, certo, ma con una continuità e qualità davvero sottili. La marcia si sposta a San Vicent, Ayuntamento e Sotelo terminando a calle Jativa. La giostra continua a girare magicamente mentre tornando verso casa arrivati a Plaza de Toros un anziano signore canticchia l’inno valenciano di fronte ad uno store ufficiale del Levante. La faccia di Rossi su una vetrina, la maglia da trasferta gialla con il 21 sull’altra. Per il Valencia tempi duri ma tradizione encomiabile e due derby in vista: Atletico di Bilbao in Europa League e Levante in campionato. Cheryshev continua a segnare, Santi Mina non è più una sorpresa –chiedete a Sophiane Feghouli, da punta di diamante a quasi seconda scelta del talento di Vigo – e le luci delle innumerevoli Fallas divise per la città –  che hanno tanto in comune con le fazioni di Siena – si sono già accese. Marzo, il bene che ti voglio. Momento chiave della stagione: continuare il cammino in Europa e raccogliere punti e orgoglio in campionato per Il Valencia, tentare una miracolosa salvezza per il cuore dei tifosi del Levante. Ma, penso, se fosse solo questo…

A cura di Matteo Mario.