Dalla B alla A: Empoli, Caputo si scopre bomber anche fra i grandi
L’attaccante dell’Empoli, dopo aver segnato a Juventus e Napoli, lascia il segno anche contro l’Udinese. Sesto gol in campionato, per uno che la Serie A l’aveva solo assaggiata. Adesso ha 31 anni ed è il trascinatore di una squadra che lotta per la salvezza
Finisce piegato in avanti, con le mani sulle ginocchia. Colpa
della stanchezza, che gli impedisce di manifestare all’istante tutta la sua felicità.
Che è tanta, perché il suo Empoli è appena tornato alla vittoria a quasi tre
mesi di distanza dall’ultima volta. Dal Cagliari all’Udinese, dal caldo di fine
agosto al primo freddo di novembre. Ne sono cambiate di cose nel mentre. Quello
che è rimasto uguale è il nome nel tabellino dei marcatori: Francesco Caputo.
Con quello ai bianconeri è arrivato a quota sei gol in
dodici giornate. Uno in meno rispetto alle reti segnate in trasferta da tutto l’Udinese,
uscito dal Castellani dopo essere passato sotto il settore ospiti a prendersi
la ramanzina dei propri tifosi. Ha punito Milan, Juve e Napoli Ciccio. Poi il
calendario è tornato clemente con i suoi compagni, lui si è tolto l’abito delle
grandi occasioni e ha tirato fuori dall’armadio la divisa da attaccante di
provincia. Corner dalla sinistra, spizzata di Krunic e zuccata vincente sul
secondo palo. La palla non gonfia la rete, ma supera la linea di pochi centimetri.
Quanto basta per portare il suo Empoli sul 2-0. Per metterlo
al sicuro dalla rete con cui Pussetto prova a riaprire la partita a dieci
minuti dalla fine. Dopo molti errori, alcuni clamorosi. Velazquez si dispera, i
suoi collaboratori – come sempre in tribuna con le loro telecamere per
riprendere il match dall’alto – filmano le occasioni divorate da Lasagna, i
miracoli di Provedel e il rigore tirato alle stelle da De Paul. A far vedere a
tutti come si segna è Caputo, appunto. Che vince il duello a distanza con il
numero 15 bianconero, facendo tirare un bel respiro di sollievo al povero
Iachini.
Che si sbraccia e si sgola fin dal primo pallone toccato dai
suoi. Troppa la voglia di ricominciare, di ripeter quanto fatto con il Sassuolo
nella passata stagione. L’obiettivo è sempre la salvezza, anche se forse
nemmeno i gol di Caputo lo spingerebbero a togliersi l’immancabile cappellino. Giù
il cappello davanti a Caputo, verrebbe da dire però. Da Altamura a Empoli,
sempre con quel mignolo e con quel pollice a ricordare quanto sia buona la sua
Birra Pagnotta. L’ha portata in alto, dai dilettanti alla A, da Noicattaro al
gol segnato alla Juve di CR7.
La Serie A l’aveva solo assaggiata. Otto anni fa, una vita
per chi l’ha sempre rincorsa e trovata definitivamente solo a 31 anni. Allora giocava al Bari, in panchina Ventura aveva
raccolto l’eredità di Conte, artefice della promozione proprio grazie ai gol di
Ciccio. 13 presenze fino a gennaio, l’esordio? Da brividi, a San Siro contro l’Inter.
Un solo gol, contro il Cesena. Oggi la musica è diversa. Dopo le reti in B (118
in 300 partite), dopo tre anni in cui ha battuto il portiere avversario per 62
volte. Dopo le passeggiate nel Carruggio di Chiavari con la sua Annamaria e i
suoi piccoli Jacopo e Sofia. Lunghe camminate, gli occhi di chi non ha smesso di sognare a illuminargli il volto. Sei gol, solo uno in meno di Icardi, Insigne, Mertens e Cristiano Ronaldo: un presente così, probabilmente, avrebbe fatto fatica a pronosticarlo.
All’altare lo ha accompagnato una canzone che è tutto un
programma. “Only time” di Enya, la sua preferita. Alla fine era solo una
questione di tempo, bastava aspettare per ripagare in pieno gli sforzi dei suoi
genitori. Una famiglia non ricca, ma che lo ha sostenuto in ogni passo della sua
carriera. Anche quando giocava fra i dilettanti e tutto questo era impossibile.
Oggi, invece, è realtà. E’ lui il protagonista di una squadra che lotta per la salvezza e che sta ancora aspettando i gol di La Gumina, costato nove milioni ma ancora secco. Amante dei tatuaggi, imprenditore, killer spietato in
Serie B e… bomber in A. Sì, Ciccio Caputo è tutto questo, adesso si può dire.