Da Zurigo a… Zurigo, Dzemaili si racconta: “Napoli mi è rimasta nel cuore”
Dall’amore per Napoli al ritorno allo Zurigo: la nostra intervista a Blerim Dzemaili
Zurigo resta la sua casa, ma quando Blerim parla di Napoli usa parole speciali. Gli è davvero rimasta nel cuore: “Torno spesso, ho tanti amici. È una delle città più belle in cui sono stato. Ma l’Italia in generale mi ha dato tanto”. Succede a molti che hanno vestito quella maglia.
Da Zurigo a Napoli: la nostra intervista a Dzemaili
Partiamo dall’inizio, che in realtà è molto simile al finale. Da Zurigo a Zurigo, la prima e l’ultima tappa della carriera di Blerim. Dal 2003 al 2007, dal 2020 al presente. Dzemaili chiuderà la sua carriera lì dove l’ha iniziata: “Vediamo cosa succederà in estate, se continuerò o meno a giocare. Ma sarà la fine perfetta della mia carriera: chiuderò dove ho cominciato” racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com
Riavvolgiamo il nastro e torniamo alla prima parentesi di Dzemaili con lo Zurigo. Esordisce nel 2003 a soli 17 anni e in quattro anni vince per due volte il campionato svizzero. Nel 2007 alcuni club in Europa si accorgono di lui, tra questi anche il Torino: “Prima di andare al Bolton, il Torino si era già interessato, ma io ero fissato con la Premier League e sono andato lì. Poi mi hanno voluto nuovamente e ho accettato questa sfida”.
Dopo un anno in Inghilterra, nel 2008 il classe 1986 arriva in Italia: “Io sono di origini albanesi e l’Italia ha una cultura molto simile. Per me è stato semplice ambientarmi, è stato più difficile in Inghilterra. Mi hanno accolto subito bene”. Una stagione al Torino, due al Parma e poi si cambia di nuovo: questa volta si scende un po’ più giù. Prossima tappa: Napoli.
“Avevo 25 anni e mi sentivo pronto per una big. Quando è arrivato il Napoli non ho potuto dire no, è una piazza incredibile che non dimenticherò mai. Giocare lì è stata una delle cose più belle vissute in carriera”. L’amore per Napoli si percepisce dalle sue parole. Ricordi indelebili che Blerim non potrà mai cancellare. Tra questi la vittoria della Coppa Italia nel 2012: “Abbiamo fatto una partita incredibile in finale. È stato importante per la piazza che non vinceva da anni, siamo entrati nella storia. Ricordo che quando arrivammo in stazione a Napoli non riuscimmo a uscire col pullman. Siamo stati bloccati per due ore, abbiamo festeggiato fino all’alba”.
A Napoli Dzemaili aveva anche trovato un amico con cui aveva condiviso gli anni allo Zurigo: Gokhan Inler. “Ritrovarsi lì è stato semplice, ci conoscevamo molto. Ma poi si diventa anche concorrenti e questo ha influenzato un po’ anche il nostro rapporto”.
In maglia azzurra ha avuto due allenatori: prima Mazzarri e poi Benitez. Caratteri e modi di lavorare differenti, che gli hanno comunque insegnato tanto: “Mazzarri è stato molto importante per me perché quando ero arrivato avevo fatto un po’ fatica ad entrare in squadra. Mi ha aiutato parlandomi spesso, mi ha fatto crescere e poi sono esploso grazie a lui. Benitez è stato più un manager che un allenatore. Gestiva il gruppo, in campo era diverso, lavorava meno sulla tattica”.
Non solo la Coppa Italia del 2012, in quegli anni il Napoli ne ha portata a casa anche un’altra nel 2014. Una squadra unita, che Blerim ricorda alla perfezione: “Eravamo un bel gruppo, davvero compatti. Avevamo tutti i piedi per terra, nessuno si sentiva un ‘fenomeno’ anche se avevamo Cavani, Lavezzi e Hamsik”. A proposito di Cavani: “Quando facevamo i tiri in allenamento voleva spaccare la porta. Tirava con tutta la forza da due metri, aveva una fame incredibile. Sparava delle bombe anche in allenamento e faceva arrabbiare tutti i portieri”.
Il Bologna e il ritorno a casa
Proprio nel 2014 Dzemaili lascia Napoli e vola in Turchia, in maglia Galatasaray. Una stagione lì, poi Genoa, Bologna, Montreal e ancora Bologna. In maglia rossoblù lo svizzero aveva fatto vedere grandi cose: “Dico sempre che è stata la mia seconda piazza più importante in Italia. Ho trovato una persona come Donadoni che mi ha dato tanta fiducia, mi ha dato le chiavi della squadra. Non capisco perché non alleni ora”.
Oltre a Donadoni, a Bologna Dzemaili ha avuto anche Mihajlovic come allenatore: “Mi è dispiaciuto tanto per Sinisa, è stata dura sentire la notizia. Per me lui è stato come un padre, quando è arrivato al Bologna ci ha salvati”.
L’addio definitivo all’Italia è arrivato nel 2020 per sposare il progetto dello Shenzhen in Cina. Il Covid ha cambiato i piani, così dopo meno di un anno Dzemaili ha fatto ritorno a casa, nella sua Zurigo: “Quando torni a casa è sempre difficile: qui si aspettano tanto da te perché hai celebrato grandi successi in passato. Sei un calciatore importante che dovrebbe risolvere tutto, c’è stata tanta pressione. Alla fine è stato tutto perfetto”. Perfetto, sì. Perché lo scorso anno ha riportato a casa la vittoria del campionato che mancava dal 2009.
Da Zurigo a Zurigo, con Napoli nel cuore. Prima o poi bisognerà mettere da parte il pallone, ma Blerim sembra avere dei progetti ben precisi: “Credo che andrò verso il management, nel ruolo di direttore sportivo o club manager. Non mi vedo più sul campo”. Niente più calzettoni e scarpini e lontano dal suo centrocampo. Il futuro di “Dzema” sarà dietro una scrivania. Sempre con il calcio in testa.