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Con questo Edin Dzeko c’è da diventare matti. Due versioni dello stesso giocatore, un andamento che sembra andare di pari passo con quello della Roma. Con i 2 di stasera diventano 80 i gol totali, settimo realizzatore di sempre della storia giallorossa. Se non c’è Dzeko, non c’è la Roma. Quando c’è Dzeko, torna la Roma. Una dipendenza ormai non più frutto del caso.

Ventitreesimo gol europeo, 15 nella sola Champions League (a -2 da Totti). Cinque in questa stagione che ne fanno il capocannoniere insieme a Messi. Autore di 13 reti nelle ultime 14 partite di Champions giocate. Dall’inizio della scorsa stagione solo Cristiano Ronaldo (15) ha segnato di più. Dzeko sente quella musichetta e si accende. “La Champions League è più bella”, ha ammesso a fine gara. Come se si preservasse per le grandi occasioni, che sia il palcoscenico più importante o il momento clou di una partita (Torino docet). La Spal? Non si spreca. Assurdo anche solo pensarlo, ovviamente. ”Serve più continuità di tutta la squadra, in primis io e poi tutti gli altri”. Il cuore del problema è lì. La continuità. Per quest’anno è solo ‘alternanza Dzeko’. Uno per la Serie A, nervoso, stanco, scarico e impreciso. Autore di 2 gol in 9 partite. Uno per la Champions League, cattivo, freddo, letale. Cinque gol in 270’.

Certo, gol casalinghi contro Viktoria Plzen e CSKA Mosca, non avversari impossibili. Ma Atalanta, Chievo, Bologna, Frosinone e Spal non sono certamente il Real Madrid (affrontato e totalmente subito). Ma forse è l’inconscio del campione, del giocatore totalizzante a farla da padrone nell’essere Dzeko in Serie A. Preservarsi per quando conta, centellinare le energie a 31 anni per esplodere quando fa più rumore. “Mi dà la sensazione che preferisca giocare di sera. Se voi guardate le partite di Edin di sera, sono partite differenti”, una lettura l’ha data Di Francesco a fine gara. “Quando capita nella giornata storta dà la sensazione di essere indolente, è vero. Ma è un grande professionista, la questione è tutta nella testa”. O nelle notti del Dr. Edin.