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Dybala: “Andavo pazzo per Ronaldinho. Messi? Non so se diventerò mai come lui”

Ventuno e lode. Primi 10 mesi con voti in pagella altissimi per Paulo Dybala, promosso a pieni voti da tifosi e addetti ai lavori. E’ lui la più grande rivelazione della Juventus dei record.  “Una stagione straordinaria” – dichiara Paulo nel corso di un’intervista concessa a Tuttosport – “Per come abbiamo vinto lo scudetto, per come è successo tutto, per la gioia. E’ stato tutto come me lo aspettavo, perché nei miei tre anni in Italia mi ero reso conto che non c’era una squadra così forte e vincente come la Juventus, non esiste uno stadio come il nostro che impaurisce gli avversari, non c’è niente di simile. Sapevo di arrivare in una delle squadre più forti del mondo e così è stato”. Idolo? “Ero pazzo di Ronaldinho: lo ammiravo per tutto quello che faceva, come si muoveva in campo, come calciava,come inventava. In quel momento il Brasile era la squadra con i migliori del mondo in ogni ruolo. Tifavo Argentina, ma quella era una formazione di mostri. Poi Riquelme, giocatore che ammiravo tantissimo, in quell’epoca il Boca aveva una squadra fortissima e mio papà mi faceva vedere sempre il Boca. Purtroppo mai alla Bombonera, ma in tv e dal vivo quando il Boca giocava contro una delle tre squadre di Cordoba. Che non è lo stesso perché tutti mi dicono che la Bombonera ha un’altra magia”.

Compagno più simpatico? “Abbiamo un sacco di mattacchioni nello spogliatoio a partire da Paul Pogba, che è quello che fa più scherzi di tutti, ma anche il Tucu Pereyra e poi dipende dalla scherzo e dalla vittima, possono esserci protagonisti diversi. No, che mi ricordi non di recente. Compagno più importante? Per me è stato Claudio  Marchiso, mi è stato vicino dal primo giorno. Il compagno più simpatico? Paul e il Tucu. Che sono quelli che mettono la musica. I più saggi? Buffon, Evra e gli altri “vecchi”. Hanno un modo più maturo di affrontare lo spogliatoio, noi giovani abbiamo più voglia di scherzare, loro sono più attenti. Ma comunque Buffon quando si può scherzare scherza sempre con noi”. Sul Paragone con Messi: “A me fa piacere sentire queste cose, è gratificante. Significa che se ti impegni e lavori come un professionista puoi diventare uno dei grandi. Io non so se diventerò come Messi, lui alla mia età aveva già vinto un Pallone d’Oro. Diciamo che adesso il mio obiettivo è vincerne uno anche io e provare ad avvicinarmi al suo palmares. Abbiamo storie diverse, lui a 17 esordiva nel Barcellona…”.

Giudizio sul calcio italiano? “In Italia ci si difende tanto e bene. E’ un calcio tattico: le squadre piccole non giocano in modo incosciente come fanno le piccole spagnole che poi magari prendono otto gol. L’Atletico Madrid sta cambiando questa mentalità nella Liga, ma in Italia è sempre più difficile. Messi e Cristiano Ronaldo non avrebbero fatto 80/90 gol in Italia, magari ne fanno 30/40 come Higuain, ma certo non 80″.  La magliari numero 10 era il desiderio di Dybala, ma anche al 21 lo affascina: “Il 10 per ora è occupato e sinceramente spero proprio che rimanga occupato ancora per un bel po’. Poi se dovesse liberarsi a me piacerebbe molto, anche se il 21 mi affascina: qui alla Juventus lo hanno portato Zidane e Pirlo, non esattamente due qualsiasi. E’ un numero che ha una storia importante e me lo tengo volentieri”.

Dybala ha declinato l’invito della Nazionale italiana, perché? “In realtà non mi ha chiamato Conte, ma terze persone che mi avevano spiegato le intenzioni del ct. E’ stato difficile dire di no perché è una nazionale che ha vinto quattro mondiali, noi argentini per esempio ne abbiamo vinti solo due, ma io mi sento argentino e sarebbe stata una mancanza di rispetto per l’Italia vestire la maglia azzurra solo per convenienza. So che in Argentina ho della concorrenza pazzesca, ma mi sento argentino…”.