Dov’è finito il Valencia? Zero punti in Liga e una crisi senza fine: la storia chiede rispetto
Profondo rosso. Ok, il titolo è quello giusto. E calza a pennello con l’horror di calcio che i tifosi del Valencia si stanno sorbendo da diversi anni tra le mura del Mestalla e la Ciutat Esportiva de Paterna, centro d’allenamento del club. La crisi della squadra è talmente verticale che non sembra avere una fine; e francamente è anche difficile capire da dove partire per poter analizzare un presente così nero da non vedersi nemmeno: confusione tattica (il marcatore di Aduriz in Athletic-Valencia era Mendran, quasi 10 centimetri più basso), lacune in ogni reparto, nessuna idea di gioco (la comica caricatura del tiki-taka), mancanza di personalità e leader, mentalità remissiva, un mercato fatto di prestiti e giocatori mezzi bolliti. E adesso non c’è più nemmeno l’allenatore, giustamente esonerato dopo appena quattro giornate di Liga. E quattro sconfitte: Valencia unica squadra di Liga ancora a zero punti in classifica.
Ma c’è dell’altro: Pako Ayestaran ne aveva perse addirittura 8 su 12 sotto la sua gestione totalmente fallimentare. E giusto perché ‘si stava meglio quando si stava peggio’ il suo predecessore Gary Neville ha definito la sua esperienza sulla panchina del Valencia come una delle più brutte mai passate nel calcio”. Bilancio: 28 partite, 11 sconfitte. E una marcata di insulti che difficilmente l’ex United potrà tornare a Valencia con serenità. Prima di Neville, Nuno Santo Espirito, che dopo aver conquistato la qualificazione in Champions all’ultimo respiro ha trascinato la squadra verso il profondo…. oggi più rosso che mai.
Ora il club sfoglia la margherita ma la stampa locale non ne può più: “Basta esperimenti in panchina!”. Come la tifoseria, che vota i candidati: Marcelinho in testa alle preferenze, poi Caparros, Villas-Boas, Mancini e Rudi Garcia. Contatti anche con Prandelli, attraverso alcuni intermediari. Ma attenzione, scegliere bene perché Valencia è stanca e chiede rispetto, non ne può più. L’epoca dorata di un tempo – iniziata nel 1998 proprio con un allenatore italiano in panchina – guarda caso – è lontana: Claudio Lopez, Mendieta, poi Benitez con Albelda, Baraja, Vicente, Cañizares, Carboni, Djukic, Angloma, Ayala e Rufete. Liga, Champions… . Oggi resta solo l’orgoglio e quel grido di disperazione: “AMUNT”. Forza, Valencia.