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Dj Fabbro fa ballare il suo Bassano a ritmo di gol: “Dalla festa di compleanno con Pippo Inzaghi al primato in Lega Pro”

“Dj Mike in consolle”, suona per voi. Ma pure in campo, con tanto di scarpini e numero ‘18’ sulle spalle. Suona e… segna per il Bassano. Musicista o calciatore? La zazzera bionda alla Guetta promette bene ma diciamo un po’ e un po’. Michael Fabbro si fa una bella risata e ci svela l’arcano in esclusiva. “Ancora prima dei 14 anni, mi ero preso una consolle. Piccolina. Così, per gioco. Poi mi ci sono appassionato e col tempo ne ho comprata una più grande però suono solo a casa eh, con amici o compagni di squadra. Diciamo che gestisco la musica dello spogliatoio…”. Tunz, tunz, tunz. “Prima di scendere in campo ho le mie playlist fortunate: la musica mi aiuta a gestire tensioni, emozioni, sentimenti. E’ un’ottima terapia”. Che lui consiglia, ovviamente. Nel suo ipod anche un ricordo piuttosto curioso. “Pre di Chelsea-Milan, ti parlo di giovanili. La musica che i blues sparavano nel loro spogliatoio era talmente alta che i muri tremavano di brutto, quasi crollavano. Solo in Italia viviamo il rapporto musica-calcio come se fosse un disturbo”.

Mike, Michael ma anche Vipera. Perché ‘sguscia tra i difensori che è un piacere’ ci ha rivelato chi l’ha visto, conosciuto e commentato per bene nel corso del torneo di Viareggio del 2014. Guarda caso vinto dal Milan di Inzaghi – anche – grazie ai gol proprio di Fabbro. A proposito: Inzaghi, adesso allenatore del Venezia. E Fabbro ‘18’ del Bassano. Entrambi in vetta al girone ‘B’ di Lega Pro, con gli stessi punti. Qualcosa torna. “Col Mister ho un grandissimo rapporto”. Tanto che “per i miei 17 anni decisi di fare una festicciola in un locale di Milano e lui si presentò senza dirmi assolutamente nulla! Che sorpresa! Spero che questo legame continui nel tempo”. Anche se per adesso “no, non mi ha ancora mandato nessun messaggino. Forse la sta prendendo sul serio questa rivalità”. Sorridiamo. Ma che sia un derby (quasi) in famiglia non ci piove. Sul profilo Instagram, tanti spunti. Dai palleggi con una pallina di carta con l’amico/fratello Kingsley Boateng, agli abbracci con Locatelli, Donnarumma e Calabria, tutti ex compagni con cui Michael è cresciuto. “Ci sentiamo e vediamo ancora, quando il tempo ce lo permette. Sono contentissimo per loro, è giusto che dei ragazzi come me che hanno fatto sacrifici su sacrifici, abbiano il loro spazio in una delle più grandi d’Italia. Non è sempre vero che bisogna farsi le ossa, è una cavolata. Poi certo, devi avere l’opportunità, essere fortunato”. Ma alla domanda ‘ti saresti mai immaginato Gigio titolare del Milan a 17 anni?’ Fabbro replica sincero: “No!”. E aggiunge un ‘mai’ abbastanza chiaro. “Ma perché c’era Diego Lopez davanti, mica uno qualsiasi”. Su Locatelli. “Eh Loca è forte forte… qualche lancio buono me lo faceva”. E la vipera la buttava dentro come se non ci fosse un domani. Spietato. Dal Milan al Bassano, il vizio non è cambiato. Già tre in campionato, quest’anno. “Sono contento perché hanno aiutato la squadra a vincere, a me interessa il gruppo”.

Tante idee, tutte chiare. Già da giovanissimo. Con un NOTA BENE grande come una casa: Michael Fabbro ha appena 20 anni, adesso! “Ho lasciato casa – Udine – ai 14. Giocavo nel Donatello, giovanissimi regionali, nei dilettanti. Dopo 50 gol sono passato al Milan”. E mamma come l’ha presa? “A lei ho sempre detto che sarei andato a vivere da solo comunque, indipendentemente dal calcio. Perché sono figlio unico, non mi divertivo troppo a casa. Poi Udine è piccola”. Sei tatuaggi. “Il primo: le iniziali della mia famiglia. Sul dito una croce perché credo molto alla religione. Aiuta, nella vita. Anche se vabbè in Veneto sai com’è… però io non sono quel tipo di persona”. Qualche scaramanzia sparpagliata qua e là. “Se indosso quelle solette delle scarpe meglio perché sono le stesso con cui ho segnato domenica scorsa”. Un modello che segue sempre con attenzione: “Luis Suarez. Sarebbe il giocatore che vorrei diventare, come caratteristiche. E’ uno dei più forti”. E mille esultanze. “Ad ogni gol, una diversa. Seguo l’istinto, la passione del momento. Quando segno perdo un po’ la testa, lo ammetto. La più strana? In finale al Viareggio: ero già ammonito, segno e mi tolgo la maglia. Rosso. Sai, la foga…”. Inzaghi non l’avrà presa benissimo. “La prenderebbe sicuramente peggio se gli segni un gol contro, adesso” lo stuzzichiamo noi. “Forse!” replica Michael. Che comunque, il suo piano ‘B’ ce l’ha lì… a portata di consolle.