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Discovery soccer, Iapichino: “Io, Siena e Nesta. Realizzo il mio sogno chiamato Italia”

Il suo nome cognome lascia pochi dubbi: “Iapichino”. Ok, italiano. Il nome qualcuno te lo crea: “Dennis”. Ma se prendi il passaporto capisci tutto. Anzi, bisogna prenderne due: “Sono italo-svizzero, ho la doppia nazionalità”. Genitori italiani però: “Mia madre è di Napoli, mio padre è calabrese. Ho tantissimi parenti sparsi in tutta Italia”. E lui? “Sono nato in Svizzera, ora finalmente gioco qui”. E il “qui” è inteso per il Bel Paese: “Era il mio sogno venire in Italia, ho rinunciato ad alcune offerte in Svizzera, dalla B. Mi avrebbero dato tanti soldi, ma non ci ho pensato due volte”. Tappa a Siena, come racconta in esclusiva su Gianlucadimarzio.com: “Piazza importante da sempre, lo ha dimostrato anche in A. E’ stata la scelta giusta”. Obiettivi chiari: “Siamo in Lega Pro e vogliamo i playoff, per poi giocarcela con tutti (ora il Siena è decimo a 29 punti ndr). Anche se vorrei segnare…”. Iapichino corre e sforna assist, ma di reti ne fa poche:Prima o poi arriveranno dai, ora gioco un po’ più indietro (prima esterno nel centrocampo a 5, ora terzino a 4)”. Si è creato un bel gruppo: “Facciamo tante cene, usciamo insieme. Ho legato di più con Castiglia, abbiamo lo stesso procuratore (Gianfranco Cicchetti e Silvio Maglione ndr). Poi Mendicino, D’Ambrosio e tutti gli altri”.

Suda, lotta e… gioca a tennis: “Un Hobby!”. Poi la sera varie chance: “O giro la città, mi faccio delle belle passeggiate…”. Oppure? “Guardo un po’ di tv, amo molto Taken, la trilogia con Liam Neeson”. Musica? “Quella per forza, prima delle partite. Ma non nello spogliatoio eh, non è come in Svizzera o in America, nella MLS”. Realtà che Iapichino conosce bene: prima il Basilea, poi il Montreal Impact e il DC United. Altri mondi, altre storie. Come la sua: “Ho sempre voluto fare il calciatore, ma in Svizzera finisci di studiare a 16 anni e inizi a lavorare. Io ho fatto il meccanico, poi dopo sei mesi mi hanno preso al Basilea”. Scelta importante e formativa: “Il centro sportivo era a 2 ore da casa mia, ho lasciato tutto e sono andato lì. Lavoravo in un ufficio, a Basilea ho giocato due anni, dalle giovanili alla prima squadra”. Un bel confronto coi grandi: “C’erano Streller, Frei, Yakin. E’ il top del top, un po’ come la Juventus in Italia. Sono cresciuto molto”. Idoli? Uno solo: Alessandro Nesta. E ci ha pure giocato insieme: “E’ stato un sogno, quand’ero piccolo vedevo solo lui. Mi piace anche Sergio Ramos eh, ma Nesta…”. Beh, è Nesta. Insieme al Montreal Impact: “Da lui ho imparato tante cose, a quei tempi c’erano anche Corradi, Ferrari, Di Vaio, Nelson Rivas. Giocatori importanti, potevi soltanto imparare da gente come loro. L’approccio, la loro preparazione alle partite, come stavano in campo. Solo così puoi migliorare, io l’ho fatto e sono felice. Soprattutto grazie a loro”. Parole importanti.

Prima ancora, però, gli inizi a Lugano: “C’erano tanti giocatori italiani, come Bega, Possanzini, Crocetti, Bonanni. Con alcuni di loro mi sento ancora. Ero all’inizio e ascoltavo tutti i consigli, poi andavo a giocare anche con l’U21 della Svizzera. Io ho 26 anni, sono un classe ’90. Ma di quell’età non è arrivato quasi nessuno ad alti livelli, ne parlavo con Mendicino (anche lui ’90 ndr)”. A 21 anni il trasferimento in America, merito di un amico: “Mi ha detto di andare lì perché cercavano un terzino, non ci ho pensato due volte ad accettare”. Discovery soccer: “C’è entusiasmo, le strutture sono al top, anche gli stadi. Ma il calcio è il quarto sport nazionale, non è come in Italia”. Poi un anno al DC United: “Ma Thohir non l’ho mai visto!”. Alla fine il ritorno in Svizzera, 2 anni al Winthertur: “Lì sono cresciuto, poi ho scelto il Siena”. Un sogno l’Italia: “Potevo arrivare molto prima, mi aveva cercato l’Avellino di Rastelli. Ma non si è risolto niente”. Adesso la Lega Pro e tanti obiettivi: “Spero di giocare più partite possibili ed arrivare in categorie superiori, ce la posso fare!”. Occhi della tigre, tra Svizzera e Italia. Garantisce Dennis.