Lazio-Inter nel segno di Fuser: “Ai nerazzurri ho segnato tanto. Ora mi dedico alle macchinine”
Pronti, partenza, via! Che i mondiali abbiano inizio. Ci sono tutte le big. Italia, Francia, Spagna, Brasile, Germania, Argentina. Si danno battaglia fino all’ultimo respiro. All’ultima curva. Il terreno di gioco è una pista. A sfidarsi non ci sono due squadre ma tante macchinine radiocomandate da esperti e appassionati. Diego Fuser è uno di questi. Gestisce da anni un circuito – il DirtRaceRC – a Castelnuovo Calcea in provincia di Asti. La sua passione più grande da quando ha detto basta con il calcio. “Oltre ai mondiali organizziamo anche gli europei e varie gare con ospiti internazionali. È una cosa seria. Ho questa fissa da quando sono bambino”.
La Lazio nel cuore
Diego, ex centrocampista dai piedi buoni di Torino, Milan, Fiorentina, Lazio, Parma e Roma ora ha 51 anni. Con il calcio in tutte le sue declinazioni ha smesso da un po’. Le macchinine lo tengono occupato, ma correre dietro a un pallone lo ha reso quello che è. E domenica c’è l'inaspettata sfida scudetto tra Lazio e Inter che ci porta indietro. Lui ha contribuito a scrivere pagine importanti della storia biancoceleste in 6 stagioni, 35 gol e una Coppa Italia alzata al cielo. E a incrociare il suo destino, nel bene o nel male, c’è sempre stata l’Inter: “La mia vittima preferita di quegli anni erano proprio i nerazzurri. Abbiamo quasi sempre vinto e io ho segnato spesso”.
1998 = 2020?
Come il 22 febbraio 1998, in un 3-0 all’Olimpico. Con quella vittoria la Lazio di Eriksson agganciò proprio l’Inter al secondo posto. E la capolista Juventus era a soli quattro punti. Ma nella partita che più contava in quell’anno il 3-0, Diego e i suoi amici Marchegiani e Casiraghi, lo subirono. “Nella finale di Coppa UEFA a Parigi facemmo veramente male. Le gambe non andavano. Dopo il primo gol di Zamorano avevamo una sensazione strana in campo. Eravamo più impauriti dal prendere altri gol che convinti di poter rimontare”.
Sappiamo tutti com’è andata a finire. Eppure a Parigi, Fuser ci arrivava carico, con una Coppa Italia appena vinta contro il Milan: “Sono legato alla Lazio. È una società che mi ha formato sia come uomo che come calciatore”. Ci crediamo. Nella sua parentesi alla Roma dal 2001 al 2003, ebbe l’occasione di giocare 6 derby. E non scese in campo nemmeno una volta. Coincidenze?
Chiamale, se vuoi, emozioni
Ma il ragazzo di Venaria Reale non ha lottato, sudato e gioito solo con la maglia della Lazio. “L’anno dopo essere andato via da Roma ho vinto la Coppa UEFA con il Parma. In quella finale contro il Marsiglia andavamo a 3000. Crespo e Chiesa lì davanti facevano quello che volevano”. La gioia più grande però è da ricercare altrove. “Che emozione esordire a 19 anni in serie A nel derby contro la Juventus con la maglia del Torino. Quella partita finì 1-1 e ricordo ogni dettaglio”.
Lo scherzo
Dettagli che hanno fatto la differenza nella carriera del classe 1968. Sia in campo che fuori. Curando ogni aspetto anche nelle relazioni coi compagni di squadra. Come quella con Stefano Borgonovo, attaccante classe 1964 che ha combattuto, purtroppo invano, la sua battaglia contro la SLA, con cui Diego fu amico. Si conobbero ai tempi della Fiorentina nella stagione 90-91. “Una volta mi fece uno scherzo incredibile. Mi fece credere che uno sceicco mi volesse offrire un ingaggio mostruoso per giocare con la sua squadra. Ci presentammo nel ristorante per parlare della questione. Lui arrivò con l’interprete. Sembrava una cosa seria. Poi verso la fine della conversazione mi diede un foglio con scritto: “Ci sei cascato”. Scherzo perfettamente riuscito. “Scusate ora devo andare al circuito”. È tempo dei saluti. Chissà se domenica Diego penserà alle macchinine o guarderà Lazio-Inter. Sperando in un sorpasso, in ogni caso.